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UNIVERSITÀ, PROGRAMMARE NUMERI SU FABBISOGNI MEDICI TRA 10 ANNI
“La sentenza del Tar Lazio dimostra in maniera inequivocabile che è necessario modificare l’accesso a Medicina. Noi 10 anni fa come Federazione chiedevamo al governo di aumentare i posti a Medicina, perché eravamo consapevoli che, nel 2024, molti più medici sarebbero andati in pensione rispetto al numero degli ingressi a medicina.
Oggi invece siamo a fare un discorso inverso. Diciamo al Governo: ‘Guardate che il numero degli accessi a medicina è esorbitante perché fra 10 anni andranno in pensione solo 7.000 medici mentre oggi abbiamo consentito l’accesso a quasi 20.000 medici’. Quindi programmare in maniera adeguata, soprattutto tenendo conto del fabbisogno di medici, è la via migliore per dare una risposta al sistema ma soprattutto non illudere i giovani”. Così Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, commenta la sentenza n. 863 del 17 gennaio 2024, con la quale il Tar del Lazio ha annullato i provvedimenti che hanno disciplinato le prove di ammissione alla facoltà di medicina per l’anno accademico 2023 e 2024, salvaguardando le posizioni di chi ha superato le prove e si è iscritto ai corsi. Oltre 3mila i ricorsi dei candidati che non avevano superato il test. “La sentenza del Tar Lazio- aggiunge ora Anelli- ha riportato nuovamente alla ribalta il tema dell’accesso dei giovani alla facoltà di medicina, tema oggetto non soltanto di riflessioni ma anche di dibattito politico”.
TIROIDE, L’ITALIA È ‘IODOSUFFICIENTE’
Dopo 15 anni di promozione dell’uso del sale iodato l’Italia è ‘iodosufficiente’, con una forte diminuzione dei rischi legati alla carenza nutrizionale di iodio, primi fra tutti il gozzo e la sua evoluzione in gozzo nodulare, anche se qualche criticità ancora rimane per la nutrizione iodica in gravidanza. – Si è potuto inoltre confermare che il programma nazionale di iodoprofilassi è sicuro. Lo ha registrato uno studio coordinato dall’Osservatorio Nazionale per il Monitoraggio della Iodoprofilassi in Italia dell’Istituto Superiore di Sanità , pubblicato dal Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism. Lo studio è stato condotto tra il 2015 e il 2019 su scala nazionale in collaborazione con il sistema di sorveglianza PASSI, gli Osservatori Regionali per la Prevenzione del Gozzo, i Laboratori Regionali di Screening Neonatale e l’Osservatorio Medicinali dell’Agenzia italiano del farmaco: il consumo di sale iodato è stato valutato su un campione di circa 165mila adulti e 1000 mense scolastiche, mentre su oltre 4300 ragazzi tra gli 11 e i 13 anni sono stati valutati la concentrazione di iodio nelle urine, la prevalenza di gozzo e di noduli tiroidei e anche la presenza di autoimmunità tiroidea. Su circa 200mila neonati è stata invece valutata la quantità dell’ormone tiroideo TSH, marcatore utilizzato per lo screening dell’ipotiroidismo congenito e utile per valutare l’apporto di iodio in gravidanza, mentre i casi di ipertiroidismo sono stati stimati indirettamente sulla base delle prescrizioni di metimazòlo, farmaco che viene usato per trattare questo problema.
ESPOSOMA, I NUOVI NEMICI DEL CUORE
I nemici del cuore e delle coronarie sono tanti e vanno ben al di là di quelli tradizionali, i cosiddetti fattori di rischio modificabili (colesterolo, diabete, ipertensione, fumo). Se di certo i grandi ‘classici’ non sono da trascurare, va anche detto che almeno il 15% degli infartuati non presenta alcun fattore di rischio noto. È dunque necessario allargare la visuale e far luce sui nuovi pericoli dai quali proteggersi. È quanto ha cercato di fare una interessante review pubblicata su European Heart Journal, che riassume i principali ‘nuovi’ rischi per il cuore nel nome-ombrello di ‘esposòma’. Tra i nuovi arrivati vanno considerati l’inquinamento (dell’aria, del suolo, dell’acqua, esposizione a sostanze chimiche), fattori socio-economici e psicologici (stress, depressione, isolamento sociale), ma anche malattie infettive come l’influenza e il Covid-19. “Sebbene negli anni i trattamenti contro i fattori di rischio tradizionali siano diventati sempre più efficaci e abbiano contribuito non poco a ridurre incidenza e conseguenze della cardiopatia ischemica – sottolinea il dottor Rocco Montone, cardiologo presso la Cardiologia Intensiva di Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS-Università Cattolica – questa resta la principale causa di morte nel mondo. Per questo l’attenzione si sta allargando dai fattori di rischio tradizionale, a tutto ciò che ci circonda, al mondo del quale siamo immersi, fatto di inquinamento, virus, problemi economici e psicologici che, a loro volta, possono contribuire in maniera sostanziale a determinare e perpetuare il problema ‘cardiopatia ischemica’. Questi fattori di rischio – prosegue il dottor Montone – interagiscono in modo imprevedibile, spesso potenziandosi tra loro. Ecco perché è necessario considerarli nella loro totalità , includendoli in questo nuovo paradigma dell’esposòma. La nostra review fa dunque il punto su come l’esposizione a lungo termine all’esposòma possa contribuire alla comparsa di cardiopatia ischemica e suggerisce quali potenziali strategie di mitigazione del rischio andrebbero messe in atto”.
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