• Sab. Dic 21st, 2024

Protezione in piombo per l’esame radiologico? Il più delle volte non serve. Anche quando il paziente è un bambino o una donna in gravidanza.

Ad affermarlo è l’Aifm, l’Associazione Italiana di Fisica Medica e Sanitaria che, a quattro anni esatti dalla pubblicazione del Documento di consenso intrasocietario sull’uso dei dispositivi di protezione individuale anti-X per i pazienti sottoposti a esami radiologici, in occasione della sesta Giornata Mondiale della Sicurezza del Paziente, indetta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità sul tema del miglioramento dei processi diagnostici per garantire la sicurezza dei pazienti, ha ribadito la sua posizione: basta impiego di routine del cosiddetto “grembiule di piombo” durante gli esami radiologici.

Una posizione ampiamente accettata dalla comunità scientifica nazionale e internazionale, ma ancora oggi disattesa nei fatti, specialmente quando si tratta di pazienti di giovane età (neonati, bambini e adolescenti) e di donne in stato di gravidanza. L’impiego del grembiule è diventato un’abitudine che offre una sensazione di maggiore sicurezza ai pazienti, mentre molto spesso il suo utilizzo è addirittura sconsigliato. La schermatura delle gonadi è stata introdotta nella pratica clinica oltre 70 anni fa, quando si credeva che anche l’esposizione alle radiazioni in ambito medico potesse danneggiare le cellule riproduttive come le cellule produttrici di sperma e gli ovuli, causando danni alla futura prole dei pazienti. Tuttavia, non ci sono prove che le radiazioni provenienti dall’imaging medico danneggino le cellule riproduttive come gli ovociti o quelle che producono sperma.

Inoltre, i progressi nella tecnologia dell’imaging medicale hanno notevolmente ridotto la quantità di radiazioni necessarie per creare un’immagine di qualità. Tuttavia, alcune delle funzionalità delle moderne apparecchiature non funzionano come previsto quando la schermatura si trova sul percorso del fascio di raggi X, il che potrebbe addirittura aumentare enormemente l’esposizione e compromettere l’esame qualora una parte anatomica venisse nascosta. Pertanto, questi progressi hanno reso la protezione del paziente una pratica che introduce più rischi che benefici. Aggiunge Carlo Cavedon, Presidente Aifm:

“Sebbene i pazienti si aspettino di essere schermati, perché è stata una pratica comune per molti decenni, è arrivato il momento di abbandonare questa abitudine. Abbiamo fatto molti progressi nelle attrezzature, la maggior parte delle moderne macchine a raggi X, fluoroscopia e TC sono in grado di determinare automaticamente la quantità di radiazioni da utilizzare in base alla parte del corpo da sottoporre a imaging. Se uno scudo si intromettesse, ciò potrebbe significare un aumento della dose di radiazioni. Sappiamo anche di più sugli effetti delle radiazioni sul corpo umano e sul fatto che alcune parti del corpo, come i testicoli e le ovaie, sono meno sensibili alle radiazioni di quanto pensassimo. Chiediamo uno sforzo di tutto il comparto perché si abbandoni questa pratica, oggi più rischiosa che utile”.

Come in tutte le aree della medicina, l’impiego di dispositivi di sicurezza deve essere valutato caso per caso, considerando il rapporto rischi-benefici per il paziente. Per questo motivo, Aifm sostiene l’interruzione dell’impiego del “grembiule di piombo” come pratica di routine e un suo utilizzo soltanto quando richiesto da particolari circostanze. D’altra parte, se per il paziente deve essere effettuata una valutazione rischi-benefici, non è così per gli addetti ai lavori (medici e tecnici di radiologia) ed alle altre persone presenti durante l’esame, come genitori o accompagnatori nel caso dei minori. Non essendo i beneficiari del test, non è necessario che siano sottoposti ad alcun rischio: per loro resta fortemente consigliato, in caso di esposizione non dietro barriera, l’impiego dei dispositivi di sicurezza per tutta la durata dell’esame. 

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