Gli italiani desiderebbero avere una media di 2,62 figli, nella realtà la media è che se hanno 1,03 figli. Un gap che evidenzia la complessità delle dinamiche sociali, economiche e personali che influenzano e modellano le decisioni familiari riguardo alla procreazione.
Ipoteticamente, se ogni persona in Italia avesse in media 2,6 figli anziché 1.20, ci sarebbero circa 851.667 nascite all’anno rispetto alle 393.333 rilevate dall’Istat nel 2022. Da questo dato emerge che se le famiglie fossero poste in condizioni economico-sociali idonee, probabilmente si avrebbero più figli. E’ quanto emerge da uno studio di Unimamma.
L’indagine è stata condotta su un campione rappresentativo di 7.620 individui, di cui più del 99% donne. Il 76,22% del campione totale rientra nell’età tra i 31 e i 40 anni, mentre il 13.62% si colloca nella fascia tra i 19 e i 30 anni. Nella ricerca si evidenzia che le motivazioni che non hanno portato coppie con almeno un figlio ad averne altri sono varie, tra cui le tre principali sono: l’inconciliabilità con il lavoro (26,19%), le difficoltà economiche (19,31%) e la mancanza di aiuto da parte della famiglia allargata (10,08%). Dallo studio, inoltre, emergono altri dati: il 95.08% degli intervistati, infatti, lavorava prima della gravidanza, di questi però solo il 61,3% è rientrato a lavoro.
Tra le motivazioni dichiarate del mancato rientro a lavoro dopo la gravidanza sono emerse: una grande difficoltà a conciliare la vita privata con quella lavorativa (41,6%), il licenziamento (20,8%) e condizioni di lavoro modificate (14,01%). “Da questi dati emerge come il problema non sia soltanto la poca flessibilità che rende difficile il conciliare la vita privata con quella lavorativa, ma anche il persistere di situazioni quali licenziamenti, mancati rinnovi di contratti a termine e mobbing”, si spiega.
Lo studio fornisce dunque una panoramica sulle dinamiche che influenzano le scelte familiari nella società . La discrepanza tra il desiderio di una famiglia più numerosa e la realtà delle sfide quotidiane “sottolinea l’importanza di politiche e interventi che favoriscano un maggiore equilibrio tra lavoro, famiglia e realizzazione personale delle donne”, conclude Unimamma.