• Mer. Nov 27th, 2024

“A fronte di circa 750.000 persone che afferiscono ogni anno ai nostri servizi su tutto il territorio nazionale le stime nazionali ed internazionali ci dicono che vi sono almeno 2 milioni di persone che avrebbero necessità di supporto e che potrebbero giovarsi del nostro intervento ma non hanno accesso ai servizi”.

A dirlo Fabrizio Starace, direttore del Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche dell’Ausl di Modena intervenendo al Forum Sistema Salute, la due giorni organizzata da Koncept nei giorni scorsi alla Stazione Leopolda di Firenze. “Questo accade per i pregiudizi che ancora pervadono il mondo della salute mentale ma anche per le liste d’attesa, rese più lunghe dalla carenza di personale, e per le conseguenti difficoltà nel rivolgersi a un operatore dei servizi pubblici in grado di effettuare una diagnosi e un trattamento appropriato”. In Italia “il tabù della salute mentale è ancora molto diffuso. C’è poi una assoluta carenza di campagne locali e nazionali per combattere lo stigma, al contrario di altri Paesi come per esempio il Regno Unito che ha investito milioni di sterline per campagne nazionali che hanno coinvolto addirittura i membri della casa reale”.

Per Starace servirebbero “campagne nazionali, con largo uso dei principali mass media e campagne a livello locale, che facciano leva sulle caratteristiche proprie di una specifica comunità su cui è possibile intervenire per combattere lo stigma. Il modo più efficace è quello del contatto sociale ossia avere a che fare in un contesto pubblico con persone che hanno attraversato il problema della salute mentale e ne sono uscite con successo; è questo il principale strumento per abbattere pregiudizi e tabù sull’inguaribilità, la pericolosità, l’imprevedibilità delle patologie mentali”. Al Forum hanno portato la loro esperienza anche alcune influencer che parlano di salute sui social ai giovani.

“Sui canali social i giovani mi chiedono come fare a risolvere un certo problema, confessano che hanno paura di chiedere aiuto” racconta Maria Poggianti, divulgatrice e content creator, studentessa universitaria impegnata in ambito social sulla divulgazione di tali tematiche legate al disagio giovanile. “E io pur non essendo nessuno cerco di indirizzarli e dire loro di rivolgersi a professionisti per problemi di salute mentale e per disturbi alimentari o magari per una semplice parola di conforto. Altre domande mi vengono poste spesso relative alla mia esperienza personale, molte persone sono curiose di sapere come ho fatto, a chi mi sono rivolta per guarire dall’anoressia. Ovviamente io li devo indirizzare verso chi di dovere però vedono magari nei miei profili una sorta di posto sicuro, un appoggio in cui si parla di questi temi”. Tra gli interventi anche quelli di Heimi, i cinque giovani professionisti che hanno rivoluzionato il modo di parlare di medicina sui social, i loro video raggiungono milioni di utenti ogni mese, raccontando temi legati alla salute con leggerezza e ironia.

“La salute è anche determinata dalle scelte individuali che facciamo e attraverso giochi, sfide e momenti di confronto diretto, coinvolgeremo i più giovani in un’esperienza allegra ed entusiasmante che renderà la cultura della prevenzione parte naturale della vita quotidiana”. La loro idea, spiegano, “è nata dall’esigenza di comunicare i temi della salute in maniera diversa, semplice e chiara, alla portata di tutti e senza tabù: dal punto di vista scientifico non ci devono essere tabù che si parli di sessualità o sostanze come alcol e fumo. Dobbiamo parlarne apertamente perché si possono dare dei consigli molto utili”. 

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