• Sab. Feb 22nd, 2025

SANITA’ ITALIA. PIERALLI (SNAMI): VOGLIONO FAST FOOD MEDICINA DI BASE

No ai “fast food” delle cure primarie. Lo Snami boccia l’ipotesi di riforma della medicina di base, che vedrebbe i dottori di famiglia alle dipendenze dei servizi sanitari regionali. Una ipotesi che “ha dell’incredibile, in parte del ridicolo”, e rivela “l’ingerenza di una politica, che vorrebbe usare i medici come pedine da muovere a piacimento sullo scacchiere del risiko sanitario”.

Secondo il presidente dello Snami Emilia-Romagna, Roberto Pieralli, riporta l’agenzia DIRE, “troppi politici e diversi manager ritengono che la soluzione a un problema complesso come quello delle cure primarie in Italia sia riducibile a una semplice modifica contrattuale o alla creazione di minimarket della salute, noti come Case della Comunità con logica hub & spoke”. Si tratta, secondo lo Snami, di “assistenzialifici tuttofare nei quali il cittadino dovrebbe andare e trovare tutto, a qualunque ora, per qualunque bisogno ma anche per qualunque capriccio. Una visione utopistica ben lontana dalla realtà terrena, un po’ come i Cau in salsa emiliano-romagnola” pensati per liberare i pronto soccorso dai codici meno gravi, ma la “storia non ha dato ragione alla regione”, punge Pieralli.

Secondo il quale, tornando ai dottori di famiglia, “si vorrebbe imporre al medico un contratto subordinato con l’azienda sanitaria, e dunque con la Regione e la politica che la governa, imponendogli cosa, come e quando agire. È inquietante sentire alcuni presidenti di Regione sostenere l’apertura delle strutture per l’intera giornata, 8-20, con chi c’è in turno, come se le cure primarie fossero un fast food”. Secondo Pieralli, poi, le “attività di continuità assistenziale notturna e festiva vanno mantenute separate da quelle del medico di famiglia. I medici di famiglia- sottolinea il numero uno Snami- non diverranno i ‘braccianti’ di un servizio sanitario progettato da chi ha voluto, senza consenso, questo capestro progetto di case della comunità di cui solo qualcosa è salvabile, non tutto”.

Infine, obietta ancora Pieralli, “pensare di ottenere disponibilità in zone poco ambite senza le necessarie previsioni contrattuali è irrealistico: nessun medico, dipendente o convenzionato che sia, accetterà simili condizioni, indipendentemente dal tipo di contratto, e ricadremo, forse, nel chiamare cooperative non solo in pronto soccorso, ma anche nella medicina di famiglia”. 

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