Uno studio curato da AdRes, Health Economics & Outcome Research e presentato al recente congresso ISPOR tenutosi a Barcellona (17-20 Novembre 2024) sottolinea il risparmio per il Sistema Sanitario Nazionale italiano, generato dall’anticorpo farmaco-coniugato Polatuzumab indicato in prima linea per il trattamento del Linfoma Diffuso a Grandi Cellule B, ad un anno dalla sua approvazione e rimborsabilità in Italia.
Polatuzumab in combinazione con rituximab, ciclofosfamide, doxorubicina e prednisone (R-CHP) è stata la prima terapia recentemente rimborsata in Italia per il trattamento di pazienti adulti con Linfoma Diffuso a Grandi Cellule B (DLBCL), non pretrattato e con un punteggio dell’Indice Prognostico Internazionale (IPI) di 3-5.Il DLBCL rappresenta una forma aggressiva e complessa di malattia, costituendo la variante più diffusa di linfoma non Hodgkin in Italia (circa il 30% delle nuove diagnosi). Ogni anno, infatti, si contano oltre 500.000 nuove diagnosi a livello mondiale e circa 13.200 in Italia.
Il follow up a 5 anni dello studio Polarix, presentato nell’ultimo congresso mondiale di ematologia ASH, conferma il beneficio dell’innovativo anticorpo farmaco-coniugato nella riduzione del rischio di progressione della malattia (Progression Free Survival – PFS) del 23% rispetto al trattamento R-CHOP
“L’approvazione da parte di AIFA di polatuzumab in combinazione con R-CHP sta rappresentando e rappresenterà una svolta significativa per i pazienti italiani affetti da linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL) – dichiara il Professore Pier Luigi Zinzani, Direttore Istituto di Ematologia “L. e A. Seràgnoli”, Università di Bologna – Questa terapia, la prima approvata negli ultimi 20 anni, rappresenta ormai lo standard di cura per i pazienti di prima linea con IPI 3-5. La sua efficacia superiore ad R-CHOP in termini di sopravvivenza libera da progressione è stata confermata dalla pubblicazione del follow up a 5 anni dello studio registrativo Polarix al recente congresso mondiale di ematologia ASH. La pubblicazione fa ben sperare anche perché la sopravvivenza globale a 5 anni mostra un trend favorevole per i pazienti trattati con Pola-R-CHP”. Inoltre, i pazienti trattati con polatuzumab in prima linea DLBCL, ad un follow up di 5 anni, ricevono molti meno (-23%) trattamenti anti-linfoma successivi (sistemici, radioterapici, autotrapianto e CAR-T) rispetto ai pazienti trattati con R-CHOP, con un impatto importante anche in termini di qualità di vita.
I pazienti trattati con polatuzumab ottengono migliori risultati nella gestione della malattia e il Sistema Salute ne beneficia in termini di sostenibilità, tema sempre più cruciale per il futuro della sanità pubblica. La riduzione di terapie successive alla prima linea ha un impatto positivo in termini di contenimento dei costi associati, come viene per la prima volta analizzato e misurato grazie ad uno studio condotto da AdRes, Health Economics & Outcome Research di Torino, ad un anno dalla rimborsabilità della terapia nel nostro Paese. Dall’analisi emerge come la minore probabilità – osservata nel trial registrativo – di ricorrere alle linee successive alla prima nei pazienti trattati con Pola-RCHP rispetto a quelli trattati con R-CHOP, insieme alla riduzione del numero di terapie nel paziente che progredisce (2,26 contro 3,13, rispettivamente), determina un risparmio medio stimato di 12.300€ per paziente nel primo anno.
“Adottare un approccio basato sul valore complessivo delle tecnologie sanitarie (Value-Based Healthcare) significa investire in soluzioni innovative ed efficaci che apportano benefici concreti all’intero sistema Paese – afferma Andrea Marcellusi, Presidente dell’ISPOR Italy Chapter Roma e docente presso il Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell’Università degli Studi di Milano – In una prospettiva di programmazione sanitaria, l’impiego di tecnologie ad alto valore, come Pola-R-CHP, consente non solo di migliorare significativamente la qualità di vita dei pazienti, ma anche di ridurre i trattamenti per linee successive, generando un risparmio di oltre 60 milioni di euro in tre anni per il Servizio Sanitario Nazionale”. Tale risparmio consente di compensare e mantenere sostenibile l’investimento per mettere a disposizione dei pazienti italiani l’innovazione terapeutica rappresentata da polatuzumab, ottenendo un maggior controllo della malattia e migliorando il patient journey oltre la prima linea, nei soggetti a maggior rischio di progressione.
“La ricerca ci rende continuamente partecipi di un momento che nella cura dei tumori del sangue definirei magico, aumentando l’aspettativa e la qualità della vita, per alcune patologie in modo significativo a cui non eravamo abituati fino a poco tempo fa. Cronicizzazione e guarigione sono parole finalmente sdoganate nel lessico dell’ematologia oncologica – commenta Davide Petruzzelli, Presidente La Lampada di Aladino ETS – In questo scenario, considerando che stiamo ridisegnando l’intero nostro sistema sanitario, è necessario da un lato offrire cure sempre più di prossimità per migliorare la qualità del tempo di chi cura e di chi viene curato, dall’altro misurare con attenzione l’impatto del valore dell’innovazione, in un’ottica di sostenibilità quantomai necessaria per continuare a garantire cure a tutti, secondo l’universalismo che finora siamo riusciti a garantire”. Investire costantemente in ricerca, portando significativi benefici per i pazienti e il Sistema Salute, rappresenta una priorità per Roche, azienda farmaceutica storicamente impegnata nell’ambito dell’onco-ematologia.
“Da oltre 20 anni Roche è in prima linea nello sviluppo di soluzioni terapeutiche innovative per i pazienti affetti da malattie ematologiche maligne e non. Siamo stati pionieri nella ricerca di soluzioni terapeutiche per i Linfomi Non Hodgkin. Nell’ultimo anno abbiamo messo a disposizione nuove molecole, innovative. È importante poter agire anche fin dalle fasi precoci della malattia – dichiara Anna Maria Porrini, Direttore Medico Roche Italia – Siamo consapevoli che oggi più che in passato e ancora di più nel prossimo futuro, la sfida per la ricerca farmaceutica sia quella di riuscire a creare valore con soluzioni terapeutiche capaci di rispondere a bisogni clinici insoddisfatti e fare la differenza nelle vite dei pazienti, garantendo, al tempo stesso, che l’accesso all’innovazione possa essere equo e sostenibile per il Sistema Salute e per la collettività”.
Polatuzumab vedotin
Polatuzumab vedotin è un coniugato anticorpo-farmaco (ADC, antibody-drug conjugate) anti-CD79b first-in-class. La proteina CD79b viene espressa specificamente nella maggior parte dei linfociti B (cellule immunitarie coinvolte in alcuni tipi di linfoma non Hodgkin), il che la rende un target promettente per lo sviluppo di nuove terapie. [1],[2] Polatuzumab vedotin si lega alle cellule tumorali, come quelle che esprimono CD79b, e le distrugge attraverso la somministrazione di un agente antitumorale, che si ritiene riduca al minimo gli effetti sulle cellule normali.[3],[4] Polatuzumab vedotin è stato sviluppato da Roche utilizzando la tecnologia Seagen ADC, ed è attualmente in fase di studio per il trattamento di diversi tipi di linfoma non Hodgkin.
Il Linfoma Diffuso a Grandi Cellule B (DLBCL)
Il DLBCL è la forma più comune di linfoma non Hodgkin (NHL), rappresentando circa un terzo dei casi di NHL.[5] Il DLBCL è una forma aggressiva (a crescita rapida) di NHL.[6] Sebbene risponda generalmente al trattamento di prima linea, fino al 40% delle persone avrà una ricaduta o una malattia refrattaria, momento in cui le opzioni di terapia salvavita sono limitate e la sopravvivenza è breve.6 Si stima che circa 150.000 persone in tutto il mondo siano diagnosticate con DLBCL ogni anno[7].
[1] Dornan D, et al. Therapeutic potential of an anti-CD79b antibody-drug conjugate, anti-CD79b-vc-MMAE, for the treatment of non-Hodgkin lymphoma. Blood 2009;114:2721-29.
[2] Pfeifer M, et al. Anti-CD22 and anti-CD79B antibody drug conjugates are active in different molecular diffuse large B-cell lymphoma subtypes. Leukemia 2015;29:1578-86.
[3] Ducry L, et al. Antibody-drug conjugates: linking cytotoxic payloads to monoclonal antibodies. Bioconjug Chem 2010;21:5-13.
[4] ADC Review. What are antibody-drug conjugates? [Internet; op.cit. luglio 2021]. Disponibile all’indirizzo: https://adcreview.com/adc-university/adcs-101/antibody-drug-conjugates-adcs/.
[5] World Health Organization Classification of Tumours of Haematopoietic and Lymphoid Tissues. IARC Press; 2008.
[6] Maurer JM, et al. Event-free survival at 24 months is a robust end point for disease-related outcome in diffuse large B-cell lymphoma treated with immunochemotherapy. J Clin Oncol 2014;32:1066-73.
[7] Globocan 2020. World Fact Sheet. [Internet; op.cit. luglio 2021]. Disponibile all’indirizzo: http://gco.iarc.fr/today/data/factsheets/populations/900-world-fact-sheets.pdf