“Raccogliamo l’appello di Papa Francesco ad animare dall’interno i sistemi sanitari, perché nessuno venga abbandonato”. Così il presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli, che è stato ricevuto in Udienza dal Pontefice insieme ai presidenti delle altre Federazioni e Consigli degli Ordini delle Professioni sanitarie e sociosanitarie, a conclusione del Convegno internazionale Universalità e sostenibilità dei Servizi Sanitari Nazionali in Europa, organizzato in collaborazione con la Cei e tenutosi ieri all’Università Lateranense.
“Nessuno venga abbandonato: è questo- continua Anelli- lo spirito vero, il cuore del nostro Servizio sanitario nazionale, che nasce per non lasciare nessuno indietro, per garantire cure a tutti, indipendentemente dalle condizioni economiche, sociali, fisiche, di genere, di età, e per rendere tutte le persone uguali di fronte alla salute. È questo il senso della nostra Professione di medici, che ci impone come unico dovere quello della cura, declinato nei suoi vari aspetti e sfaccettature: la tutela della vita, della salute psico-fisica, il trattamento del dolore e il sollievo della sofferenza, nel rispetto della libertà e della dignità della persona, senza discriminazione alcuna”.
“Non abbandonare significa dunque- aggiunge Anelli- curare tutti, anche gli inguaribili, anche chi la pensa diversamente da noi, anche gli emarginati, anche i fragili, perché il solo fatto di essere persone conferisce loro il diritto alla cura e alla tutela della salute. Anzi, le condizioni di fragilità e di emarginazione elevano all’ennesima potenza tale diritto, che deve essere garantito con maggior attenzione e delicatezza, con predilezione, come ci ha ricordato il Papa”.
“Non abbandonare, infine- conclude Anelli- vuol dire non poter accettare che qualcuno rimanga indietro, che 4,5 e mezzo di italiani oggi siano costretti a rinunciare alle cure per ragioni economiche o per le liste di attesa troppo lunghe. Ognuno di questi cittadini è per noi medici, per noi professionisti, per il servizio sanitario nazionale, per l’intero Paese una sconfitta, una ferita aperta. Animiamo dunque dall’interno il nostro Servizio sanitario nazionale, continuiamo a riempirlo con il nostro impegno di professionisti, e chiediamo con forza alla politica di ritemprarlo con risorse e riforme. Noi siamo i clinici della persona, sempre chinati ad accogliere, curare, consolare chi soffre: la politica sia il clinico del nostro SSN. Perché nessuno, mai, resti solo, resti indietro”.