• Sab. Feb 22nd, 2025

I tempi dilatati per chi intraprende gli studi universitari, la ricerca del lavoro e dell’indipendenza economica stanno spostando sempre più il sogno di vivere insieme e di una famiglia. La biologia, tuttavia, ha tempi diversi ed ecco, allora, che è necessario trovare un modo per preservare la fertilità, ovvero crioconservare i propri ovociti o il tessuto ovarico.

«L’1% delle donne può essere esposto a un rischio genetico di menopausa precoce, che può insorgere prima dei 40 anni -spiega il prof. Ermanno Greco, Direttore Responsabile Centro Medicina e Biologia della Riproduzione Clinica Villa Mafalda di Roma e Presidente della Società Italiana della Riproduzione (S.I.d.R.)- L’efficacia della crioconservazione ovocitaria è utile anche quando la capacità riproduttiva è compromessa da patologie sistemiche e ginecologiche anche di tipo oncologico. I risultati di questa tecnica dipendono essenzialmente dall’età e dalla riserva ovarica (numero di ovociti a disposizione) facilmente valutabile con l’ecografia transvaginale e il dosaggio dell’ormone antimulleriano prodotto dagli ovociti».

La crioconservazione si ottiene con un programma di stimolazione ormonale personalizzato attraverso punture sottocutanee a partire dal 2°-3° giorno del ciclo per un totale di 3-4 ecografie nell’arco di 120gg. Il prelievo ovocitario viene effettuato in regime di day hospital con una sedazione leggera o anestesia locale per via transvaginale. Si torna a casa dopo un’osservazione di 2-3 ore. Dopo il prelievo ovocitario, gli ovociti maturi ottenuti vengono crioconservati tramite ‘vitricazione’: «E’ una metodica validata per conservare gli ovociti in azoto liquido a bassissime temperature (-196°C) senza procurare alcun danno, indicata come il “gold standard” tra le metodiche di preservazione delle fertilità femminile –aggiunge l’esperto.- Attualmente programmi di Intelligenza Artificiale esprimono un giudizio completa sulla qualità degli ovociti e sulla probabilità di gravidanza per il loro riutilizzo futuro. Il prelievo del tessuto ovarico invece è in laparoscopia. Recenti ricerche evidenziano come il successivo reimpianto del tessuto ovarico possa essere utile anche nel posticipare l’età della menopausa, evitando così terapie sostitutive ormonali». Inoltre è possibile anche ringiovanire endometrio e ovaio con la somministrazione di sangue autologo arricchito di piastrine (PRP): tutta una serie di fattori in grado di aumentare il numero dei follicoli e di migliorare la qualità del tessuto endometriale soprattutto in casi di ripetuti fallimenti della fecondazione in vitro.

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