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- migliorare gli sforzi di sorveglianza e sequenziamento per comprendere meglio le varianti di SARS-CoV-2 in circolazione.
- inviare sequenze complete del genoma e metadati associati a un database pubblicamente disponibile, come GISAID.
- segnalare i casi/cluster iniziali associati all'infezione da VOC all'OMS attraverso il meccanismo IHR.
- dove esiste la capacità e in coordinamento con la comunità internazionale, eseguire indagini sul campo e valutazioni di laboratorio per migliorare la comprensione dei potenziali impatti dei COV sull'epidemiologia del COVID-19, la gravità, l'efficacia delle misure sanitarie e sociali, i metodi diagnostici, le risposte immunitarie, gli anticorpi neutralizzazione o altre caratteristiche rilevanti.
- con cambiamenti genetici previsti o noti per influenzare le caratteristiche del virus come trasmissibilità, gravità della malattia, fuga immunitaria, fuga diagnostica o terapeutica; E
- che è stato identificato come causa di una significativa trasmissione nella comunità o di più cluster COVID-19, in più paesi con una prevalenza relativa crescente insieme a un numero crescente di casi nel tempo, o altri apparenti impatti epidemiologici che suggeriscono un rischio emergente per la salute pubblica globale.
- aumento della trasmissibilità o cambiamento dannoso nell'epidemiologia di COVID-19; O
- aumento della virulenza o cambiamento nella presentazione clinica della malattia; O
- diminuzione dell'efficacia della sanità pubblica e delle misure sociali o della diagnostica disponibile, dei vaccini, delle terapie
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Il comitato per i medicinali umani (CHMP) dell'EMA ha avviato una revisione continua del VLA2001, un vaccino contro il COVID-19 sviluppato da Valneva.
La decisione del CHMP di avviare la revisione continua si basa sui risultati preliminari degli studi di laboratorio (dati non clinici) e dei primi studi clinici negli adulti. Questi studi suggeriscono che il vaccino innesca la produzione di anticorpi, che colpiscono SARS-CoV-2, il virus che causa il COVID-19, e può aiutare a proteggere dalla malattia.
L'EMA valuterà i dati non appena saranno disponibili per decidere se i benefici superano i rischi. La revisione continua continuerà fino a quando non saranno disponibili prove sufficienti per una domanda formale di autorizzazione all'immissione in commercio .
L'Agenzia valuterà la conformità della VLA2001 ai consueti standard dell'UE in materia di efficacia, sicurezza e qualità. Sebbene l'EMA non possa prevedere le tempistiche complessive, dovrebbe essere necessario meno tempo del normale per valutare un'eventuale domanda a causa del lavoro svolto durante la revisione continua.
L'EMA comunicherà ulteriormente quando sarà stata presentata la domanda di autorizzazione all'immissione in commercio per il vaccino.
Come dovrebbe funzionare il vaccino?
VLA2001 dovrebbe preparare il corpo a difendersi dall'infezione da SARS-CoV-2, il virus che causa il COVID-19. Il vaccino contiene SARS-CoV-2 inattivato (ucciso), che non può causare la malattia. VLA2001 contiene anche due 'coadiuvanti ', sostanze che aiutano a rafforzare la risposta immunitaria al vaccino.
Quando a una persona viene somministrato il vaccino, il suo sistema immunitario identifica il virus inattivato come estraneo e produce anticorpi contro di esso. Se, successivamente, la persona vaccinata entra in contatto con SARS-CoV-2, il sistema immunitario riconoscerà il virus e sarà pronto a difendersi da esso.
Che cos'è una revisione continua?
Una revisione continua è uno strumento normativo che l'EMA utilizza per accelerare la valutazione di un farmaco o vaccino promettente durante un'emergenza sanitaria. Normalmente, tutti i dati sull'efficacia, la sicurezza e la qualità di un medicinale o di un vaccino e tutti i documenti richiesti devono essere pronti all'inizio della valutazione in una domanda formale di autorizzazione all'immissione in commercio. Nel caso di una revisione continua, il comitato per i medicinali per uso umano ( CHMP ) dell'EMA esamina i dati non appena diventano disponibili dagli studi in corso. Una volta che il CHMP decide che sono disponibili dati sufficienti, l'azienda può presentare una domanda formale. Riesaminando i dati non appena disponibili, il CHMP può esprimere prima un parere sull'autorizzazione del medicinale.
Durante una revisione continua e durante tutta la pandemia, l'EMA e i suoi comitati scientifici sono supportati dalla task force sulla pandemia dell'EMA COVID-19 (COVID-ETF). Questo gruppo riunisce esperti della rete europea di regolamentazione dei medicinali per fornire consulenza sullo sviluppo, l'autorizzazione e il monitoraggio della sicurezza di medicinali e vaccini per COVID-19 e facilitare un'azione normativa rapida e coordinata.
Il vaccino anti covid cinese di Sinovac Vero Cell, il russo Sputnik, Vidprevtyn della francese Sanofi Pasteur e Vla2001 di Valneva, anche questo francese, l'ultimo finito sotto la lente dell'Agenzia europea del farmaco Ema. Sono 4 le protezioni contro Covid-19 per i quali l'ente regolatorio Ue ha in corso la procedura di rolling review, un meccanismo di revisione che velocizza la valutazione perché permette di visionare e analizzare i dati sul prodotto a mano a mano che si rendono disponibili.
Mentre un quinto vaccino, quello dell'americana Novavax di cui l'Ema sta esaminando la richiesta di autorizzazione al commercio, è atteso entro fine anno.
"Potrebbe essere autorizzato nel giro di qualche settimana", ha confermato nei giorni scorsi la direttrice esecutiva Ema, Emer Cooke, in audizione a Bruxelles alla Commissione Envi del Parlamento europeo. Considerando i 4 vaccini già autorizzati in Ue - Comirnaty di Pfizer/BioNTech, Spikevax di Moderna, Vaxzevria di AstraZeneca e il vaccino di Janssen, J&J - per fine 2021, a 2 anni dalle prime notizie sulla circolazione in Cina del nuovo coronavirus, saranno quindi 5 i prodotti disponibili per immunizzarsi contro Sars-CoV-2.
Vaccini basati su tecnologie differenti: sono a mRna quelli di Pfizer e Moderna, a vettore virale AstraZeneca e J&J, è proteico Novavax. Differenti anche le piattaforme utilizzate per i 4 vaccini in revisione ciclica: contengono virus Sars-CoV-2 inattivato quelli di Sinovac e di Valneva, è a vettore virale Sputnik e proteico Vidprevtyn.
Da lunedì 6 dicembre 2021 saranno estesi l’obbligo del certificato e l’obbligo della mascherina, rafforzata la raccomandazione del telelavoro e ridotta la durata di validità dei test antigenici rapidi. Inoltre, le manifestazioni e le strutture soggette all’obbligo del certificato avranno la possibilità di limitare l’accesso alle persone vaccinate o guarite e quindi di rinunciare all’obbligo della mascherina.
È quanto ha deciso il Consiglio federale nella seduta del 3 dicembre 2021, dopo aver consultato i Cantoni, le parti sociali e le commissioni parlamentari competenti. Con queste contromisure intende reagire al forte aumento dei pazienti COVID-19 ricoverati negli ospedali e alla comparsa della variante Omicron. I nuovi provvedimenti resteranno in vigore fino al 24 gennaio 2022. Sarà inoltre inasprito il regime dei test per chi entra in Svizzera. In compenso, da domani, 4 dicembre 2021, saranno stralciati tutti i Paesi dall’elenco degli Stati e delle regioni per i quali vige l’obbligo della quarantena.
Da qualche settimana i contagi stanno aumentando rapidamente. Oltre a causare focolai circoscritti, soprattutto nelle scuole e nelle case per anziani o di cura, il virus ha ripreso a diffondersi in tutta la popolazione. Nelle ultime settimane è fortemente aumentato anche il numero di casi gravi e con esso la pressione sui reparti di terapia intensiva. Tra le persone vaccinate o guarite il decorso della malattia è generalmente blando.
Il Consiglio federale giudica molto critica l'attuale situazione. La comparsa della variante Omicron ha inoltre complicato la lotta alla pandemia. Scoperta il 26 novembre, la nuova variante è stata classificata come preoccupante dall'Organizzazione mondiale della sanità. Si deve ritenere
che sia molto contagiosa ed è possibile che anche persone immunizzate contro la variante Delta possano esserne infettate. Non è inoltre chiaro quanto sia pericolosa e in che misura il vaccino protegga da decorsi gravi.
Obiettivo: sgravare gli ospedali
Con il rafforzamento dei provvedimenti, il Consiglio federale intende ridurre i contagi con la variante Delta per sgravare il più possibile le strutture ospedaliere. La validità dei nuovi provvedimenti è per ora limitata al 24 gennaio 2022. Il miglior modo per sgravare gli ospedali resta comunque la vaccinazione ed è importante procedere rapidamente al richiamo. Il Consiglio federale ha deciso i seguenti provvedimenti:
Estensione dell'obbligo del certificato
Il certificato documenta che una persona è vaccinata, guarita o risultata negativa al test. Riduce dunque considerevolmente il rischio di contagio. Dal 6 dicembre sarà obbligatorio per tutte le manifestazioni pubbliche e le attività sportive o culturali amatoriali al chiuso. La deroga vigente per i gruppi a composizione stabile di meno di 30 persone è abrogata. Inoltre, per le manifestazioni all'aperto il certificato sarà obbligatorio già a partire da 300 participanti e non più a partire da 1000.
Le esperienze maturate dall'inizio della pandemia dimostrano che nella sfera privata il rischio di contagio è alto. A partire da 11 persone è pertanto raccomandato di richiedere il certificato anche per gli incontri in famiglia o tra amici al chiuso. Per il Consiglio federale è importante che la popolazione sia particolarmente prudente in ambito privato, soprattutto in occasione di eventi familiari.
Estensione dell'obbligo della mascherina
Strumento semplice e poco costoso, la mascherina si è dimostrata un mezzo efficace nel contenimento della diffusione del virus. Al chiuso sarà obbligatoria dovunque viga l'obbligo del certificato, ad eccezione degli incontri privati.
Possibilità di limitare l'accesso alle persone vaccinate o guarite
Dove non è possibile indossare la mascherina è necessaria molta prudenza. Sono pertanto introdotti provvedimenti alternativi: l'obbligo di stare seduti durante la consumazione nei ristoranti o la rilevazione dei dati di contatto dei partecipanti ad attività culturali o sportive come prove di cori o allenamenti al chiuso.
Per tutte le strutture pubbliche soggette all'obbligo del certificato e tutte le manifestazioni al chiuso e all'aperto è inoltre prevista la possibilità di limitare l'accesso alle persone vaccinate o guarite e di rinunciare quindi all'obbligo della mascherina. Le persone vaccinate o guarite sono molto meno contagiose e, se contagiate, hanno un'alta probabilità di non ammalarsi gravemente e di non essere dunque ricoverate in ospedale. Per agevolare la limitazione dell'accesso alle persone vaccinate o guarite dovrà essere estesa l'app di controllo del certificato COVID. L'adeguamento sarà disponibile soltanto il 13 dicembre. Fino ad allora i gestori delle strutture e gli organizzatori di manifestazioni dovranno verificare manualmente se i presenti sono vaccinati o guariti. La limitazione facoltativa dell'accesso alle persone vaccinate o guarite è stata auspicata in sede di consultazione, tra l'altro perché l'obbligo di stare seduti durante la consumazione danneggerebbe economicamente, per esempio, le discoteche.
Fortemente raccomandato il telelavoro
Per ridurre i contatti sul posto di lavoro è fortemente raccomandato il telelavoro. Inoltre, tutti i dipendenti devono indossare la mascherina negli spazi chiusi in cui sono presenti più persone. I Cantoni e le parti sociali si sono espressi a larga maggioranza contro l'obbligo del telelavoro. Dal punto di vista epidemiologico una regola vincolante sarebbe più efficace della raccomandazione.
Riduzione della durata di validità dei certificati di test negativo
La validità dei test antigenici rapidi è ridotta da 48 a 24 ore a partire dal prelievo del campione. Questo provvedimento aumenta l'attendibilità dei risultati, poiché il periodo di tempo in cui una persona con un certificato di test valido potrebbe diventare contagiosa è ora fortemente ridotto. I test PCR continuano ad essere validi per 72 ore.
Revocate le limitazioni della capienza
Conformemente a una prescrizione della legge COVID-19, se la popolazione adulta che lo desidera è stata «debitamente vaccinata», le limitazioni della capienza previste per strutture e aziende aperte al pubblico, manifestazioni e incontri privati devono essere revocate. Questa disposizione è stata adottata dal Parlamento durante le deliberazioni della sessione estiva 2021. Dopo gli sforzi dei Cantoni e della Confederazione durante la settimana di vaccinazione, si deve partire dal presupposto che le persone di età superiore ai 12 anni che lo desideravano siano state vaccinate. A causa della prescrizione della legge COVID-19, il Consiglio federale non può più disporre le limitazioni della capienza opportune dal punto di vista epidemiologico, soprattutto nei luoghi al chiuso. Per questo motivo le limitazioni della capienza ancora vigenti, per esempio per gli incontri religiosi, l'ambito della formazione e le manifestazioni all'aperto, saranno revocate. I Cantoni possono però continuare a prevedere limitazioni della capienza.
Rinuncia all'obbligo del test nelle scuole
Poiché 17 Cantoni su 26 hanno respinto la proposta, il Consiglio federale rinuncia a richiedere alle scuole dell'obbligo e del livello secondario II di offrire test ripetuti. Resta però convinto dell'efficacia dei test ripetuti per identificare precocemente i contagi e interrompere le catene di trasmissione. Grazie ai test si ridurrebbe anche il rischio di dover chiudere le scuole o ricorrere nuovamente all'insegnamento a distanza.
Confermata la collaborazione tra Confederazione e Cantoni
Quasi tutti i Cantoni continuano ad essere d'accordo con i principi strategici di cooperazione tra la Confederazione e i Cantoni concordati nell'ottobre del 2020. Una grande maggioranza è inoltre disposta ad adottare provvedimenti più restrittivi, nel caso in cui quelli presi a livello federale non fossero sufficienti a causa degli sviluppi epidemiologici regionali.
Entrata in Svizzera: abrogata la quarantena, rafforzato l'obbligo del test
Nella seduta il Consiglio federale ha modificato anche le disposizioni per l'entrata in Svizzera. Da domani, sabato 4 dicembre, saranno stralciati tutti i Paesi dall'elenco degli Stati e delle regioni per i quali vige l'obbligo della quarantena .
Per continuare a contenere il più possibile la diffusione della variante Omicron nel nostro Paese, il regime dei test per l'entrata in Svizzera è stato inasprito. L'obbligo del test vige ora anche per le persone vaccinate o guarite. Oltre a doversi sottoporre a un test PCR prima dell'entrata in Svizzera, occorre eseguire un secondo test (PCR o antigenico rapido) anche tra il quarto e il settimo giorno dopo l'arrivo. In questo modo si può garantire che le persone che sono state contagiate poco prima o durante il viaggio siano identificate. I costi del test sono a carico dei viaggiatori.
Ai cittadini di Stati terzi non vaccinati che desiderano entrare nello spazio Schengen da Paesi o regioni considerati a rischio è vietata l'entrata in Svizzera per soggiorni temporanei senza attività lavorativa fino a 90 giorni in un periodo di 180 giorni, ad eccezione di determinate deroghe (casi di rigore). Questo vale in particolare per il turismo e i soggiorni di visita. L'elenco dei Paesi e delle regioni a rischio è riportato nell'allegato 1 dell'ordinanza 3 COVID-19 ed è continuamento aggiornato in base alle raccomandazioni della Commissione europea per gli Stati Schengen.
Sei diversi vaccini usati come booster anti-Covid sono risultati sicuri e hanno suscitato forti risposte immunitarie in persone precedentemente vaccinate con Pfizer e Astrazeneca. E' quanto emerge dal primo studio randomizzato sui richiami somministrati dopo le due dosi di questi due vaccini.
Pubblicato su 'The Lancet', il lavoro prende in considerazione 7 diversi booster: Oxford-AstraZeneca, Pfizer/BioNTech, Novavax, Janssen (J&J), Moderna, Valneva e Curevac (CVnCov). Tutti e 7 i vaccini, usati per la terza dose a distanza di 10-12 settimane dal ciclo primario, hanno aumentato l'immunità dopo il ciclo di Oxford-AstraZeneca; 6 su 7 - cioè tutti tranne Valneva - l'hanno aumentata dopo il ciclo di Pfizer/BioNTech.
Si rilevano "grandi variazioni nelle risposte immunitarie cellulari e anticorpali tra i vaccini", spiegano gli autori dello studio di fase 2. La ricerca britannica ha coinvolto 2.878 adulti di età pari o superiore a 30 anni, con circa la metà di età pari o superiore a 70 anni. I due vaccini presi in esame come ciclo primario sono molto diffusi: AstraZeneca in più di 180 Paesi e Pfizer in più di 145. Le due dosi hanno mostrato dopo 6 mesi in diversi studi una protezione rispettivamente del 79% (Az) e del 90% (Pfizer) rispetto a ricovero e morte. Tuttavia, la protezione contro l'infezione da Covid-19 diminuisce nel tempo. Ciò ha portato a prendere in considerazione i booster. Da qui lo studio.
"E' davvero incoraggiante che un'ampia gamma di vaccini, che utilizzano tecnologie diverse, mostri benefici come terza dose per AstraZeneca o Pfizer-BioNTech - osserva Saul Faust, responsabile della sperimentazione, University Hospital Southampton NHS Foundation Trust -. Questo dà fiducia e permette flessibilità nello sviluppo dei programmi di richiamo".
L'esperto fa notare che i risultati dello studio si riferiscono "solo a questi vaccini come richiamo alle due vaccinazioni primarie e alla risposta immunitaria, che guidano a 28 giorni" di distanza dall'iniezione. "Ulteriori lavori genereranno dati a 3 mesi e un anno dopo che le persone hanno ricevuto i loro booster, e aiuteranno a capire l'impatto sulla protezione a lungo termine e sulla memoria immunologica".
Fra i limiti dello studio viene segnalato che l'intervallo tra la seconda e la terza dose è stato più breve in alcuni partecipanti, rispetto alle prime due dosi. Diversi studi hanno dimostrato che un periodo di tempo più lungo tra la prima e la seconda dose può migliorare l'immunogenicità, comprese migliori risposte anticorpali, quando le dosi iniziali di vaccino Pfizer sono distanziate di 12 settimane anziché di 3 settimane. Ciò potrebbe significare che l'aumento dell'immunità è inferiore a quello che si avrebbe se fossero stati utilizzati intervalli di dose più lunghi.
Per il 5,9% degli italiani (circa 3 milioni) il Covid non esiste e per il 10,9% il vaccino è inutile. E poi: il 5,8% è convinto che la Terra è piatta, per il 10% l’uomo non è mai sbarcato sulla Luna, per il 19,9% il 5G è uno strumento sofisticato per controllare le persone. Lo sottolinea il Censis nel 55° Rapporto sulla situazione sociale del Paese.
"Perché sta succedendo? È la spia di qualcosa di più profondo: le aspettative soggettive tradite provocano la fuga nel pensiero magico. Siamo nel ciclo dei rendimenti decrescenti degli investimenti sociali. Per l’81% degli italiani -viene rilevato- oggi è molto difficile per un giovane ottenere il riconoscimento delle risorse profuse nello studio. Il rischio di un rimbalzo nella scarsità: ecco i fattori di freno alla ripresa economica e le incognite che pesano sul risveglio dei consumi".
"Accanto alla maggioranza ragionevole e saggia si leva un’onda di irrazionalità. È un sonno fatuo della ragione, una fuga fatale nel pensiero magico, stregonesco, sciamanico, che pretende di decifrare il senso occulto della realtà. Per il 5,9% degli italiani (circa 3 milioni di persone) il Covid semplicemente non esiste. Per il 10,9% il vaccino è inutile e inefficace. Per il 31,4% è un farmaco sperimentale e le persone che si vaccinano fanno da cavie. Per il 12,7% la scienza produce più danni che benefici. Si osserva una irragionevole disponibilità a credere a superstizioni premoderne, pregiudizi antiscientifici, teorie infondate e speculazioni complottiste".
"Dalle tecno-fobie: il 19,9% degli italiani considera il 5G uno strumento molto sofisticato per controllare le menti delle persone. Al negazionismo storico-scientifico: il 5,8% è sicuro che la Terra sia piatta e il 10% è convinto che l’uomo non sia mai sbarcato sulla Luna. La teoria cospirazionistica del 'gran rimpiazzamento' -osserva il Censis- ha contagiato il 39,9% degli italiani, certi del pericolo della sostituzione etnica: identità e cultura nazionali spariranno a causa dell’arrivo degli immigrati, portatori di una demografia dinamica rispetto agli italiani che non fanno più figli, e tutto ciò accade per interesse e volontà di presunte opache élite globaliste".
Sempre più diffuse forme di depressione e disagio esistenziale
Dal punto di vista psicologico, il prolungato periodo di pandemia ha provocato effetti collaterali non indifferenti. L’81,0% dei 572 dirigenti scolastici di scuola secondaria di secondo grado intervistati dal Censis segnala che tra gli studenti sono sempre più diffuse forme di depressione e disagio esistenziale. Il contraltare di questo scenario è l’affermazione dell’esigenza di relazionalità e di prossimità correlata alla rivalutazione dell’andare a scuola (89,6%). Il 76,8% dei dirigenti sottolinea che gli studenti vivono in una fase di sospensione, senza disporre di prospettive chiare per i loro progetti di vita. Per il 79,1% nella società è diffusa una immagine dei giovani troppo negativa, che non corrisponde alla realtà. Più che apatici, indifferenti a qualunque sollecitazione (opinione del 46,3% dei dirigenti), essi sono sottoposti a continui stimoli e informazioni, di cui non riescono a operare una selezione (78,3%). Dopo quasi due anni di pandemia, le certezze rispetto al proprio futuro hanno subito un duro colpo e per il 46,6% dei dirigenti scolastici l’atteggiamento prevalente tra i propri studenti è il disorientamento.
Smart working
La transizione verso lo smart working non riguarda solo la produttività e i rapporti di lavoro, ma coinvolge spazi e beni di uso privato e collettivo all’interno delle città. Il 37,8% degli italiani dichiara di avere riscoperto il proprio quartiere e gli esercizi di prossimità. Il telelavoro favorisce il ribilanciamento tra i luoghi urbani: si svuotano i grandi quartieri impiegatizi e si ripopolano le periferie. E favorisce il rimescolamento delle persone nei luoghi (si pensi al south working) o alla competizione delle città e dei territori per attrarre i lavoratori digitali che operano da remoto. Senza trascurare la rivincita delle seconde case: oggi l’11,1% degli italiani è tornato a utilizzare immobili prima trascurati (tra i residenti delle grandi città la percentuale sale al 21,5%).
Donne e lavoro
A giugno 2021, nonostante il rimbalzo dell’economia del primo semestre, le donne occupate hanno continuato a diminuire: sono 9.448.000, alla fine del 2020 erano 9.516.000, nel 2019 erano 9.869.000. Durante la pandemia 421.000 donne hanno perso o non hanno trovato lavoro. E' quanto emerge da un’indagine del Censis. Il tasso di attività femminile (la percentuale di donne in età lavorativa disponibili a lavorare) a metà anno è al 54,6%, si è ridotto di circa 2 punti percentuali durante la pandemia e rimane lontanissimo da quello degli uomini, pari al 72,9%. Da questo punto di vista, l’Italia si colloca all’ultimo posto tra i Paesi europei, guidati dalla Svezia, dove il tasso di attività femminile è pari all’80,3%, e siamo distanti anche da Grecia e Romania, che con il 59,3% ci precedono immediatamente nella graduatoria. La pandemia ha comportato un surplus inedito di difficoltà rispetto a quelle abituali per le donne che si sono trovate a dover gestire in casa il doppio carico figli-lavoro. Il 52,9% delle donne occupate dichiara che durante l’emergenza sanitaria si è dovuto sobbarcare un carico aggiuntivo di stress, fatica e impegno nel lavoro e nella vita familiare, per il 39,1% la situazione è rimasta la stessa del periodo pre-Covid e solo per l’8,1% è migliorata. Tra gli occupati uomini, invece, nel 39,3% dei casi stress e fatica sono peggiorati, nel 44,9% sono rimasti gli stessi e nel 15,9% sono migliorati.
56% cittadini pensa che si tornerà a normalità in meno di un anno
Quando torneremo alla nostra normalità? La maggior parte dei cittadini (il 56,3%) pensa che in meno di un anno ci si sposterà senza nessuna restrizione e verrà archiviato l’uso delle mascherine e il distanziamento interpersonale. Con riferimento alla scuola e all’università, più di due terzi degli italiani (il 67,2%) ritengono che ci vorrà meno di un anno per tornare alle lezioni in presenza. In ambito lavorativo, invece, per il 41,8% della popolazione occorrerà più di un anno per tornare alla normalità e una quota pari al 17,1% è convinta che non si tornerà mai alla situazione pre-pandemia. La pandemia è stata un grande processo di sospensione. Dal marzo 2020 le famiglie italiane che avevano maturato un progetto di cambiamento (lavorativo, formativo, abitativo, finanziario), ovvero circa 6,5 milioni di famiglie, sono state costrette a procrastinarlo, rimodularlo o annullarlo.
Da quando COVID-19, la malattia causata dal virus Sars-CoV-2, normalmente conosciuto come Coronavirus, è stata dichiarata pandemica, tutta la comunità scientifica si è mobilitata non solo per individuare una cura all’infezione, ma anche per definire dei possibili marcatori, ovvero molecole che segnano in anticipo la prognosi del paziente.
È infatti importante poter predire, già al momento del ricovero, se il paziente deve essere trattato in modo aggressivo oppure può essere soggetto a trattamenti più blandi. Questo studio si è proposto di individuare dei marcatori in grado di predire se il paziente è destinato ad aggravarsi o, in altre parole, in grado di correlarsi con la gravità dell’infezione e con la prognosi. Fra tutti i possibili marcatori, questo studio si è concentrato sui lipidi presenti nel sangue, perché esistono alcuni presupposti, per ora solo teorici, che fanno intravedere la possibilità di correlare la gravità della malattia col modo in cui l’organismo elabora i lipidi.
Per questo scopo, 50 pazienti reclutati dai reparti di terapia intensiva e sub-intensiva dell’Ospedale San Paolo di Milano sono stati esaminati in base ai parametri clinici e biochimici utilizzati per determinare lo stato di gravità dell’infezione: proteina C-reattiva (misura dello stato infiammatorio), l’indice di Horowitz (misura della capacità respiratoria), D-dimero (misura dello stato di coagulazione), creatinina (misura della funzionalità renale) e età. In aggiunta a queste analisi di routine, un campione di sangue prelavato dal paziente al momento del ricovero è stato esaminato con una procedura di spettrometria di massa che permette di ricavare da un piccolo campione di meno di un millilitro la quantità di praticamente tutte le piccole molecole (o metaboliti) con un ruolo nella reazione del paziente all’infezione. Con l’utilizzo di sofisticati test statistici, i dati ottenuti sono poi stati messi in relazione con l’andamento dell’infezione una settimana dopo il ricovero.
Da queste analisi, sono emerse alcune considerazioni importanti. Prima di tutto, si è osservata una diminuzione generalizzata della quantità di lipidi presenti nel sangue. Inoltre, sono state individuate 29 specie di lipidi che potrebbero servire a discriminare quei pazienti che sono successivamente peggiorati. Tali specie appartengono a diverse categorie di lipidi, ma soprattutto si sono rivelate essere sfingolipidi, ceramidi e sulfatidi. Infine, fra questi 29 sono stati identificati due lipidi, le sfingomieline 20:0 e 22:2, che fanno parte della classe degli sfingolipidi, che potrebbero più degli altri rappresentare dei marcatori candidati per monitorare la progressione e la gravità della malattia.
“Questi dati, naturalmente, necessitano di conferma utilizzando coorti più ampie di pazienti e soprattutto i risultati ottenuti da studi simili eseguiti da altri gruppi di ricerca in Italia e all’estero. In attesa di tali conferme, noi siamo però convinti che i risultati che sono stati pubblicati su Scientific Report serviranno all'intera comunità scientifica internazionale non solo per predire il possibile aggravamento del paziente, ma anche come supporto per la diagnosi precoce di un’infezione grave (anche non-COVID-19) e per monitorare lo sviluppo di nuovi trattamenti farmacologici” concludono Michele Samaja e Rita Paroni, biochimici dell’Università Statale di Milano e autori dello studio.
Forti evidenze scientifiche indicano che il COVID-19 ha un esito clinico *particolarmente sfavorevole nei pazienti oncologici. I Ricercatori dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena (IRE) in collaborazione con colleghi dell’Azienda Ospedaliero Universitaria S’Andrea, Facoltà di Medicina e Psicologia di Roma, hanno cercato di aggiungere un tassello alla comprensione dei meccanismi alla base di questo fenomeno attraverso una ricerca che è andata a valutare numerosi parametri in cellule immunitarie circolanti nei tre seguenti gruppi di pazienti: pazienti affetti solo da patologia tumorale, pazienti con COVID-19 senza cancro e pazienti con COVID-19 e cancro.
“Ad oggi molti studi dell’espressione genica dei linfociti dei pazienti COVID-19 sono riportati in letteratura – evidenzia Gennaro Ciliberto,direttore scientifico dell’Istituto Nazionale Tumori (IRE) - ma nessuno studio di espressione genica differenziale in linfociti di pazienti COVID-19 con e senza cancro è stato pubblicato ed il profilo di espressione genica identificato in questo studio è completamente nuovo.”
Il risultato dello studio infatti è molto intrigante. L’analisi genomica ha permesso di identificare uno specifico profilo di espressione genica dei linfociti di pazienti COVID-19 con cancro, a prescindere dal tipo di tumore (tumori solidi ed ematologici). La coorte studiata è rappresentativa di diversi tipi di cancro e i risultati sono altamente riproducibili
I geni identificati dai ricercatori sono influenzati da molecole che regolano la risposta infiammatoria e la proliferazione cellulare.
“Ulteriori risultati originali sono stati ottenuti nei pazienti COVID-19, con malattie tumorali dal gruppo dei ricercatori dell’Azienda Ospedaliero Universitaria S’Andrea- evidenzia la Prof.ssa Rita Mancini. Questi risultati fanno emergere un potenziale ruolo del gene HRAS e della carenza acuta di ormone tiroideo nella proliferazione tumorale nei pazienti COVID-19 con malattia severa.”
Queste scoperte originali potranno aprire nuove strade di indagini dirette a sviluppare nuove strategie per affrontare le vulnerabilità immunologiche specifiche del sottogruppo di pazienti COVID-19 affetti da cancro, e per meglio definire le correlazioni tra COVID-19 e malattie neoplastiche.
La vaccinazione alla popolazione procede rapidamente e i pazienti affetti da cancro sono tra i soggetti fragili che hanno la priorità. Assistiamo oggi a una riduzione dei pazienti gravi di COVID-19 anche fra i malati di cancro. Tuttavia, è evidente che non tutti i pazienti oncologici rispondono correttamente alla vaccinazione, in particolare, i pazienti onco-ematologici, sottoposti a diversi trattamenti. E’ pertanto di notevole e attuale importanza studiare i meccanismi molecolari e raccogliere più informazioni possibili sull'interazione tra il virus SARS-CoV-2 e le malattie tumorali.
Lo studio è stato svolto all’interno del progetto COMETA finalizzato, tra i vari obiettivi, a misurare l’impatto della pandemia su pazienti fragili e ottenere migliori risultati clinici con il supporto dell’8x1000 dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai.
Sacconi, A., De Vitis, C., de Latouliere, L., di Martino, S., De Nicola, F., Goeman, F., Mottini, C., Paolini, F., D’Ascanio, M., Ricci, A., Tafuri, A., Marchetti, P., Di Napoli, A., De Biase, L., Negro, A., Napoli, C., Anibaldi, P., Salvati, V., Duffy, D., Terrier, B., Fanciulli, M., Capalbo, C., Sciacchitano, S., Blandino, G., Piaggio, G., Mancini, R., Ciliberto, G.
Multi-omic approach identifies a transcriptional network coupling innate immune response to proliferation in the blood of COVID-19 cancer patients
(2021) Cell Death and Disease, 12 (11), art. no. 1019
Vaccino covid Pfizer per bambini della fascia 5-11 anni, è arrivato il via libera del Cts dell'Aifa, un passaggio preliminare rispetto alla decisione definitiva dell'agenzia.
Dopo una giornata di riunione la Commissione tecnico scientifica (Cts) dell'Agenzia italiana del farmaco ha infatti dato il suo parere positivo al via libera per il vaccino anti-Covid nella fascia 5-11 anni. E' quanto apprende l'Adnkronos Salute.
Il via libera dell'Ema, l'agenzia europea del farmaco, al vaccino covid di Pfizer per i bambini della fascia 5-11 anni è arrivato il 25 novembre. I benefici, secondo l'ente, superano i rischi. Il Comitato per i medicinali a uso umano (Chmp) dell'agenzia ha raccomandato di concedere un'estensione dell'indicazione per il vaccino anti-Covid Comirnaty di Pfizer/BioNTech. Il vaccino è già approvato dai 12 anni in su.
Alla luce delle nuove raccomandazioni della Confederazione, il Cantone Ticino ha esteso ulteriormente il dispositivo cantonale per la somministrazione delle dosi di richiamo nel mese di dicembre: sono disponibili un quantitativo supplementare di appuntamenti nei Centri cantonali di vaccinazione, ai quali da subito si affiancano anche le farmacie e gli studi medici.
Per continuare a garantire la priorità di accesso agli «over65», le autorità cantonali raccomandano a questa fascia di popolazione di effettuare subito la prenotazione prioritariamente attraverso la piattaforma online (www.ti.ch/vaccinazione) oppure contattando il numero verde (0800 128 128). A breve, la possibilità di iscriversi verrà poi estesa anche all’insieme della popolazione vaccinata da oltre sei mesi secondo le raccomandazioni federali. È quindi determinante che le persone di 65 anni o più che desiderano ricevere il richiamo non attendano oltre e si annuncino.
Venerdì scorso, l’Ufficio federale della salute pubblica (UFSP) e la Commissione federale per le vaccinazioni (CFV) hanno pubblicato le nuove raccomandazioni sulla vaccinazione di richiamo con l’estensione alle persone con 16 o più anni che hanno completato la vaccinazione (due dosi) da almeno 6 mesi sia con il preparato di Pfizer sia con quello di Moderna. Questo permetterà di migliorare ulteriormente la protezione individuale dall’infezione e limitare la diffusione del virus nella società. Le autorità federali raccomandano ai Cantoni di continuare a fornire priorità di accesso alla vaccinazione alle persone con 65 o più anni in quanto la loro protezione diminuisce progressivamente nel tempo con un conseguente aumento del rischio di un decorso grave in caso di contagio.
Per permettere agli «over65» di accedere prioritariamente alla dose di richiamo – il cosiddetto «booster» – e in vista della prossima apertura alle altre categorie di persone, il Cantone ha esteso il dispositivo cantonale con la messa a disposizione di un quantitativo supplementare di appuntamenti nei Centri cantonali, ai quali si affiancano una parte di farmacie e di studi medici. Attualmente sono oltre 13 mila le vaccinazioni «booster» già effettuate, altri 28 mila appuntamenti sono già stati fissati mentre saranno oltre 25 mila gli appuntamenti che potranno essere fissati progressivamente nel mese di dicembre nei Centri gestiti dal Cantone. Il potenziamento del dispositivo è in corso e man mano gli appuntamenti saranno resi disponibili sulla piattaforma cantonale per la prenotazione.
Le persone con 65 anni o più che ancora non si sono annunciate sono invitate a farlo subito, approfittando degli ultimi giorni di accesso prioritario. È possibile farlo tramite la piattaforma online oppure attraverso il numero verde cantonale 0800 128 128 (tutti i giorni dalle 8:00 alle 17:30).
Per ricevere la dose di richiamo in una farmacia (per ora per le persone tra 65 e 74 anni) o in uno studio medico è necessario contattare direttamente queste strutture. Le liste sono pubblicate sulla pagina web www.ti.ch/vaccinazione.
Finora non ci sono decessi riconducibili alla variante Omicron del Covid-19. Lo ha reso noto l'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) sottolineando allo stesso tempo che la nuova variante pone un rischio ''molto alto'' a livello globale, anche se resta da determinare quanto sia pericoloso e contagiosa.
''Se una nuova grande ondata di Covid-19 potrebbe verificarsi a causa della Omicron, le conseguenze potrebbero essere gravi'', si legge in una nota tecnica diffusa dalla Oms. ''Al momento non sono stati riportati decessi riconducibili alla variante Omicron'', ha aggiunto. Già ieri l'Oms ha spiegato che "i dati preliminari suggeriscono che ci sono tassi crescenti di ospedalizzazione in Sudafrica, ma ciò potrebbe essere dovuto all'aumento del numero complessivo di persone infettate, piuttosto che un'infezione specifica con Omicron. Al momento non ci sono informazioni chescano che i sintomi associati a Omicron siano diversi da quelli di altre varianti".
Le segnalazioni segnalate inizialmente, rileva l'Oms, "erano tra gli studenti universitari, individui più giovani che tendono ad avere una malattia più lieve, ma la comprensione del livello di gravità della variante richiederà da giorni a diverse settimane. Tutte le varianti di Covid-19, inclusa la variante Delta che è dominante in tutto il mondo, possono avere malattie gravi o morte, in particolare per le persone più vulnerabili, e quindi la prevenzione è sempre fondamentale".
"PROMEMORIA CHE NON È FINITA"
"L'emergere stesso della variante Omicron" è un altro promemoria: anche se molti di noi potrebbero pensare il contrario, non è finita con Covid-19. I risultati duramente conquistati potrebbero svanire in un istante. E l'arrivo di una variante altamente mutata sottolinea quanto sia pericoloso e precaria la nostra situazione", ha detto il direttore generale dell'Oms , Tedros Adhanom Ghebreyesus, aprendo la speciale dell'Assemblea della sanità - in programma per tre giorni mondiale fino all'1 dicembre - in cui gli Stati membri dell'Oms valuteranno la necessità di sviluppare uno strumento per prepararsi meglio e prevenire future sessioni di pandemia.
"Non sappiamo ancora se Omicron sia associata a una maggiore trasmissione, a una malattia grave, al rischio di reinfezione o di eludere i vaccini. Gli tutto dell'Oms e di tutto il mondo stanno lavorando urgentemente per rispondere a queste domande". Ma "Omicron dimostra proprio perché il mondo ha bisogno di un nuovo accordo sulle pandemie - ha spiegato il Dg Oms - Il nostro attuale sistema disincentiva i Paesi dall'avvertire gli altri delle formule che affermano 'atterreranno' sulle loro coste". Tedros richiama l'attenzione su quello che è successo proprio in questi giorni: "Il Sudafrica va ringraziato per aver rilevato, sequenziato e segnalato questa variante, non penalizzato".
Tedros ha analizzato quello che è mancato: " La mancanza di condivisione di informazioni e dati da parte di molti Paesi nei primi giorni della pandemia ha ostacolato la nostra capacità collettiva di ottenere un quadro chiaro del suo profilo e della sua traiettoria. La mancanza di condivisione di campioni biologici ha ostacolato la nostra capacità collettiva di capire come si stava evolvendo il virus. La mancanza di condivisione di dispositivi di protezione individuale, test, vaccini, tecnologia, know-how, proprietà intellettuale e altri strumenti ha ostacolato la nostra capacità collettiva di protezione e salvare vite umane. E la mancanza di un approccio globale ha portato a una risposta frammentaria e disgiunta, alimentando incomprensioni, disinformazione e sfiducia".
"La scienza è stata minata, la disinformazione è abbondante - conclude - E tutto accadrà di nuovo a meno che voi nazioni del mondo, non diciate con una sola voce: mai più. Covid è una crisi di solidarietà e condivisione. La capacità di porvi rimedio è un test della nostra capacità di prevenire e rispondere alle future pandemie, perché si applica agli stessi principi. Se non possiamo applicare questi ora per domare Covid, come possiamo sperare di la storia si ripeta?".
VACCINI
L'Oms "sta lavorando con partner tecnici per comprendere" il potenziale impatto di questa variante sulle nostre contromisure esistenti, compresi i vaccini. I vaccini restano per ridurre le malattie gravi e la morte, anche contro il virus circolante dominante, il Delta. I vaccini attuali rimangono efficaci contro le malattie gravi e morte" precisa l'Organizzazione mondiale della sanità.
TEST
Test il Pcr ampiamente utilizzati, rileva l'Oms, "continua a rilevare l 'infezione, inclusa l'infezione da Omicron, come abbiamo visto anche con altre varianti. Sono in corso studi per determinare se vi è un impatto su altri tipi di test, compresi i test di rilevamento rapido dell'antigene".
I corticosteroidi ei bloccanti del recettore IL6, rileva l'organizzazione, "saranno ancora efficace per la gestione dei pazienti con Covid-19 grave. Altri trattamenti saranno valutati per vedere se sono ancora altrettanto efficaci date le modifiche a parti del virus nella variante Omicron".
FRONTIERE
L'Ms "sta con le nazionine e chiede che le frontiere O Africano aperte" è l'appello dell'Organizzazione della Sanità. "Poiché i Paesi im divieti di volo alle nazioni dell'Africa meridionale a causa delle condizioni sulla nuova variante del Covid Omicron, l'Oms esorta i Paesi a seguire le normative scientifiche e sanitarie", sottolinea l'Oms.
La chiusura delle attività sportive non ha avuto efficacia nel ridurre il contagio da Covid-19 in bambini e adolescenti. Il numero di positivi è stato addirittura superiore in chi non ha mai praticato sport durante la pandemia 12%, rispetto a chi si è allenato 9%.
A confermarlo è lo studiorealizzato da IEO - Istituto Europeo di Oncologia di Milano in collaborazione con UISP – Unione Italiana Sport Per tutti Lombardia, presentato in anteprima al convegno, “Covid-19 e Attività Sportiva in Età Giovanile” a Citylife di Milano. Sono intervenuti all’incontro la sottosegretaria al Ministero dell’Istruzione Barbara Floridia, la presidente di UISP Lombardia Geraldina Contristano e la professoressa Sara Gandini dell’Istituto Europeo di Oncologia. Moderatore dell’incontro Antonio Iannetta, manager e dirigente sportivo.
La ricerca ha indagato sia i rischi connessi ai contagi da SARS-CoV-2, sia i cambiamenti legati alle misure di contenimento, in particolare la chiusura delle attività sportive, per capire che impatto abbiano avuto sulla vita quotidiana e il benessere psicofisico di bambini e giovani dai 6 ai 25 anni. Lo studio, anche grazie alla collaborazione di società sportive e associazioni sportive quali UISP Lombardia, CSI, FIN Veneto e FIGC, ha avuto oltre 2000 adesioni da tutta Italia. Se da un lato la chiusura delle attività sportive non è apparsa utile per limitare il diffondersi dei contagi, dall’altro queste chiusure, unite alla pandemia in atto, hanno modificato radicalmente lo stile di vita della popolazione, in particolare dei giovani e delle persone più fragili. Le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ritengono particolarmente importante lo svolgimento di attività fisica per un corretto sviluppo e una migliore salute generale, in particolare nei bambini e ragazzi.
Dallo studio condotto dai ricercatori IEO è stato messo in luce come gli sportivi non siano stati un vettore di contagio per i nuclei famigliari. Infatti, non è stato riscontrato un aumento di contagi all’interno delle famiglie con figli che hanno fatto sport rispetto a quelle con figli che non hanno fatto sport.
Inoltre, dallo studio è emerso che in chi non ha praticato attività sportiva si è assistito ad un maggiore incremento del peso corporeo rispetto a chi ha praticato sport. Un maggiore incremento si è in particolare osservato nelle regioni del sud e delle isole e in chi ha dichiarato di utilizzare per più di due ore al giorno i dispositivi elettronici (75% del campione analizzato).
“Secondo i dati del Rapporto ISTISAN 18/9 realizzato dall’ISS con il Ministero della Salute e il CONI, la sedentarietà in Italia è responsabile del 14,6% dei decessi annuali, pari a circa 90.000 morti all’anno, - spiega Antonio Iannetta, manager e dirigente sportivo – non possiamo ignorare questi numeri, specialmente visto che negli ultimi due anni abbiamo contribuito all’aumento della sedentarietà con i lockdown dello sport. Blocchi che lo studio di IEO li rivela essere stati inutili.”
Il benessere psicologico di bambini e ragazzi è stato valutato attraverso una serie di questionari validati a cui hanno risposto i genitori per i più piccoli e i ragazzi al di sopra degli 11 anni. I risultati hanno evidenziato un più alto benessere psicologico per chi si è allenato almeno due volte a settimana. È stato invece rilevato un punteggio di benessere psicologico peggiore in chi non ha praticato sport, in particolare nei maschi e in chi utilizzava dispositivi elettronici per più di due ore al giorno.
“Questo importante studio nazionale ha permesso di scagionare le attività sportive, in particolare quelle organizzate, dalla responsabilità su incrementi significativi di contagi da Covid-19, - afferma Sara Gandini di IEO - suggerendo anzi un possibile effetto protettivo forse riconducibile sia ad un miglioramento delle difese immunitarie degli atleti, sia allo svolgimento di attività in contesti controllati e con applicazione di misure preventive”.
Il ruolo dello sport, così come quello della scuola in presenza, è stato ed è ampiamente dibattuto nell’opinione pubblica con chi vede nei bambini e negli sportivi veri e propri “amplificatori” della pandemia Covid-19.
Se, da un lato, i dati del presente studio confermano che svolgere attività fisica con regolarità promuove il benessere psicofisico in età giovanile, dall’altro, evidenze empiriche scagionano la scuola in presenza come motore di diffusione del contagio
Sara Gandini, co-autrice dello studio pubblicato sulla rivista «The Lancet Regional Health – Europe» , che riguarda le scuole italiane durante la seconda ondata, dichiara che “non ci sono solide evidenze scientifiche che la scuola in presenza contribuisca significativamente alla diffusione della pandemia e quindi il beneficio della chiusura delle scuole non è chiaro. Si è dimostrato che lo sport e la scuola in presenza non sono associate ad un incremento dei contagi, mentre i rischi di ripercussioni fisiche e psicologiche nel caso in cui questi vengano interrotti sono elevati. Ricordiamo che l’OCSE ha recentemente pubblicato il secondo Rapporto sulla salute mentale, che mostra che circa un quinto della popolazione riporta problemi di salute mentale e circa la metà di questi problemi si manifestano entro i 18 anni. In particolare la salute mentale degli adolescenti è stata influenzata negativamente dalla pandemia e questa tendenza è continuata anche nel 2021. Per questo motivo, studi che indagano i rischi ed i benefici delle chiusure dovrebbero essere tenuti in considerazione nelle decisioni che riguardano le scuole e le attività sportive”.
65% di vaccinati e 63% di elettori svizzeri favorevoli alla legge federale sulle basi legali delle ordinanze del Consiglio federale volte a far fronte all’epidemia di COVID-19 (Legge COVID-19): Casi di rigore, assicurazione contro la disoccupazione, custodia di bambini complementare alla famiglia, operatori culturali, eventi).
Nel primo caso un numero basso che va aumentato, per consolidare il ritorno alla normalità; nel secondo caso i voti sufficienti, per far passare il referendum che, fuori dai confini, è stato semplicisticamente battezzato 'pro o contro green pass'.
E' quest'ultimo un aspetto approvato all'interno del referendum ma non è il solo contro il quale si è acceso un vivace dibattito e numerose manifestazioni nel paese elvetico. La Svizzera di fatto ha già introdotto il certificato Covid dal 13 settembre per andare al ristorante, in palestra, al cinema o partecipare alle grandi manifestazioni culturali o sportive. Malgrado l'aggressiva campagna elettorale dei contrari, già dalle previsioni si andava verso una conferma, anche perché il provvedimento di legge comprende attività di tracciamento, campagna vaccinale, aiuti finanziari che altrimenti non verrebbero prorogati. Il voto si è svolto mentre i contagi hanno ripreso a correre in Svizzera con un'incidenza molto alta, arrivata ormai a 870,82 contagi ogni 100mila abitanti nell'arco di due settimane.
A questo si aggiunge la preoccupazione per la variante Omicron, che ha portato al divieto dei voli dall'Africa australe. Senza contare il fatto del boom di contagi nei due paesi confinanti, Germania e Austria che è in pieno lockdown. Il Governo federale svizzero non ha varato nuove restrizioni di fronte all'impennata di contagi, lasciando il compito ai Cantoni, che in molti casi hanno inasprito le regole, soprattutto per quanto riguarda l'obbligo di mascherina.
Qui il testo della Legge COVID-19
"Sono stato informato dal mio consulente medico, il dottor Tony Fauci, e dai membri del nostro team di risposta al Covid, sulla variante Omicron, che si sta diffondendo nell'Africa meridionale. Come misura precauzionale, fino a quando non avremo maggiori informazioni, dispongo ulteriori restrizioni sui viaggi aerei dal Sudafrica e da altri sette paesi. Queste nuove restrizioni entreranno in vigore il 29 novembre. Continueremo a farci guidare da ciò che la scienza e il mio team medico consigliano". Ad annunciarlo è stato il presidente americano Joe Biden.
"Ho due messaggi importanti per il popolo americano e uno per la comunità mondiale", ha aggiunto Biden, citato in un comunicato della Casa Bianca. "In primo luogo, per quegli americani che sono vaccinati contro il Covid – fortunatamente, per la stragrande maggioranza dei nostri adulti – il modo migliore per rafforzare la vostra protezione è fare una vaccinazione di richiamo, non appena siete idonei. I richiami sono stati approvati per tutti gli adulti di età superiore ai 18 anni, sei mesi dopo la vaccinazione, e sono disponibili in 80.000 località" in tutto il paese. "Sono sicuri, gratuiti e convenienti. Fate subito il richiamo, così da avere questa protezione aggiuntiva durante le festività natalizie".
"Secondo, per chi non è ancora completamente vaccinato: fatevi vaccinare oggi. Questo vale sia per i bambini che per gli adulti. L'America è leader mondiale nella vaccinazione dei bambini di età compresa tra 5 e 11 anni e vaccina gli adolescenti da molti mesi ormai, ma abbiamo bisogno più americani in tutte le fasce d'età abbiano questa protezione salvavita. Se non siete stati vaccinati o non avete portato i vostri figli a vaccinarsi, ora è il momento".
"Infine, per la comunità mondiale: le notizie su questa nuova variante dovrebbero rendere chiaro più che mai perché questa pandemia non finirà finché non avremo le vaccinazioni a livello globale. Gli Stati Uniti hanno già donato più vaccini ad altri paesi rispetto a tutti gli altri paesi messi insieme. È tempo che altri paesi si adeguino alla velocità e alla generosità dell'America".
"Inoltre, invito le nazioni che si riuniranno la prossima settimana per la riunione ministeriale dell'Organizzazione mondiale del commercio raccogliere la sfida degli Stati Uniti per la rinuncia alla protezione della proprietà intellettuale sui vaccini anti-Covid, in modo che questi vaccini possano essere prodotti a livello globale. Ho sostenuto questa posizione in aprile; questa notizia di oggi ribadisce l'importanza di procedere rapidamente".
La variante B.1.1.529 è stata segnalata per la prima volta all'OMS dal Sudafrica il 24 novembre 2021. La situazione epidemiologica in Sudafrica è stata caratterizzata da tre picchi distinti nei casi segnalati, l'ultimo dei quali è stato prevalentemente la variante Delta. Nelle ultime settimane, le infezioni sono aumentate vertiginosamente, in coincidenza con il rilevamento della variante B.1.1.529. La prima infezione confermata nota da B.1.1.529 proveniva da un campione raccolto il 9 novembre 2021.
Questa variante ha un gran numero di mutazioni, alcune delle quali preoccupanti. Prove preliminari suggeriscono un aumento del rischio di reinfezione con questa variante, rispetto ad altri COV. Il numero di casi di questa variante sembra essere in aumento in quasi tutte le province del Sudafrica. L'attuale diagnostica PCR SARS-CoV-2 continua a rilevare questa variante. Diversi laboratori hanno indicato che per un test PCR ampiamente utilizzato, uno dei tre geni bersaglio non viene rilevato (chiamato dropout del gene S o fallimento del bersaglio del gene S) e questo test può quindi essere utilizzato come marker per questa variante, in attesa della conferma del sequenziamento. Utilizzando questo approccio, questa variante è stata rilevata a velocità più elevate rispetto ai precedenti picchi di infezione, suggerendo che questa variante potrebbe avere un vantaggio di crescita.
Il Technical Advisory Group on SARS-CoV-2 Virus Evolution (TAG-VE) è un gruppo indipendente di esperti che monitora e valuta periodicamente l'evoluzione di SARS-CoV-2 e valuta se specifiche mutazioni e combinazioni di mutazioni alterano il comportamento del virus. Il TAG-VE è stato convocato il 26 novembre 2021 per valutare la variante SARS-CoV-2: B.1.1.529.
Sono in corso numerosi studi e il TAG-VE continuerà a valutare questa variante. L'OMS comunicherà le nuove scoperte agli Stati membri e al pubblico, se necessario.
Sulla base delle prove presentate indicative di un cambiamento dannoso nell'epidemiologia di COVID-19, il TAG-VE ha consigliato all'OMS che questa variante dovrebbe essere designata come VOC e l'OMS ha designato B.1.1.529 come VOC, chiamato Omicron.
nto segue:Pertanto, i paesi sono invitati a fare qua
Si ricorda alle persone di adottare misure per ridurre il rischio di COVID-19, comprese misure sociali e sanitarie comprovate come indossare maschere ben aderenti, igiene delle mani, distanza fisica, migliorare la ventilazione degli spazi interni, evitare spazi affollati e farsi vaccinare.
Per riferimento, l' OMS ha definizioni di lavoro per SARS-CoV-2 Variant of Interest (VOI) e Variant of Concern (VOC).
Un SARS-CoV-2 VOI è una variante SARS-CoV-2:
Un SARS-CoV-2 VOC è una variante di SARS-CoV-2 che soddisfa la definizione di VOI e, attraverso una valutazione comparativa, è stata dimostrata essere associata a uno o più dei seguenti cambiamenti di grado di importanza globale per la salute pubblica:
Informazioni:
Secondo i dati aggiornati dello studio Move-Out, la pillola antivirale molnupiravir sviluppato dalla MSD (Merck in USA e Canada) consente una riduzione del rischio relativo di ricovero o morte per Covid del 30%.
Un'efficacia che risulta più bassa rispetto a quella riportata in precedenza nell'analisi ad interim dello stesso trial, in cui si segnalava un dimezzamento del rischio (riduzione del 48%). A comunicare l'aggiornamento sono state le due aziende, spiegando che ora sono disponibili i dati di tutti i partecipanti iscritti nel trial (1.433 persone). In questa popolazione il farmaco ha ridotto il rischio di ospedalizzazione o morte dal 9,7% calcolato nel gruppo placebo (68/699) al 6,8% (48/709) del gruppo trattato con molnupiravir, per una riduzione assoluta del rischio del 3,0% e una riduzione del rischio relativo del 30%. Sono 9 i decessi che sono stati segnalati nel gruppo placebo, uno invece nel gruppo trattato con molnupiravir.
Sulla base del disegno dello studio, la valutazione definitiva dell'efficacia è stata considerata completa all'analisi intermedia pianificata, quando il criterio statistico per il successo è stato soddisfatto e l'arruolamento nello studio è stato interrotto su raccomandazione del Comitato esterno di monitoraggio dei dati e dopo averlo concordato con la statunitense Fda (Food and Drug Administration). I dati dell'analisi ad interim mostravano una riduzione del rischio di ospedalizzazione o morte dal 14,1% (53/377) nel gruppo placebo al 7,3% (28/385) nel gruppo molnupiravir, per una riduzione del rischio assoluto del 6,8% e una riduzione del rischio relativo del 48%.
"L'analisi ad interim e le analisi aggiuntive supportano l'efficacia e la valutazione complessiva favorevole del rapporto rischio-beneficio di molnupiravir per il trattamento di Covid-19 da lieve a moderata negli adulti ad alto rischio di progressione della malattia", si legge in una nota. Queste analisi supplementari sono state condivise con la Fda e saranno presentate al comitato specializzato dell'ente americano il 30 novembre. Merck e Ridgeback Biotherapeutics, si legge nella nota, "hanno condotto un rigoroso programma di sviluppo per molnupiravir e ritengono che abbia il potenziale per rispondere a una significativa esigenza medica insoddisfatta di un medicinale orale per adulti con Covid a rischio di progressione verso la malattia grave e il ricovero. Non vediamo l'ora di lavorare con la Fda e le altre agenzie" regolatorie che "esaminano le nostre domande".
Variante Covid dal Sudafrica, dobbiamo preoccuparci? Sono molti i Paesi, tra cui l'Italia, che hanno deciso di bloccare i voli provenienti da quell'area. Mentre l'Oms fa sapere che è ancora presto per capire l'impatto: "Decideremo se classificare B11529 d'interesse o preoccupazione". Ma cosa ne pensano gli esperti ?
Sulla nuova variante sudafricana "non fasciamoci la testa ma la preoccupazione è legittima". Così l'infettivologo Massimo Galli, già responsabile del reparto malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano, ospite di 'Che giorno è' su Rai Radio 1. "Dalle varie cose che stanno emergendo è necessario capire se, questa variante, diventerà un competitor della Delta, e tutti capiamo che la faccenda diventerebbe seria - avverte - Non sappiamo se è possibile che questa variante sia in grado di bucare il vaccino, io non sono convinto di questo ma non abbiamo i dati per poterlo dire. Il vaccino probabilmente continuerà a fare il suo mestiere".
La nuova variante sudafricana "ci deve far preoccupare ma non terrorizzare. Sembra essere più contagiosa della Delta e potrebbe esserci qualche problema con i vaccini. Ma non facciamo catastrofismo sulle varianti, non abbiamo ancora dati stabili e in Italia questa variante non c'è. Dobbiamo vigilare ed essere pronti, ma ad oggi non sappiamo molto neanche sul fatto che possa bucare i vaccini". Così all'Adnkronos Salute Matteo Bassetti, primario del reparto di malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova. "Dobbiamo fare due cose: studiare queste nuova variante e continuare con le vaccinazioni, soprattutto le terze dosi perché così alziamo la barriera", rimarca Bassetti.
"Come sempre non dobbiamo spaventarci, sappiamo che" la nuova variante B11529 o sudafricana "ha più capacità di diffondersi ma al momento non abbiamo certezza sulla letali. Oggi ho sentito i colleghi sudafricani e mi hanno detto che sono scattati subito i sistemi di sorveglianza genomica e di sequenziamento. E questo è importante. I vaccini anti-Covid dovrebbero rispondere", sottolinea all'Adnkronos Salute Giuseppe Novelli, genetista ordinario di genetica medica all'Università di Tor Vergata di Roma. "Questa nuova variante è un po' particolare perché contiene il doppio delle mutazioni trovate fino ad oggi sulle varianti 'classiche' - osserva Novelli - Si è originata da un paziente africano immunodepresso. Le varianti infatti nascono quando il virus replica e più lo fa e più può sbagliare e mutare. La strada è vaccinare, vaccinare e vaccinare per evitare che replichi".
La nuova variante sudafricana "è un monito e non voglio certo sminuire i il fatto che deve preoccuparci. Si deve correre con le vaccinazioni in tutti i paesi e anche nei bambini, perché altrimenti se il virus circola accade proprio questo ovvero nuove varianti che ci fanno ripiombare nella paura", evidenzia all'Adnkronos Salute Massimo Andreoni, primario di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit). "Aspettiamo di capire che tipo di sensibilità ha questa nuova variante nei confronti del vaccino anti-Covid - precisa Andreoni - abbiamo notizie preoccupanti sulle 32 mutazione in 4 regioni della proteina 'spike' che sono quelle riconosciute dai nostri anticorpi. E' una variante ad altissima trasmissibilità tanto che la sua prevalenza sulle altre diventata rapidamente del 30%. Dobbiamo aspettare di conoscere i dati sulla letalità e poi capire se gli anticorpi sviluppati dalle vaccinazioni sono in grado di bloccarla. Ma, ripeto, è una motivo a chi non crede nelle vaccinazioni e non capisce che la battaglia non è vinta". Infine l'infettivologo rivolge un appello alle istituzioni, "aiutiamo i paesi più in difficoltà, per incapacità o scarsi mezzi, a vaccinare tutta la popolazione".
"Le varianti continueranno ad emergere, solo nel Regno Unito ne sono emerse 9" e sulla nuova variante sudafricana "non c'è motivo di preoccupazione, per ora dobbiamo essere tranquilli. Non sappiamo se i vaccini la coprono ma il richiamo, la terza dose, aumenta il respiro della nostra risposta immunitaria. Io sono confidente che il vaccino coprirà anche questa". Così l'immunologo Alberto Mantovani, direttore scientifico dell'Humanitas, ospite di 'Buongiorno' su SkyTg24. "Il beneficio che deriva dai vaccini è più alto dei possibili rischi”. Lo ha affermato l commentando il via libera dell'Ema al vaccino per la fascia 5-11 anni. "I bambini fanno già molti vaccini. I dati sono chiari: i farmaci sono sicuri. La miocardite come effetto collaterale della vaccinazione, l’unico problema riscontrato, è molto rara ed è benigna, guarisce con farmaci convenzionali. La miocardite da Covid-19 è invece molto più grave", ha aggiunto Mantovani.
"Sulla nuova variante ancora non si sa sostanzialmente niente. Per cui, fermo restando che bisogna stare all'erta, non fatevi prendere dal panico. Di varianti potenzialmente pericolose ne sono apparse (e sparite) molte nei mesi scorsi, speriamo che questa faccia la stessa fine". E' l'appello lanciato su Twitter dal virologo Roberto Burioni, docente dell'università Vita-Salute San Raffaele di Milano.
La variante covid individuata in Sudafrica sale alla ribalta. Sintomi, efficacia dei vaccini: cosa sappiamo della mutazione africana? E' già arrivata in Italia? Quali azioni sono state prese e quali provvedimenti vengono valutati a livello internazionale?
Denominata scientificamente B.1.1.529, la variante è stata individuata la prima volta l'11 novembre in Botswana, ha un "enorme numero di variazioni" che potrebbero permettere al virus di aggirare l'immunità.
Contiene 32 variazioni della proteina spike, la parte del virus che la maggior parte dei vaccini usano per creare l'immunità contro il covid. Oltre ai casi in Botswana, la variante è stata individuata in Sudafrica, in Malawi, a Hong Kong, in un paziente appena rientrato dal Sudafrica, e in Israele.
L'epidemiologa Maria Van Kerkhove, esperta dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), fa sapere che "ci sono al momento meno di 100 sequenze complete disponibili. Non sappiamo molto al riguardo ancora. Quello che sappiamo è che ha un ampio numero di mutazioni e la preoccupazione, quando hai così tante mutazio
ni, è che questo possa avere un impatto su come il virus si comporta. Adesso i ricercatori si stanno mettendo insieme per capire dove sono queste mutazioni e cosa potenzialmente potrebbero significare per i nostri strumenti diagnostici, le nostre terapie e i nostri vaccini. Ci vorranno poche settimane per noi per capire quale impatto ha questa variante".
Secondo il biologo James Naismith, direttore del Rosalind Franklin Institute dell'università di Oxford, i vaccini attuali saranno "quasi certamente" meno efficaci contro questa nuova variante. Secondo Naismith le mutazioni nella variante suggeriscono che potrebbe diffondersi più rapidamente. E quindi ''raggiungerà inevitabilmente il Regno Unito'', ma ''il divieto di viaggio ritarderà il suo arrivo forse di qualche settimana".
Nel frattempo sono diversi i Paesi, compresa l'Italia, che hanno bloccato i voli provenienti dal Sudafrica, per evitare "l'importazione" della nuova variante. Tra questi la Gran Bretagna, che ha temporaneamente sospeso i collegamenti aerei con il Sudafrica, ma anche con Namibia, Botswana, Zimbabwe, Lesotho ed Eswatini. Lo stesso ha fatto Israele, che vieterà ai suoi cittadini di viaggiare in Africa del sud. La nuova variante è stata identificata su un cittadino proveniente dal Malawi. Le autorità sanitarie israeliane sospettano che anche altri due persone potrebbero essere state contagiate dalla stessa variante e per questo dovranno restare in quarantena fino all'esito dei test.
La variante covid africana è stata rilevata in poco più di 80 campioni. E quello che preoccupa è la presenza di oltre 30 mutazioni solo nella regione della proteina Spike, responsabile dell'ingresso del coronavirus Sars-CoV-2 nelle cellule umane. Cosa si sa finora della nuova variante etichettata come B.1.1.529 e intercettata in Sudafrica lo spiegano gli esperti dei Cdc africani, i centri per il controllo e la prevenzione delle malattie. Ieri, 25 novembre, spiegano in una nota, "l'Istituto nazionale per le malattie trasmissibili (Nicd) in Sudafrica ha annunciato il rilevamento di una nuova variante del virus Sars-CoV-2, a seguito del sequenziamento genomico. Il suo emergere coincide con un improvviso aumento dei casi nella provincia di Gauteng negli ultimi giorni ed è quindi attentamente monitorato dalle autorità sanitarie sudafricane".
Al 25 novembre la variante era presente in 77 campioni raccolti tra il 12 e il 20 novembre dalla provincia sudafricana di Gauteng, 4 campioni invece arrivano dal Botswana e 1 campione in cui è presente la nuova variante è stato segnalato a Hong Kong. "La variante B.1.1.529 mostra più mutazioni nel genoma del virus", ribadiscono gli esperti dei Cdc africano. "Alcune sono state rilevate in varianti precedenti, come Alfa e Delta, e sono state associate ad una maggiore trasmissibilità ed evasione immunitaria".
Molte delle altre mutazioni identificate, però, puntualizzano i Cdc, non sono ancora ben caratterizzate e non sono state identificate in altre varianti attualmente in circolazione. Sono dunque in corso ulteriori indagini per determinare il possibile impatto sulla capacità del virus di trasmettersi in modo più efficiente, di influire sull'efficacia del vaccino ed eludere la risposta immunitaria e sulla capacità di causare malattie più gravi o più lievi.
Gli esperti dei Cdc africani fanno un accenno ai divieti di viaggio, sconsigliandoli perché "per tutta la durata di questa pandemia, si è osservato che la loro imposizione non ha prodotto un risultato significativo. Piuttosto dovrebbe essere data priorità all'implementazione di misure sociali e di sanità pubblica" e "accelerare le vaccinazioni".
Con i vaccini anti-Covid sono stati evitati "22mila morti" in Italia e "470mila in Europa". E' l'Istituto superiore di sanità a riassumere i numeri principali che dimostrano l'impatto positivo dei vaccini anti Covid sia nel nostro Paese che nel continente europeo. I dati sono contenuti in due nuovi studi, entrambi pubblicati dalla rivista Eurosurveillance.
Il lavoro dal quale emerge una panoramica europea è uno studio internazionale, guidato dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) in collaborazione con il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc). L'altro che fa riferimento al contesto nazionale è uno studio italiano dell'Iss.
Lo studio Oms si riferisce al periodo che va da gennaio a novembre 2021, e rileva come la vaccinazione abbia evitato il 51% delle morti attese nella regione Europea tra i soggetti di età maggiore di 60 anni nei primi 11 mesi di campagna vaccinale. Un numero minore di decessi evitati si rileva in Paesi come Romania, Moldavia e Ucraina in cui la copertura vaccinale è stata più bassa. Questo valore è in linea con i risultati dello studio Iss - spiegano dall'istituto italiano - che, anche considerando una popolazione più ampia (soggetti di età maggiore di 12 anni) e criteri più conservativi di efficacia che affermano nei primi 9 mesi di campagna i vaccini anti-Covid hanno evitato oltre 22mila decessi fino a settembre (contro i 35mila stimati dall'Oms fino a novembre).
Lo studio mostra inoltre come siano stati evitati in Italia 445mila casi, Sia lo studio Oms che quello Iss hanno stimato una percentuale di decessi evitati rispetto al totale poco inferiore al 40%. In entrambi i lavori è stata utilizzata un'equazione sviluppata per i vaccini antinfluenzali ma già applicata in altri Paesi per studi relativi a Sars-CoV-2, utilizzando i dati della Sorveglianza integrata e del Portale nazionale delle vaccinazioni del ministero della Salute. L'analisi esamina solo gli effetti diretti delle vaccinazioni, e non quelli indiretti dovuti ad esempio alla riduzione della circolazione del virus, e quindi potrebbe sottostimare la riduzione. Lo studio italiano analizzare le infezioni notificate settimanalmente fra gennaio e settembre che hanno avuto come esito l'ospedalizzazione, il ricovero in terapia intensiva e/o il decesso entro 30 giorni dall'infezione stessa,
I DATI OMS
"In alcuni paesi il bilancio delle vittime sarebbe stato il doppio di quello attuale senza i vaccini". Lo sottolinea il direttore regionale dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per l'Europa, Hans Kluge, commentando i dati di uno studio internazionale guidato dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) in collaborazione con il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc).
"I vaccini" anti-Covid "sono una meraviglia della scienza moderna e ciò che questa ricerca mostra è che stanno facendo quello che hanno promesso, salvare vite e offrire una protezione molto elevata contro malattie gravi e morte" , ha rimarcato Kluge. "
Terza dose vaccino anti-Covid dal 1 dicembre per tutti gli over 18. Lo ha annunciato il ministro della Salute Roberto Speranza, durante la conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri che ha approvato il decreto sulle nuove misure anti-Covid.
"Dall'1 dicembre sarà possibile prenotare e prendere una dose di richiamo" di vaccino anti-Covid "sopra i 18 anni. Nei giorni scorsi - ha spiegato - abbiamo già fatto la scelta che va nella direzione di un anticipo della possibilità di avere il richiamo a 5 mesi. Questa indicazione è stata già formalizzata dall'Agenzia italiana del farmaco Aifa, il parere già pubblicato in Gazzetta ufficiale e da oggi è possibile avere il richiamo a 5 e non più a 6 mesi" dalla seconda dose. Ora ci apprestiamo a un'ulteriore modifica, che sarà vigente dal 1 dicembre e che ci mette in condizione di allargare ulteriormente la platea anagrafica delle persone che hanno diritto alla dose di richiamo. Fino ad oggi questa platea era limitata alle persone con più di 40 anni", dall'1 dicembre si apre dai 18 anni in su. "Abbiamo un vantaggio, anche per le scelte coraggiose fatte nei mesi precedenti - ha affermato Speranza - e vogliamo provare a conservarlo anticipando il virus".
Quanto alle decisioni assunte nel Cdm di oggi, spiega che "estendiamo l'utilizzo del Green pass in modo particolare agli alberghi, ed è un modo per aiutare le nostre strutture ricettive soprattutto ad affrontare i prossimi mesi, che saranno mesi importanti, al trasporto ferroviario regionale e interregionale e anche al trasporto pubblico locale. Inoltre lo estendiamo anche agli spogliatoi di tutte le attività sportive, anche di quelle all'aperto".
Nel decreto legge approvato oggi "ci sono 4 ambiti di intervento essenziali. Un primo ambito ha a che fare con la questione dell'obbligo" di vaccino anti-Covid, "oggi in Italia già vigente per alcune categorie", cioè "i sanitari e tutti i lavoratori delle Rsa, compreso il personale non sanitario" che lavora in queste strutture residenziali. "Noi estendiamo quest'obbligo a ulteriori categorie: in primis al personale non sanitario che lavora nel resto del comparto salute, per esempio nei presidi ospedalieri. Lo estendiamo anche alle forze ordine, ai militari e anche a tutto il personale scolastico". "L'estensione dell'obbligo - ha puntualizzato - riguarderà anche la terza dose, o il richiamo per le persone che hanno fatto il monodose di J&J".
"Il Green pass fino ad oggi durava 12 mesi. C'è stato un pronunciamento del nostro Comitato tecnico scientifico, che ha indicato invece in 9 mesi la durata idonea, sulla base della capacità di tenuta del vaccino dopo il trascorrere delle settimane e dei mesi".
Ecco il decreto Covid sul 'super green pass', appena approvato dal consiglio dei ministri, per punti:
-Introdotto dal 6/12 il green pass "rafforzato": si ottiene solo con vaccinazione o guarigione.
-La validità del green pass "rafforzato" scende da 12 a 9 mesi.
-Dal 6/12/2021 al 15/1/2022 valgono le nuove regole transitorie per le zone colorate.
-Il green pass "base" sarà obbligatorio dal 6/12 anche per: alberghi, spogliatoi per l'attività sportiva, trasporto ferroviario regionale e trasporto pubblico locale.
-L'accesso a spettacoli, eventi sportivi, bar e ristoranti al chiuso, feste e discoteche, cerimonie pubbliche sarà consentito in zona bianca e gialla solo ai possessori di "green pass rafforzato".
-Ulteriori limitazioni della zona arancione valide solo per chi non possiede il "green pass rafforzato".
-Vaccinazione obbligatoria estesa a personale amministrativo sanità, docenti e personale amministrativo scuola, militari, forze di polizia, soccorso pubblico dal 15/12.
-Richiamo obbligatorio per professioni sanitarie dal 15/12.
-Rafforzamento sistema dei controlli: entro 3 giorni dall'entrata in vigore del dl, i Prefetti sentono il Comitato provinciale ordine e sicurezza, entro 5 giorni adottano il nuovo piano di controlli coinvolgendo tutte le forze di polizia, relazionando periodicamente. Il decreto non cambia il regime di adozione delle mascherine.
-La mascherina resta non obbligatoria all'aperto in zona bianca e obbligatoria all'aperto e al chiuso in zona gialla, arancione e rossa. Sempre obbligatorio in tutte le zone portarla con sé e indossarla in caso di potenziali assembramenti o affollamenti.
-Restano invariate le tipologie e la durata dei tamponi.
"Se avessero smesso di distribuire i tamponi antigenici immunocromatografici, l'Europa sarebbe fuori dalla pandemia" di Covid-19. E' nettissima la presa di posizione di Giorlandino, contro i test rapidi che "secondo delle metanalisi di Cochrane danno falsi negativi da 7 a 9 volte su 10" e fanno sì che "gli asintomatici contagiosi, che sono il 60% delle persone colpite dal virus, tranquillizzati dal tampone negativo vadano in giro a contagiare come dei superspreaders senza osservare più precauzioni e rassicurando tutti con il loro Green Pass".
Così all'Adnkronos Salute Claudio Giorlandino, direttore scientifico di Altamedica.
"L'esempio che i tamponi rapidi siano la causa dell'aumento dei contagi - spiega Giorlandino all'Adnkronos Salute - è quanto accaduto in Israele, dove a marzo stava finendo tutto, ma a luglio il primo ministro Naftali Bennett ha dato la possibilità di vendere in farmacia i tamponi antigenici: 15 giorni dopo il numero dei contagiati, praticamente assenti in precedenza, è improvvisamente risalito in misura esponenziale". La stessa cosa che è successa in Europa.
"A maggio - ricorda il direttore di Altamedica - tutta l'Europa era fuori" dall'emergenza. "Stava finendo tutto. Alcuni ipotizzavano una ripresa dei contagi non prima di ottobre-novembre. Invece a fine luglio, 10 giorni dopo l'introduzione del Green pass in Francia e del conseguente aumento del ricorso enorme ai tamponi rapidi antigenici, l'infezione è esplosa di nuovo in tutta Europa". Questo perché, "se entrano 10 persone infette in farmacia, si fanno il tampone, 9 di queste risultano negative, escono e si tolgono la mascherina perché è normale psicologicamente, almeno per uno o 2 giorni stanno tranquilli e infettano", avverte Giorlandino. Per questo "vanno fermati questi test - dice - vanno chiusi i gazebo delle farmacie e va assolutamente vietata la vendita degli autotest". Diversa la questione per il tampone molecolare "che individua subito il virus e - afferma il medico - potrebbe essere usato per il rilascio del Green pass anche di una settimana. Ma si potrebbe evitare anche qualsiasi tampone, se si mantengono la mascherina e il distanziamento insieme a severe misure di controllo".
Arriverà dalla ricerca scientifica italiana una nuova strategia di precisione per ostacolare l’infezione del coronavirus e la sua rapida diffusione tra le cellule, destinata a essere la base di un nuovo farmaco, per il quale è già stato depositato un brevetto.
La strada che condurrà al farmaco ha preso avvio dallo studio promosso da Istituto Italiano di Tecnologia, Scuola Superiore Sant’Anna, Università degli Studi di Milano, ora pubblicato sulla rivista “Pharmacological Research”, organo della “International Union of Basic and Clinical Pharmacology”.
Gli scienziati Paolo Ciana (Università degli Studi di Milano, docente di Farmacologia), Vincenzo Lionetti (Scuola Superiore Sant'Anna, docente di Anestesiologia), Angelo Reggiani (Istituto Italiano di Tecnologia, ricercatore senior and principal investigator in farmacologia) si sono interrogati sulla possibilità di prevenire il progressivo avanzamento dell’infezione da parte di qualsiasi variante di Sars-CoV-2, bloccando il recettore ACE2, ovvero la “porta” che il coronavirus usa per entrare nelle cellule umane. Per questo scopo, gli scienziati hanno brevettato un nuovo approccio, il primo tassello di quello che diventerà un farmaco, basato sull’uso di un aptamero di DNA, ovvero un breve filamento oligonucleotidico, capace di legarsi in modo specifico al residuo K353 di ACE2, rendendolo inaccessibile alla proteina spike di qualsiasi coronavirus. I tre inventori, insieme a collaboratrici e collaboratori, hanno già identificato due aptameri anti K353, quelli capaci di inibire in modo dose-dipendente il legame della proteina virale spike all’ACE2 umana e così prevenire in modo efficace l’infezione delle cellule.
“Grazie a questo studio – commentano gli scienziati - sarà adesso possibile sviluppare un nuovo approccio terapeutico di precisione per prevenire di contrarre l’infezione da Covid-19 in forma grave, senza stimolare il sistema immunitario o avere effetti collaterali importanti correlati ai più famosi farmaci costituiti da anticorpi monoclonali o altre proteine terapeutiche. In questo senso, infatti, le potenziali tossicità degli acidi nucleici come farmaci sono di gran lunga inferiori rispetto ad altri farmaci innovativi come gli anticorpi monoclonali o altre proteine terapeutiche”.
"La terza dose" del vaccino anti-covid "ci rende di nuovo immediatamente immuni. Va fatta il più velocemente possibile, la macchina è rodata". Lo ha sottolineato Guido Rasi, già direttore dell'Agenzia europea dei medicinali e oggi consulente del commissario per l'emergenza Covid-19 Francesco Paolo Figliuolo, parlando del richiamo di vaccino anti-Covid a 'Buongiorno' su Sky Tg24.
Green pass
"Sicuramente 12 mesi sono troppi. Ce lo dice la scienza. Andrebbero bene o 6 mesi o 9 mesi. Sei mesi come il periodo di copertura del vaccino, 9 mesi come l’immunità dei guariti", ha sottolineato parlando della durata del Green pass, uno dei temi su cui sta lavorando il Governo per frenare l'aumento dei casi di Covid-19.
Obbligo vaccino
"Tutte le persone esposte al pubblico sono quelle che possono far girare il virus". Per questo l’obbligo vaccinale è "necessario per le categorie esposte al pubblico: tutto il personale scolastico, addetti al trasporto pubblico, forze dell’ordine, cassieri dei supermercati".
"E' anticipato a cinque mesi, ovvero 150 giorni, l'intervallo per la dose booster o richiamo del vaccino". Lo afferma, in una nota, la direzione generale della prevenzione del ministero della Salute guidata da Gianni Rezza, sulla base del parere di Aifa.
Nello specifico, la circolare dichiara che "nell'ambito della campagna di vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19, l'intervallo minimo previsto per la somministrazione della dose 'booster' (di richiamo) con vaccino a m-RNA, alle categorie per le quali è già raccomandata (inclusi tutti i soggetti vaccinati con una unica dose di vaccino Janssen) e nei dosaggi autorizzati per la stessa (30 mcg in 0,3 mL per Comirnaty di Pfizer/BioNTech; 50 mcg in 0,25 mL per Spikevax di Moderna), è aggiornato a cinque mesi, ovvero 150 giorni dal completamento del ciclo primario di vaccinazione, indipendentemente dal vaccino precedentemente utilizzato".
Mentre le agenzie statunitensi prendono decisioni ampiamente attese sui booster del vaccino COVID-19 oggi, le intuizioni di uno studio indipendente sottolineano perché i booster sono importanti per tutti gli adulti.
I livelli di anticorpi, dopo aver ricevuto il vaccino Pfizer-BioNTech COVID-19, variano in base all'età e al sesso ma in generale i livelli sono diminuiti significativamente entro sei mesi, secondo uno studio in corso condotto dal Texas Biomedical Research Institute (Texas Biomed) e dall'Università di Verona.
Lo studio ha rilevato che i livelli totali di anticorpi contro SARS-CoV-2 variavano tra i gruppi di età e tra uomini e donne. In particolare, gli individui di età inferiore ai 65 anni avevano più del doppio del livello di anticorpi rispetto agli individui di età pari o superiore a 65 anni durante i sei mesi successivi alla vaccinazione. Le donne avevano livelli di anticorpi più elevati rispetto agli uomini, in particolare le donne di età inferiore ai 65 anni. È importante sottolineare, tuttavia, che entro i sei mesi i livelli di anticorpi erano diminuiti di oltre il 50% rispetto ai livelli di picco per tutti i partecipanti allo studio.
"Mentre vediamo quanto bene i vaccini abbiano aiutato a tenere le persone fuori dall'ospedale e prevenire malattie potenzialmente letali, i livelli di anticorpi stanno rapidamente diminuendo in tutte le persone indipendentemente dall'età e dal sesso- afferma Brandon Michael Henry, medico scienziato e ricercatore post-dottorato. presso il Texas Biomed che ha co-diretto lo studio con collaboratori in Italia- Il nostro studio fornisce ulteriori prove che i richiami per tutti gli adulti saranno importanti per mantenere alti i livelli di anticorpi in modo da poter continuare a montare una risposta immunitaria efficace contro l'infezione da COVID-19 e prevenire le morti da COVID-19".
I risultati si basano su un gruppo di 787 operatori sanitari a Verona, in Italia, che hanno ricevuto due dosi del vaccino Pfizer-BioNTech COVID-19. Avevano un'età compresa tra 21 e 75 anni. I loro livelli anticorpali sono stati misurati prima della vaccinazione, dopo la seconda dose e a uno, tre e sei mesi dopo la seconda iniezione. Henry ha presentato la ricerca alla Nona conferenza annuale del Centro di sviluppo del vaccino di San Antonio. Il documento è stato accettato per la pubblicazione sul Journal of Medical Biochemistry (preprint qui).
Henry e collaboratori teorizzano che le differenze di sesso significative siano legate agli ormoni. Il testosterone, che è più alto negli uomini, sopprime naturalmente il sistema immunitario, mentre è noto che gli estrogeni, che sono più alti nelle donne, amplificano le risposte immunitarie. Inoltre, alcuni geni che codificano per determinate proteine ??immunitarie si trovano sul cromosoma X e, poiché le donne hanno due cromosomi X, ciò potrebbe aiutare ad aumentare l'attività immunitaria.
"Normalmente, solo un cromosoma X è attivo e l'altro è per lo più disattivato, ma ci sono prove che i geni correlati al sistema immunitario rimangono attivi su quel cromosoma ridondante e aiutano a potenziare le risposte immunitarie nelle donne", afferma Henry.
Tuttavia, le donne, indipendentemente dall'età, hanno ancora visto i loro livelli di anticorpi diminuire di oltre il 50% rispetto al picco di sei mesi dopo la vaccinazione.
Henry ha anche condotto revisioni sistematiche che mostrano risultati simili per età e sesso. Lui e i suoi colleghi hanno sviluppato un metodo per standardizzare i risultati della ricerca per i livelli di anticorpi, osservando la variazione percentuale dei livelli di anticorpi, in 32 studi che coinvolgono più di 5.000 persone.
"Abbiamo osservato durante la pandemia che più anziani e uomini soffrono le peggiori conseguenze del COVID-19- prosegue- Questi studi indicano risposte immunitarie più deboli contro SARS-CoV-2 come un fattore che contribuisce a questo fenomeno".
Henry ha sottolineato che il calo del livello di anticorpi non significa che i vaccini non siano efficaci. Diversi tipi di anticorpi svolgono ruoli diversi nella prevenzione di un'infezione da esordio lieve rispetto a una malattia grave. Gli anticorpi che aiutano a prevenire malattie gravi sembrano continuare ad essere efficaci nella maggior parte dei gruppi anche se presenti a un livello inferiore, motivo per cui la vaccinazione è importante. Tuttavia, poiché questi anticorpi continueranno a diminuire nel tempo, le dosi di richiamo possono aiutare a mantenere livelli adeguati di questi anticorpi salvavita.
Venerdì 19 novembre, la Food and Drug Administration (FDA) statunitense ha approvato i richiami per tutti gli adulti. I Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) dovrebbero emettere presto la loro raccomandazione formale. In precedenza, la FDA e il CDC approvavano e raccomandavano i booster per determinati gruppi di persone . Diversi stati sono già andati avanti con l'offerta di richiami per tutti gli adulti sei mesi dopo la vaccinazione.
Antonio Caperna