• Dom. Mar 2nd, 2025

Il Tar del Lazio “dichiari illegittimo il payback” sanitario degli anni 2015-2018, in modo da “dare un futuro alle imprese dei dispositivi medici del Paese e dare tempo al Governo di cancellare la norma”.

A lanciare l’appello sono sette associazioni di impresa: Aforp, Confapi salute università ricerca, Confimi Industria Sanità, Confindustria dispositivi medici, Conflavoro Pmi Sanità, Coordinamento filiera e Fifo Confcommercio. Le oltre 1.800 imprese di settore che hanno fatto ricorso dopo la sentenza della Corte costituzionale, ricordano le associazioni di categoria, ricorrono di nuovo al Tar “per sottolineare che la norma da una parte viola la normativa europea in materia di appalti pubblici e dall’altra è illegittima, perché ha fissato nel 2019 dei tetti di spesa sulle annualità 2015-2018 in ritardo e con effetti retroattivi”.

“Questa è l’ultima vera occasione- affermano le sette sigle- per bloccare un meccanismo assurdo che farà morire un comparto fatto di innovazione, ricerca e sviluppo di prodotti che salvano e migliorano la qualità della vita degli italiani. Se le piccole e media imprese saranno costrette a chiudere o ridurre drasticamente le attività, le grandi imprese saranno costrette a ritirare i propri investimenti in Italia e a spostarli in altri Paesi più attrattivi con un impoverimento della ricchezza, dell’occupazione e del Pil del nostro territorio”.

Le imprese, segnalano le associazioni di categoria, sono “già vessate dalla tassa dello 0,75% sul fatturato, dai costi esorbitanti dell’energia e dall’incubo dazi Usa”. Se avranno sulle spalle anche “l’ulteriore peso del payback- avvertono le sigle d’impresa- potranno non riuscire a garantire le forniture di dispositivi medici agli ospedali con danni irreparabili per la sanità, i cittadini e gli operatori sanitari”. Intanto la Regione Emilia-Romagna, dopo aver inviato l’avviso di pagamento alle imprese, prorogando però la scadenza al 31 dicembre 2025, conferma la volontà di aprire un tavolo di confronto con le imprese. E spera che il Governo metta presto mano alla norma. A ribadirlo è l’assessore alla Sanità, Massimo Fabi, questa mattina in commissione in Regione. Il 30 gennaio scorso, ricorda Fabi, insieme al vicepresidente Vincenzo Colla “abbiamo incontrato i vertici delle associazioni di categoria e li abbiamo rassicurati sulla possibilità di prorogare i pagamenti e abbiamo differito al 31 dicembre 2025 la scadenza”.

La sentenza della Corte costituzionale, spiega l’assessore, “è stata il punto di partenza dell’avvio del procedimento amministrativo di recupero delle somme. Atti dovuti che sono stati poi impugnati da alcune imprese che hanno chiesto la sospensione cautelare”. La norma sul payback, continua Fabi, “rischia di creare problemi sia al pubblico che al privato. Per questo proseguirà l’impegno, insieme alle aziende, per la sua abrogazione da parte del Governo. Confidiamo che questa istanza trovi la giusta accoglienza da parte della maggioranza parlamentare a tutela del servizio sanitario, delle persone e delle stesse imprese del biomedicale”.

Per Marta Evangelisti, capogruppo Fdi, “non c’era obbligo di avviare il procedimento di recupero delle somme con tale tempestività. Forse ciò deriva da un’esigenza di bilancio e dalla necessità di predisporre una somma in entrata”. Marco Mastacchi, consigliere di Rete Civica, sottolinea che l’Emilia-Romagna è “l’unica Regione ad aver inviato l’avviso di pagamento. È necessario eliminare la norma perchè è assurda. Non sappiamo nemmeno cosa graverà sui bilanci successivi al 2018, considerando che il periodo Covid”. 

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