Negli ultimi anni, stiamo assistendo ad un‘evoluzione dei percorsi di cura nel cancro: innovazioni terapeutiche e tecnologiche, approcci neoadiuvanti e formulazioni sottocutanee sono elementi chiave, che possono generare un impatto significativo sulla sopravvivenza, sulla qualità di vita dei pazienti e sull’efficienza dei centri ospedalieri per il Sistema Sanitario.
La rimborsabilità della combinazione di trastuzumab e pertuzumab più chemioterapia ha recentemente modificato il percorso decisionale terapeutico del tumore al seno HER2+ nel contesto neoadiuvante (pre-chirurgia). Conosciuta come doppio blocco, ha migliorato la sopravvivenza nelle pazienti ad alto rischio di recidiva. L’introduzione delle formulazioni sottocutanee rappresenta un’altra importante opportunità di ottimizzazione del percorso di cura. Rispetto alla formulazione endovenosa, riduce i tempi di allestimento, somministrazione, osservazione e i costi diretti e indiretti, con benefici sia per l’organizzazione del centro ospedaliero che per la qualità di vita delle pazienti. Gli eventi macroregionali DUAL ANSWHER2+, promossi da Roche, nascono per ospitare un dibattito sulle opportunità che queste innovazioni terapeutiche e tecnologiche offrono.
“La terapia neoadiuvante nel trattamento del tumore mammario HER2+ oggi consente un significativo miglioramento della sopravvivenza. – afferma Alberto Zambelli, Capo Sezione di Senologia Oncologica, Humanitas IRCCS, Rozzano (MI) – “In particolare, nei soggetti ad alto rischio, non somministrare questa opzione è uno svantaggio per la paziente. Con la disponibilità di pertuzumab in questo schema, resa possibile qualche mese fa, ci allineiamo alle migliori evidenze scientifiche e alle prassi cliniche già riconosciute e diffuse a livello internazionale”.
A conferma di come queste importanti opzioni terapeutiche stiano rivoluzionando i percorsi di cura, si registrano trend positivi (1): oggi le pazienti ad alto rischio che accedono ad un percorso neoadiuvante sono il 54% del totale delle donne con tumore HER2+ in fase precoce, percentuale che aumenta alla quasi totalità (85%) se rapportata alla sottopopolazione ad alto rischio (T>2 e/o N+), per la quale la combinazione è specificamente indicata. A livello macro-regionale, in Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria, si registra un dato anche superiore alla media nazionale (57% versus 54%, con un + 3%). E questo si traduce in benefici clinici: quasi il 60% delle pazienti ottiene una risposta patologica completa (1).
Diversa invece la situazione rispetto all’opportunità della formulazione sottocutanea, con percorsi che possono ancora essere ottimizzati, per cogliere a pieno tutti i vantaggi che questa opzione offre, permettendo una reale e vantaggiosa evoluzione del Sistema, solo se auspicabile per tutti.
“La formulazione sottocutanea a dose fissa evita errori di dosaggio, diminuisce il tempo di somministrazione e risulta più accettata dalla paziente, che si sente “meno malata” e, ove possibile, riceve le cure a casa. Nel caso del tumore al seno HER2+ in fase precoce, l’impatto è particolarmente rilevante, perché spesso si tratta di donne giovani, con una vita lavorativa, familiare e sociale attiva. Favorire una maggiore prossimità delle cure deve essere sempre più una priorità in oncologia, associando all’attenzione a terapie efficaci la possibilità di evitare o diminuire tossicità fisiche, psicologiche e finanziarie per i pazienti e le strutture ospedaliere, sempre più sotto pressione per l’elevato numero di prestazioni da garantire” – aggiungeMario Airoldi, direttore Struttura Complessa di Oncologia medica 2, Città della Salute e della Scienza, Torino e Coordinatore Area Ospedaliera Rete Oncologica Piemonte e Valle D’Aosta.
Le formulazioni sottocute offrono, infatti, una preziosa opportunità di efficientamento del Day Hospital (DH) oncologici, come testimonia Damiano Consoli, Infermiere Specializzato negli Accessi Vascolari, Ospedale San Martino, Genova: “Il nostro DH oncoematolologico è attivo da 4 anni ed è uno dei più grandi d’Italia. Con 300 pazienti al giorno, poter accorciare i tempi di attesa e permanenza comporta un miglioramento del servizio, sia per chi lo eroga, sia per chi lo riceve. Dal punto di vista logistico, abbiamo dovuto separare le stanze con le poltrone per le infusioni da quelle per la somministrazione sottocute: una riorganizzazione degli spazi superabile, a fronte delle energie liberate, grazie anche all’introduzione degli infermieri case manager, figure che si occupano di 4 o 5 pazienti al giorno, anche a domicilio, e sono l’interfaccia fra medico e somministratore. Auspichiamo di essere sempre più coinvolti, come infermieri, nelle riunioni collegiali dei medici”.
Un fattore chiave, infatti, per garantire un accesso ottimale ai nuovi percorsi è rappresentato dal team multidisciplinare o Breast Unit. Secondo Francesca Angela Rovera, Direttrice Centro di Ricerca in Senologia, Dipartimento di Medicina e Chirurgia, Università dell’Insubria, ASST Sette Laghi, “Nella maggior parte delle breast unit il chirurgo è la figura professionale che, per prima, incontra la paziente, quindi è importante che conosca il valore dell’approccio neoadiuvante, una strategia che è in grado di ridurre il rischio di diffusione della malattia, perché interviene con una terapia sistemica in sinergia con la chirurgia: il bisturi agisce localmente, dove c’è evidenza di malattia, mentre la terapia farmacologica interviene sulla massa tumorale. E questo consente di ottenere, nelle condizioni migliori, una risposta patologica completa e, in ogni caso, una riduzione dimensionale: interventi chirurgici che un tempo sarebbero stati demolitivi (mastectomia) diventano oggi interventi conservativi. La multidisciplinarietà favorisce la discussione pre e post-operatoria dei casi e permette una pianificazione ottimale, con la messa a punto di percorsi personalizzati per ogni paziente”.
Il tumore al seno
Il tumore al seno è la neoplasia più diffusa tra le donne e, con quasi 55mila nuovi casi ogni anno, si conferma il tumore più diagnosticato nel 2023 in Italia (2). A livello mondiale, le statistiche sono altrettanto significative: ogni 20 secondi si registra una nuova diagnosi (per un totale di 1,67 milioni di nuovi casi) e ogni 5 minuti muoiono di carcinoma mammario più di 3 donne (per oltre 500mila decessi annui) (3).
Circa il 20% delle pazienti (4) presenta un tumore al seno HER2+, una forma particolarmente aggressiva perché maggiormente in grado di recidivare e diffondersi in altri organi: nella maggioranza dei casi riesce ad essere diagnosticata quando il tumore è in stadio iniziale, per un totale di 8.200 donne con tumore al seno HER2+ in fase precoce in Italia (2).
Fonti:
- IQVIA per Roche (campione: n=240 oncologi, selezionato dalla lista di centri prescrittori di farmaci Roche, distribuito sul territorio nazionale tenendo conto di criteri di rappresentatività statistica)
- AIOM-AIRTUM, I numeri del cancro in Italia 2023
- Ferlay J, et al. [Online]. Da: http://globocan.iarc.fr
- Wolff AC, et al. Journal of Clinical Oncology 2013;31(31):3997-4013