“Le tecniche di riproduzione assistita, come la fecondazione in vitro (IVF), assicurano alte percentuali di successo rispetto al passato, soprattutto se vengono impiegate l’Intelligenza Artificiale e la diagnosi genetica preimpianto. Una realtà importante, come emerge dai dati del programma Age-It dell’Università di Firenze, che evidenziano come la Pma abbia contribuito all’aumento del 76% della fecondità totale in Italia nell’arco di dieci anni, con la nascita di un figlio su tre dopo i 40 anni. Va, tuttavia, precisato che l’età materna resta un fattore critico ed è determinante per la buona riuscita delle tecniche di Pma. Con il passare degli anni, infatti, aumenta il numero degli ovociti non sani, tanto che nelle donne over 35 prima di un impianto viene verificata la salute dell’embrione per testarne la qualità”. Così Ermanno Greco, Presidente della Società Italiana della Riproduzione (S.I.d.R.), in merito ai risultati del programma Age-It guidato dall’Università di Firenze e illustrati nel corso del convegno ‘Un Istituto per il futuro della popolazione’.
“Sono due, in particolare – prosegue Greco – gli aspetti da considerare, ovvero la crescente infertilità di donne e uomini e la necessità di attuare la giusta prevenzione. I fattori che influenzano la fertilità sono tanti, oltre all’età ci sono lo stile di vita, l’attività fisica, le condizioni di salute. È fondamentale, pertanto, capire che la fertilità femminile diminuisce dopo i 35 anni, mentre quella maschile può essere condizionata da aspetti ambientali e comportamentali”.
Nei programmi di Pma, spiega Greco, esistono “nuove tecniche di selezione degli spermatozoi che possono aumentare la percentuale di successo, mentre sul fronte femminile si può intervenire sul ringiovanimento ovarico: il sangue autologo arricchito di Piastrine (PRP), se iniettato all’interno delle ovaie, può aumentare la riserva ovarica e ottimizzare le tecniche di Pma, senza ricorrere all’ovodonazione”.
“L’altro aspetto da tenere presente è la prevenzione – afferma Greco – che permette di avvicinarsi alla cura di una eventuale patologia con maggiore consapevolezza e conoscenza, ottimizzando i successivi percorsi terapeutici e garantendo un contrasto più efficace alla malattia diagnosticata. Come ha giustamente osservato il Ministro della Salute Orazio Schillaci, per un futuro in salute è urgente un cambio di passo che porti a investire di più nella prevenzione, ma anche nella ricerca scientifica e nell’innovazione. Con un’accurata attività di prevenzione, che purtroppo ancora oggi è marginalizzata, è infatti possibile offrire ai pazienti un’assistenza migliore. Prevenire, pertanto, è uno step decisivo per avere una sanità sempre più efficace e inclusiva” conclude.