• Mer. Mar 12th, 2025

NUOVA TECNICA MICRO PER CURARE ARTROSI GINOCCHIO AL RIZZOLI DI BOLOGNA

Messa a punto a Bologna una nuova tecnica, in versione micro, per curare l’artrosi al ginocchio, con l’obiettivo di allontanare l’operazione chirurgica e l’installazione di una protesi, soprattutto nei cosiddetti grandi anziani. A varare questo trattamento è l’Istituto ortopedico Rizzoli, che ha finora eseguito otto interventi di questo tipo.

La tecnica, chiamata ‘Tame’ (Transcatheter arterial micro-embolization), consiste nell’introduzione attraverso l’arteria femorale di tubicini (cateteri, appunto) che fanno arrivare alle arterie periferiche sostanze in grado di fermare l’infiammazione in corso. L’efficacia del trattamento dipende da ogni singolo caso e ha una durata variabile (da alcuni mesi fino all’anno), ma può essere ripetuto.

Questo procedimento è reso possibile anche dalla presenza al Rizzoli di una sala dotata di un angiografo digitale, una tomografia computerizzata a 128 strati con doppia energia e di un ecografo per la localizzazione delle strutture anatomiche più superficiali, per un investimento complessivo di due milioni di euro. “Al momento si trattano con la ‘Tame’ solo forme infiammatorie che non hanno una certa indicazione di trattamento chirurgico per la protesi o nelle quali l’intervento è sconsigliato- spiega Giancarlo Facchini, responsabile della Radiologia interventistica angiografica del Rizzoli- tra questi pazienti, il trattamento non è comunque applicabile a tutti.

Viene preso in considerazione se le altre opzioni standard (oltre all’intervento chirurgico, infiltrazioni, fisioterapia) non sono percorribili o non hanno avuto esiti positivi. Questa tecnica rappresenta un’opzione in più, già avvalorata da pubblicazioni scientifiche a livello internazionale, da eseguire solo dopo aver considerato le altre soluzioni di trattamento e dopo accurata valutazione specialistica”.

Il percorso che può portare all’utilizzo della ‘Tame’ segue quindi un iter ben stabilito, spiega ancora il Rizzoli, che prevede innanzitutto una visita ortopedica, in seguito una valutazione multidisciplinare fra specialisti e infine, se viene ritenuta opportuna questa opzione, il consulto e la valutazione di fattibilità dell’equipe dei radiologi interventisti angiografisti. L’Istituto ortopedico di Bologna “si conferma all’avanguardia anche nello sviluppo di questa nuova tecnica mini-invasiva, sicura ed efficace nei casi in cui è indicata- commenta Andrea Rossi, direttore generale del Rizzoli- in particolare, nei pazienti più giovani, la microembolizzazione può consentire di procrastinare l’intervento di sostituzione protesica, e può risultare utile anche nel caso di grandi anziani, per i quali il rischio della sala operatoria può risultare troppo elevato o che hanno minori possibilità di recupero della funzionalità”.

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