Il ministero della Salute dell’Uganda, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e altri partner hanno lanciato il primo studio clinico di efficacia per un vaccino contro l’Ebola della specie sudanese del virus.
La novità, celebrata nel corso di una cerimonia ospitata nella capitale Kampala, arriva a una velocità senza precedenti per uno studio randomizzato di un vaccino nell’ambito di una emergenza, grazie a una preparazione avanzata della ricerca e, allo stesso tempo, alla piena conformità ai requisiti normativi ed etici nazionali e internazionali. Si tratta del primo studio chiamato a valutare l’efficacia clinica di un vaccino contro la malattia da virus Ebola Sudan e del primo studio clinico del vaccino durante un’epidemia.
I principali ricercatori della Makerere University e dell’Uganda Virus Research Institute (Uvri), con il supporto dell’Oms e di altri partner, hanno lavorato instancabilmente per preparare la sperimentazione in quattro giorni da quando lo l’epidemia è stata confermata. Il 30 gennaio scorso, infatti, il ministero della Salute dell’Uganda ha dichiarato un’epidemia di malattia da virus sudanese (Svd) a seguito della conferma da parte di tre laboratori di riferimento nazionali. Il paziente si era presentato con segni e sintomi tra il 20 e il 21 gennaio ed è morto il 29 gennaio presso il National Referral Hospital di Kampala. Al 30 gennaio 2025 sono stati identificati 45 contatti, tra cui 34 operatori sanitari e 11 familiari. Il caso confermato riguarda un infermiere adulto che inizialmente ha sviluppato sintomi simili alla febbre e ha cercato cure presso un guaritore tradizionale e presso diverse strutture sanitarie.
L’uomo si è presentato con febbre alta, dolore al petto e difficoltà respiratorie, con sintomi insorti tra il 20 e il 21 gennaio, che in seguito sono progrediti in sanguinamento inspiegabile da più parti del corpo. Il paziente ha avuto un’insufficienza multiorgano ed è morto il 29 gennaio al National Referral Hospital. La malattia da virus sudanese appartiene alla stessa famiglia della malattia da virus Ebola. È causata dal virus sudanese (Sudv), è una patologia grave con un’elevata mortalità dal 41% al 70% nelle epidemie passate. In assenza di vaccini e terapie autorizzati per la prevenzione e il trattamento della Svd, il rischio di un potenziale impatto grave sulla salute pubblica è elevato.
Un’assistenza e un trattamento di supporto tempestivi per i pazienti possono aumentare le possibilità di sopravvivenza da una malattia grave. Il vaccino candidato è stato donato da Iavi, che ha condotto studi per la sicurezza e l’immunogenicità, con il sostegno finanziario dell’Oms, della Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (Cepi), dell’International Development Research Centre (Idrc) del Canada, dell’Health Emergency Preparedness and Response Authority (Hera) della Commissione europea e con il supporto degli Africa Centres for Disease Control and Prevention (Africa Cdc).
Il direttore generale dell’Oms, il dottor Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha spiegato che “si tratta di un risultato fondamentale per una migliore preparazione alle pandemie e per salvare vite quando si verificano epidemie. Tutto questo è possibile grazie alla dedizione degli operatori sanitari ugandesi, al coinvolgimento delle comunità, del ministero della Salute dell’Uganda, della Makerere University, dell’Uvri e agli sforzi di ricerca guidati dall’Oms che hanno coinvolto centinaia di scienziati attraverso la nostra rete di ricerca e sviluppo”. “Ringraziamo i nostri partner per la loro dedizione e cooperazione- ha aggiunto- da Iavi per aver donato il vaccino, a Cepi, EU Hera e Idrc del Canada per i finanziamenti e Africa Cdc per l’ulteriore supporto. Senza di loro, questo enorme risultato non sarebbe stato possibile”.