Un software dotato di intelligenza artificiale e un dispositivo a misura di ambulatorio, per ridurre di almeno un terzo i ricoveri delle persone affette da scompenso cardiaco.
È il progetto di ricerca europeo, chiamato Biotool-Chf, finanziato dal bando Horizon con 9,6 milioni di euro e per la prima volta guidato dall’Irccs Policlinico Sant’Orsola di Bologna, a capo di un gruppo internazionale composto da 23 tra centri di ricerca, università e ospedali di mezza Europa. In sintesi, l’obiettivo dei ricercatori è mettere a punto un programma informatico che grazie alla Ia, e sulla base di dati clinici, demografici e biochimici del paziente, presi grazie a una semplice goccia di sangue dal dito, è in grado di aiutare i medici a valutare lo stato di salute della persona e personalizzare la terapia. In questo modo, stimano gli scienziati, si può ridurre del 30% l’ospedalizzazione di questi pazienti. L’anno scorso sono state 14.000 le persone con insufficienza cardiaca ricoverate in Emilia-Romagna, il 10% del totale dei pazienti accolti in ospedale. Solo il Sant’Orsola di Bologna ha in carico ad oggi circa 1.800 persone con questa patologia.
Lo scompenso cardiaco, che ha una mortalità pari a quella dei tumori, ha come principale conseguenza dello scarso pompaggio da parte del cuore un forte problema di ritenzione dei liquidi. Ed è proprio questa la causa principale dei ricoveri. Grazie al nuovo dispositivo allo studio si potranno prevenire condizioni di congestione e regolare la terapia in base allo stato di salute del singolo paziente.
Al momento gli scienziati sono impegnati nella prima fase del progetto, ossia la costruzione dell’algoritmo e l’individuazione dei biomarcatori su cui dovrà basarsi. Dopodiché sarà sviluppato il software dotato di intelligenza artificiale. Infine il dispositivo, che sarà validato con uno studio che lo metterà a confronto con la normale pratica clinica. Se i risultati saranno positivi, sarà poi dato il via a un piano di sviluppo industriale del prodotto. Nel consorzio impegnato in questo progetto figura anche il Gruppo Ima. L’innovazione è stata presentata questa mattina al Sant’Orsola da Luciano Potena, coordinatore del progetto e direttore dell’unità operativa Insufficienza cardiaca e trapianti del Policlinico.
“Questo progetto ha la potenzialità di cambiare la pratica clinica nella gestione dello scompenso cardiaco cronico- afferma Potena- ed è un esempio virtuoso di efficace collaborazione tra enti di cura, ricerca e didattica pubblici e aziende private con obiettivi di produzione industriale”. Si tratta di un progetto che “guarda oltre l’ospedale- sottolinea la direttrice generale del Sant’Orsola, Chiara Gibertoni- e che non vede nel ricovero l’unico luogo di assistenza. L’ospedale non deve guardare solo a se stesso, ma anche alla continuità col territorio”. Plaude l’assessore regionale alla Sanità, Raffaele Donini. “È un progetto che interessa tutto il mondo- commenta- la ricerca è globale e noi riusciamo a essere punti di riferimento per guidarla”.