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SANITA’. LOMBARDIA CAPITALE DELLE SCIENZE DELLA VITA: SETTORE DA 85 MILIARDI

La filiera lombarda ha saputo uscire rafforzata dalla pandemia, sperimentando una crescita economica robusta già emersa dai dati della precedente edizione del rapporto: il valore della produzione, del resto, ha raggiunto, nel 2022, quasi gli 85 miliardi di euro, segnando un incremento del +17,5% rispetto al 2019.

Il valore aggiunto sfiora i 30 miliardi di euro, in crescita del +16,4%, più che nell’intero Paese, dove la variazione è del +13,8%; il valore aggiunto diretto e indotto attivato dalla filiera Life Science lombarda incide, inoltre, per il 2,5% sull’intero PIL nazionale. Queste sono le evidenze maggiori fotografate dalla nuova edizione del rapporto ‘La rilevanza della filiera Life Sciences in Lombardia: benchmarking tra regioni italiane ed europee’, una analisi realizzata con cadenza biennale dal Centro Studi di Assolombarda, in collaborazione con le principali associazioni di categoria, Cergas-Bocconi e Cluster lombardo scienze della vita, per esplorare l’impatto economico e le tendenze di sviluppo di questa filiera.

L’indagine è stata illustrata nella sede di Assolombarda, nel corso del ‘Milano Life Science Forum 2024’, la settima edizione dell’evento annuale dedicato alle Scienze della Vita promosso dall’associazione in partnership con il Cluster lombardo scienze della vita. Quello delle Life Science è un comparto che, come osservano dall’associazione, in Lombardia si conferma un driver di sviluppo per il Sistema sociosanitario regionale, avvalendosi di un forte asse pubblico-privato: il modello contribuisce a garantire standard di cura e di efficacia clinica elevati, garantendo una qualità di vita più elevata rispetto alla media nazionale. Un sistema integrato che garantisce un elevato tasso di innovazione sanitaria, oltre che competenze di alto profilo, generando un valore aggiunto pari al 12,6% dell’intero PIL regionale; uno scenario possibile grazie all’impegno profuso dalle imprese presenti che, complessivamente, rappresentano 1/3 della filiera pharma e medtech nazionale.

Al Forum hanno preso parte, oltre al presidente Alessandro Spada, e al vicepresidente con delega alle Life Science, Sergio Dompé, anche il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, l’assessore regionale al Welfare, Guido Bertolaso, e l’assessore regionale all’Università, Ricerca, Innovazione Alessandro Fermi.

“I dati del nuovo rapporto sulla filiera ‘life science’ consentono di celebrare con orgoglio la Lombardia come una delle regioni leader in Italia e in Europa per innovazione e sviluppo’, ha sottolineato Fontana. Questo successo per il presidente ‘è il frutto di un ecosistema unico che valorizza la collaborazione tra pubblico e privato’, e ‘ne è un esempio il cluster lombardo scienze della vita, una rete di attori europei, nazionali e regionali impegnati in una visione di sistema. Un comparto così fiorente, con impatti così importanti per l’economia e la vita dei cittadini, merita maggiore libertà di azione. Quella che potremmo avere con l’Autonomia differenziata, che potrà finalmente liberarci da vincoli burocratici che limitano le nostre potenzialità’.

Come ricorda il vicepresidente con delega alle Life Sciences, Sergio Dompé, la spesa sanitaria complessiva per cittadino in Italia sfiora i 2.947,1 euro, mentre in Germania raggiunge quasi 5.316,9 euro e in Francia oltre 4.309,8 euro. ‘Eppure, nonostante questi gap, la nostra aspettativa di vita- precisa- risulta più elevata rispetto ai benchmark e la mortalità infantile più bassa’. In questo scenario, come rileva Dompé, ‘i dati indicano la Lombardia come un modello per l’intero sistema: il merito è dell’asse pubblico-privato ma anche della sinergia tra università, ospedalità e imprese, che collocano la nostra regione al primo posto per addetti, brevetti e ricerche cliniche’.
La Lombardia si riafferma anche come hub primario nazionale delle Scienze della Vita, distinguendosi tra i maggiori player in Europa: qui, d’altra parte, risiede un sesto della popolazione nazionale e si registrano ben il 19% degli addetti, il 26% del valore aggiunto e il 31% del valore della produzione della filiera italiana.

Un confronto che regge anche con le altre regioni continentali rilevanti per insediamenti Life Science, ossia Cataluña, Baden-Württemberg e Île de France: l’industria farmaceutica lombarda spicca per un valore aggiunto per abitante superiore a tutti i benchmark e pari a 695 euro. In base ai risultati della ricerca, significativo, sui mercati internazionali, è anche il posizionamento dell’industria farmaceutica lombarda. L’export ammonta, infatti, a 9,8 miliardi di euro nel 2023, più della regione francese (9,2 miliardi di euro) e di quella spagnola (9 miliardi): l’incremento lombardo del +28,3% rispetto al 2019 è secondo solo a quello eccezionale della Cataluña (+41,4%). Relativamente ai servizi sanitari, il valore aggiunto pro-capite cresce in Lombardia del +9,1% tra il 2019 e il 2022, più che in Cataluña dove flette del -4,9%. Nel 2022 il valore della produzione e il valore aggiunto dell’industria lombarda superano rispettivamente i 38 e gli 11 miliardi di euro, in aumento più che nel totale nazionale e rispettivamente del +28,7% e +26,8% rispetto al 2019. In Lombardia, mostra l’analisi del Centro Studi Assolombarda, l’industria attiva da sola il 45,2% del valore della produzione e il 37,1% del valore aggiunto dell’intera filiera Life Science regionale; incidenze decisamente superiori a quanto rilevato in Italia e, soprattutto, con un contributo in crescita.

Estremamente interessante è anche l’analisi sull’attività svolta dalle imprese industriali in Lombardia, driver di salute e attrattori di innovazione per il cittadino. Considerando le 77 maggiori aziende lombarde (fatturato superiore ai 100 milioni di euro), il 66% di esse ha una attività produttiva in regione, il 55% svolge trial clinici, mentre una quota sempre importante ma più ridotta, pari al 39%, ha qui un centro di ricerca aziendale.
Ulteriore rilievo dell’analisi riguarda la rilevanza strategica dei servizi sanitari e socio-assistenziali. I servizi sanitari rappresentano il 54% del valore aggiunto e il 35% del valore della produzione dell’intera filiera lombarda; inoltre, il settore si caratterizza per dinamica positiva nelle sue dimensioni tra il 2022 e il 2019: +8,3% il valore aggiunto, +8,5% il valore della produzione. I servizi sanitari lombardi attivano il 18,3% del valore aggiunto nazionale del settore, esprimendo una incidenza superiore rispetto a quella della popolazione: questo deriva, da un lato, dall’attrattività verso pazienti non residenti grazie ai centri di alta specialità qui presenti, dall’altro, da una maggiore offerta sanitaria privata.

Nel contesto nazionale, la Lombardia è polo rilevante della ricerca, realizzando più di un quinto (il 22%) delle pubblicazioni italiane del settore e attivando la metà dei trial clinici farmacologici. Secondo lo studio, l’ambito “Clinical & Life Science” è altamente prolifico nelle regioni benchmark considerate e in Lombardia rappresenta il 47% di tutti gli articoli pubblicati nel 2023. Allargando al benchmark europeo, la Lombardia registra 785 articoli ‘Clinical & Life Science’ per milione di abitanti nel 2023, un numero inferiore ai peer europei, ma con un divario in riduzione negli ultimi anni grazie alla più elevata intensità di incremento: +31,3% gli articoli scientifici pubblicati dagli enti lombardi nel 2023 rispetto al 2015. In termini di qualità della ricerca, la Lombardia ha una quota di articoli altamente citati (1,9% del totale) simile a quella del Baden-Württemberg e non troppo distante dalla Cataluña top performer (2,9%).

“Oggi in Lombardia- ha concluso Gabriele Pelissero, presidente Cluster lombardo Scienze della Vita – la percentuale di cittadini con cronicità che vive in buona salute è più elevata rispetto alla media nazionale (il 50,9% in regione vs il 44,7% a livello nazionale)’, per questo la regione ‘si trova davanti ad un’importante sfida’, ossia ‘da un lato, quella di garantire sostenibilità e risorse al SSR per rispondere a bisogni di salute sempre più emergenti, anche alla luce del cambiamento demografico e, dall’altro, la capacità di competere con le Regioni d’Europa sulla capacità di attrarre fondi europei, investimenti privati, competenze e sviluppare brevetti e tecnologie avanzate’.

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