L’Italia è il fanalino di coda in Europa per quanto riguarda il numero di professori ordinari in Pediatria con curriculum scientifico e clinico in ambito neonatologico.
È quanto emerge da una indagine effettuata nel 2024 dalla Società Europea di Rianimazione Neonatale e Pediatrica, che fotografa una situazione preoccupante: l’Italia conta solo 9 professori ordinari di Neonatologia, contro i 20 del Regno Unito, i 30 della Germania e i 35 della Francia. Anche in rapporto alla popolazione, i dati non migliorano, con il nostro Paese superato da nazioni come Romania, Olanda, Svizzera e Grecia. Peggio dell’Italia, tra i Paesi analizzati, solo la Spagna.
“In Italia sarebbero necessari almeno il doppio dei professori ordinari. Bisogna colmare questo gap- fa sapere il professor Massimo Agosti, presidente della Società Italiana di Neonatologia (SIN), ordinario di Pediatria presso l’Università degli Studi dell’Insubria e direttore della Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale all’Ospedale Del Ponte di Varese, nel corso di una intervista alla Dire- La Neonatologia è una branca giovane della pediatria, che ha conosciuto un grande sviluppo negli ultimi anni. In passato- spiega il professor Agosti- i neonatologi si formavano sul campo, ma oggi questo non basta più. Serve una filiera accademica strutturata, dal ricercatore, passando per il professore associato, fino all’ordinario. Si pensi che in Italia, i professori ordinari in Pediatria sono sei volte più numerosi rispetto a quelli di Neonatologia e che le scuole di specializzazione in Pediatria sono 38”.
Il presidente della SIN sottolinea quindi l’importanza strategica della Neonatologia, una disciplina cruciale nei primi 1.000 giorni di vita del bambino, dal concepimento ai due anni: “È il ponte tra ostetricia e pediatria”. Per affrontare il problema servono dunque “più investimenti, un dialogo maggiore tra istituzioni nazionali e regionali e una collaborazione sempre più stretta tra neonatologi e pediatri”. Ma non basta, avverte Agosti: “In Italia serve un cambio culturale. Non è un caso che Italia e Spagna, ultime in questa classifica, abbiano anche uno dei tassi di fertilità più bassi d’Europa. Al contrario, ad esempio in Francia, dove l’attenzione alla Neonatologia è globalmente cresciuta, si è registrato un miglioramento del tasso di fertilità. Evidentemente, i numeri raccontano una storia che non possiamo ignorare. Proprio per questo, se si vogliono mantenere i risultati eccellenti in termini di sopravvivenza che ci pongono tra i primi paesi in Europa e nel mondo, bisogna investire sulla Neonatologia, in tutti i suoi ambiti- conclude- quindi anche in quello universitario”.