Quando fare l’amore è desiderio e quando invece diventa una dipendenza? Si può essere ossessionati dal sesso tanto da non riuscire a trattenersi sul posto di lavoro o rifiutarsi di uscire a cena con gli amici perché poi magari non ci si può masturbare?
A qualcuno tutto questo può strappare un sorriso, ma nella vita reale i ‘sex addicted’ mettono a repentaglio il lavoro, il rapporto con il partner e persino le relazioni amicali pur di soddisfare le proprie pulsioni.
Partendo dal clamore suscitato dalla rottura Satta- Berrettini e l’etichettatura di lei come ‘dipendente dal sesso’ l’agenzia di stampa Dire ha voluto fare chiarezza sul tema e sulla relativa terminologia molto spesso abusata interpellando la psicologa e sessuologa Rosamaria Spina.
“Per ‘sexual addiction’- ha esordito l’esperta- si intende l’incapacità a gestire e controllare i propri impulsi sessuali. Questa condizione è caratterizzata da due componenti: l’ossessione e la compulsione e, dunque, ha una manifestazione tipicamente cognitivo-comportamentale. I pensieri e le fantasie spingono la persona affetta da ‘sexual addiction’ a dare necessariamente sfogo alle proprie pulsioni. La promiscuità sessuale, differentemente da ciò che si pensa, è solo una delle caratteristiche legate alle dipendenze sessuali, dal momento che, non potendo tenere a freno i pensieri sessuali e avendo bisogno di metterli in atto, si finisce per avere più partner, spesso anche occasionali. In realtà le dipendenze sessuali hanno tante caratteristiche che possono apparire singolarmente o sommate tra di loro. Il soggetto può, quindi, essere affetto da una dipendenza da masturbazione compulsiva, da pornografia, da cyber sex, chat erotiche, prostituzione, comportamenti parafilici, erotomania. Da qui si capisce che la definizione ‘sex addicted’ tiene insieme tanti comportamenti molto complessi tra loro la cui caratteristica comune è l’impossibilità per la persona di controllare questi impulsi sessuali”.
Cosa scatta nella testa di queste persone? “Gli impulsi- sottolinea la dottoressa Spina- devono essere soddisfatti e basta. La dipendenza sta proprio nel fatto di ‘non poter fare a meno di …’. In alcuni casi può succedere che il ‘sex addicted’ possa provare a darsi ‘una regola’ evitando di mettere in atto questo meccanismo, ma la resistenza dura, in genere, molto poco dal momento che si viene sopraffatti da un senso di disagio che porta a trasgredire facendo, così, ricadere nella compulsione sessuale e questo perché il bisogno di mettere in atto quel meccanismo prevale sul poterlo controllare”. Quali sono i segnali della dipendenza da sesso e quando questo diventa patologico da imporre il ricorso ad uno specialista?
“Bisogna innanzitutto- dice Spina all’agenzia Dire- riuscire a riconoscere che si prova un disagio. Le persone con dipendenza sessuale, pur sapendo che ci sono contesti nei quali è inopportuno lasciarsi andare a impulsi sessuali, non riescono a ‘trattenersi’.
Questo genera, allo stesso tempo, sia piacere per il soddisfacimento del bisogno sia disagio, dal momento che ci si rende conto che quella non è la situazione adeguata o il momento giusto. E’ importante specificare perciò che tali persone non rientrano in un quadro psicotico, ma nevrotico. Ciò vuol dire che la persona è in grado di riconoscere che ha un disagio e che certi comportamenti non sono opportuni, nonostante, per esempio,sul posto di lavoro si masturba o guarda materiale pornografico. Questa dipendenza può incidere anche sulla socialità. Non è inconsueto, infatti, che queste persone ricevendo, per esempio, un invito a cena lo lasciano decadere perché sanno che altrimenti non si potranno masturbare o accedere a chat erotiche.
Così come può capitare che accettino lavori che più di altri potrebbero metterli in contatto con certi tipi di comportamenti: usare molto il pc potrebbe rendere facile l’accesso a chat erotiche e a materiale pornografico. Si parla, quindi, di atteggiamenti che mettono a rischio la vita lavorativa, sessuale e sociale e che possono far perdere partner, lavoro e amicizie fino, in alcuni casi, a veri e problemi con la legge come nel caso di comportamenti esibizionisti, voyeuristi o facendo ricorso alla prostituzione. Quando ci si rende conto di non riuscire ‘a fare a meno di’ uno di questi atteggiamenti è opportuno rivolgersi a uno specialista”.
Qual è il percorso che queste persone devono affrontare per uscire da questa dipendenza? “La base di partenza terapeutica, anche se varia da caso a caso, in linea generale è quella che si usa per le altre dipendenze. Certamente sarebbe utile trovare una causa di origine del problema, ma non sempre si riesce a individuare. Tutti noi, infatti, nasciamo come individui sessualizzati e questo vuol dire che spesso la causa dietro un nostro comportamento è talmente remota da non poter essere individuata. Ecco perché- spiega la sessuologa- molto spesso in terapia psicosessuologica si finisce per lavorare molto di più sul sintomo che su una sua possibile causa. In questi casi, dunque, diventa fondamentale lavorare sia sulla componente ossessiva che su quella compulsiva, al fine di far apprendere al paziente una modalità più funzionale di incanalare l’impulso sessuale. Le terapie che hanno un approccio pratico, tipo quelle cognitivo-comportamentali o le ‘brevi-strategiche’, aiutano a gestire molto bene queste dinamiche e hanno una buona efficacia sia nel breve che nel lungo termine. Ecco perché nel caso di Melissa Satta non possiamo parlare di dipendenza dal sesso!”.
Forse nel caso della show girl c’è piuttosto invidia? Secondo la sessuologa Spina “forse sì, dell’invidia potrebbe esserci. Ricordiamo che sono entrambi molto belli, ammirati, affermati e spesso si cade nell’errore di fare una diagnosi di dipendenza sessuale proprio perché il desiderio sessuale non è qualcosa di standardizzato o uguale per tutti.
Faccio un esempio: se una persona ha voglia di fare sesso due volte a settimana mentre il suo partner 5 volte non vuol dire che quest’ultimo abbia una ‘dipendenza da sesso’. Vuol dire solo che ha un desiderio sessuale più alto della sua donna/uomo. Ricordiamo poi che, nel caso della dipendenza, la mancanza di sesso si traduce in un disagio tanto da dover trovare un modo che permetta di realizzare a tutti i costi il proprio impulso. E’ questa la discriminante tra un desiderio un pò più spiccato e la patologia vera e propria”.
La farmacologia può venire in aiuto? “Non è necessariamente prevista una cura farmacologica. Ci devono essere altre condizioni. Per esempio, negli stati di dipendenza sessuale- sottolinea la Spina- ci può essere la condizione dell’erotomania. Nell’immaginario comune l’erotomane è una persona che si masturba tanto. Nel linguaggio più tecnico questo termine indica un vero e proprio delirio erotico in cui, per esemplificare, si è che convinti che tutti siano innamorati di lei/lui, soprattutto vip, persone di un certo livello sociale e personaggi tv. In casi del genere il trattamento farmacologico può essere utile per tenere sotto controllo lo stato di delirio. Così come un aiuto farmacologico potrebbe essere utile nei casi in cui si sviluppino altre condizioni cliniche concomitanti come attacchi d’ansia, attacchi di panico o veri e propri disturbi dell’umore invalidanti per la vita di tutti i giorni. Tolti casi di questo tipo la sola terapia psicosessuologica può essere sufficiente”, conclude Spina.