“Oggi il farmacista deve essere anche manager della sua azienda, una necessità collegata al fatto che, anche se i ricavi delle farmacie sono stabili, c’è un grandissimo innalzamento dei costi per implementare la farmacia dei servizi, quindi più personale e più investimenti. A profitti costanti e utili costanti c’è necessità di ‘managerializzare’ la farmacia per poter produrre più utili che coprono gli investimenti”.
È stato questo il punto di partenza, illustrato alla Dire da Mario Muzio, commercialista dello studio Farmadata e amministratore delegato di Farma.Invest, dell’incontro dal tema “10 regole per una farmacia profettivile”, svolto nell’ambito di Pharmexpo, il Salone dell’industria farmaceutica che si è tenuto nella Mostra d’Oltremare di Napoli dal 25 al 27 ottobre. Dieci le regole illustrate anche “provocatoriamente” da Farmadata.
“Il vero manager – spiega Muzio – non deve essere soprattutto un uomo di numeri, ma è quello che sceglie la strategia più giusta”. Deve, cioè, ritornare “alla sua attività core, stare al banco, abbandonare il web, la distribuzione all’ingrosso, prestare attenzione alle performance dei collaboratori, ottimizzare il magazzino, aumentare il valore dello scontrino medio, fare un lavoro sugli equivalenti, e tanto altro. La farmacia sotto il profilo più professionale ha raggiunto l’apice, ma dal punto di vista del profilo economico c’è ancora tanta strada da fare”. In Italia si aprono mediamente 120 nuove farmacie ogni anno, negli ultimi 50 anni ci sono state 6mila farmacie in più, ma questo non accade in altri Paesi europei come la Germania e la Francia, dove le farmacie sono in continuo calo. Perché?
“Il farmacista, grazie alle sue competenze e alla sua bravura, ha occupato un posto importantissimo all’interno del Servizio Sanitario Nazionale, diventando una parte integrante. Negli altri Stati non accade questo, ma negli altri Stati c’è un Servizio Sanitario Nazionale che funziona”, afferma Muzio, che invita i farmacisti a “non ammalarsi della stessa patologia del Servizio Sanitario Nazionale”. Oggi, infatti, le performance del Ssn, se paragonate al resto d’Europa, collocano l’Italia in fondo alle classifiche: “Ultimi per tempo di attesa per diagnostica e ricoveri, ultimi per numero di infermieri, ultimi nella remunerazione del personale medico. Presto ci saranno 5 milioni di abitanti senza medico”. “In Italia – conclude – c’è un Ssn che ha tante pecche, in queste pecche ha trovato rilevanza il posizionamento della farmacia”.