• Sab. Feb 22nd, 2025

“Serena” (nome di fantasia), cinquantenne affetta da sclerosi multipla progressiva da oltre 30 anni, è la prima cittadina lombarda che ha potuto scegliere, nelle scorse settimane, di porre fine alla malattia a casa sua, nella località dove viveva in Lombardia, assumendo un farmaco fornito dal Servizio sanitario nazionale, insieme alla strumentazione necessaria.

Lo annunciano Filomena Gallo e Marco Cappato, rispettivamente segretaria nazionale e t esoriere dell’associazione Luca Coscioni. A causa della malattia la donna era paralizzata e costretta a una condizione di totale dipendenza e necessità di assistenza continuativa. “Regione Lombardia ha fornito l’aiuto medico per la morte volontaria a Serena perché era il suo dovere farlo, e si conferma così nei fatti ciò che avendo sostenuto anche in occasione dell’irresponsabile decisione del Consiglio regionale di dichiararsi incompetente in materia”.

Se invece “fosse stata in vigore la nostra legge di iniziativa popolare “Liberi subito”, si sarebbe potuto seguire una procedura chiara e definita invece di dover affrontare, insieme al personale sanitario, una corsa a ostacoli della durata di 9 mesi”. Scettico anche il capogruppo Pd Pierfrancesco Majorino, che annuncia la presentazione di un accesso agli atti “per fare chiarezza sulla procedura seguita per il primo caso di suicidio assistito in Lombardia, visto che, per scelta della maggioranza, la Lombardia non ha una legge che regolamenta la procedura stessa”.

Per Majorino infatti “non si può continuare a operare caso per caso, in assenza di una normativa di riferimento”, mentre per il capogruppo M5S Nicola Di Marco “il completarsi del percorso di suicidio assistito richiesto e ottenuto da una cittadina lombarda, attraverso il Servizio sanitario nazionale è, purtroppo, l’esempio di quanto la politica non sappia o non voglia dare risposte”. 

“Con enorme rammarico e tristezza apprendiamo che la deriva eutanasica aperta dalla Corte Costituzionale nel 2019, con l’assurda ‘sentenza Cappato’, ha mietuto la prima vittima anche in Lombardia. Si conferma la totale perversione in atto del Servizio sanitario nazionale, il cui scopo dovrebbe essere quello di curare e alleviare le sofferenze e non di creare procedure per eliminare i sofferenti, inducendoli così a sentirsi un peso inutile.

Ci auguriamo che il centrodestra, che guida la Lombardia e altre regioni che nei prossimi mesi saranno chiamate a esaminare la stessa proposta di legge recentemente approvata in Toscana, non ceda alle sirene dell’ideologia radicale e nichilista, ma si adoperi per incentivare e promuovere un sistema diffuso ed efficiente di cure palliative, assistenza domiciliare e servizi di prossimità alle famiglie dei sofferenti”, commenta Antonio Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia onlus.

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