L’impegno della Regione a sgonfiare i numeri degli accessi ai pronto soccorso si arricchisce di un ulteriore strumento: in Toscana da ottobre, e per sei mesi, verranno sperimentati i Pir, gli ambulatori di pronto intervento per trattare i casi non gravi.
Si occuperanno, dunque, di uno spettro ristretto di sintomi, abitualmente identificati con i codici minori d’emergenza in caso di accesso ospedaliero, che vanno dalle crisi di panico alle abrasioni, ai dolori muscolari, le distorsioni di un piede o le fratture di un dito, contusioni, torcicollo, punture di insetti, ma anche disturbi gastrointestinali, riacutizzazioni di malattie croniche, otiti, sinusiti, ferite superficiali senza bisogno di punti di sutura. Pensati come un pezzo fondamentale della riforma dell’assistenza territoriale, i Pir saranno di tre tipi: ambulatori di città, aperti 12 ore al giorno nelle case di comunità con accesso tramite il medico di famiglia o il numero unico 116117; presidi sanitari nei territori meno popolati; ambulatori in prossimità dei pronto soccorso.
All’interno opereranno medici della continuità assistenziale, ovvero le guardie mediche, insieme a infermieri in sinergia col dipartimento emergenza urgenza dell’ospedale e medici del dipartimento cure primarie. Il progetto si avvale, inoltre, della collaborazione dei medici di base. I Pir saranno forniti di adeguata strumentazione quali misuratori dei valori del sangue, test rapidi, farmaci, un ecografo e un elettrocardiografo. La prima fase riguarderà al momento l’Asl Centro. Gli ambulatori di città verranno sperimentati in effetti a Empoli, Prato, Pistoia, Firenze. A Figline, invece, verrà testato l’ambulatorio delle aree interne. Infine l’ospedale di Torregalli, fra Firenze e Scandicci, ospiterà gli ambulatori di prossimità col pronto soccorso.
“I Pir- spiega il presidente della Regione Eugenio Giani- saranno un po’ la nuova frontiera per la patologia acuta del cittadino, che, in caso di codici minori, anziché rimanere in coda per ore e ore al pronto soccorso, con i casi più gravi che giustamente hanno precedenza, potrà più velocemente essere curato. Una volta a regime considereremo la possibilità di replicare l’esperienza in altri territori”.