Il distacco da casa e dalla famiglia, le violenze subite durante il lungo viaggio, lo stress e le barriere linguistiche. E poi le sindromi post-traumatiche una volta arrivati in Italia. Insomma i migranti, più dei cittadini residenti, sono soggetti a problemi di salute sia fisica che mentale.
A Bologna, ad esempio, nel reparto di psichiatria del Policlinico Sant’Orsola, è stato riscontrato un tasso di ricovero per gravi disturbi dell’area psicotica di una volta e mezzo maggiore per le persone con storia migratoria rispetto ai non-migranti. Tasso che diventa di cinque volte più elevato per i più giovani, cioè tra 15 i 24 anni. E’ uno dei dati emerso questa mattina durante il convegno organizzato in occasione della Giornata mondiale del rifugiato dal Centro studi e ricerca ‘Transcultural psychosomatic team’ dell’Alma Mater di Bologna.
“I giovani migranti- si spiega dall’Ateneo- hanno anche un rischio maggiore di quattro volte di ricevere un trattamento sanitario obbligatorio, rispetto ai nati a Bologna. La via di accesso al ricovero in psichiatria per i migranti è molto spesso il Pronto soccorso generale e una minore percentuale di questa popolazione, in confronto ai nati in Italia, è già seguita dai servizi di salute mentale del territorio al momento del ricovero”. Per questo, sostengono gli esperti dell’Alma Mater, “è necessario sostenere l’accessibilità alle cure territoriali e rafforzare i fattori socio-economici e psico-sociali di protezione della salute mentale quali il domicilio stabile, l’occupazione lavorativa e la rete sociale per questa fascia di popolazione, con evidenti ricadute in termini di risparmio di risorse sanitarie e di miglioramento della salute individuale e pubblica”.
Da alcuni studi condotti a Bologna e in Emilia-Romagna emerge infatti come “gli svantaggi sociali post-migratori, oltre che i traumi migratori, siano correlati a un aumentato rischio di malattie e disturbi psicofisici”, si spiega ancora dall’Alma Mater. “E’ un tema da affrontare con massimo rigore e massima efficienza”, sostiene Gianandrea Pasquinelli, direttore del Dipartimento di scienze mediche e chirurgiche dell’Università di Bologna, ricordando anche che le persone che arrivano spesso “sono eccellenze di salute”. Ciò che subiscono e che accade durante i lunghi viaggi che affrontano, infatti, “seleziona in maniera darwiniana la popolazione”.
Della salute dei migranti “si discute ancora molto poco purtroppo- afferma l’assessore al Welfare del Comune di Bologna, Luca Rizzo Nervo- il dibattito è spesso molto stereotipato” e incentrato su un “improprio collegamento tra la presenza dei migranti sul territorio e i problemi di sicurezza. Ma non dobbiamo cedere a una certa banalizzazione dilagante del dibattito pubblico, spesso anche strumentale”. Rizzo Nervo rivendica poi la “scelta in controtendenza” compiuta dall’area metropolitana di Bologna, dove è in un funzione un progetto di accoglienza Sai diffuso sul territorio. “Non ce n’è uno più grande”, sottolinea l’assessore, che rimarca tutti i servizi messi in campo a sostegno dell’accoglienza e dell’integrazione dei migranti. Perchè “il benessere non è solo un letto e un pasto caldo”.