• Dom. Dic 22nd, 2024

Gli scienziati concordano, ma le opinioni pubbliche sono distratte così come l’Unione Europea, nonostante le ancora vive immagini del disastroso evento abbattutosi sulla Spagna (nella provincia Valenciana oltre 200 morti, 53.000 ettari inondati, 190.000 persone alluvionate, 32.000 chilometri di strade allagate).

Le attuali condizioni climatiche del mar Mediterraneo (dai 23° di Ionio e basso Adriatico ai 25° lungo le coste dell’Africa Settentrionale e del Medio Oriente) sono ideali per fenomeni meteorologici di estrema violenza su tutta l’Europa, ma principalmente sui Paesi nel Sud del continente, come l’Italia. Lo rileva l’Anbi in una nota. Anche la temperatura dell’aria, a livello globale, è tornata a registrare anomalie in crescita (ad inizio Novembre: +0.90°) dopo che per quasi un mese e mezzo era scesa al di sotto dei valori del 2023, l’anno più caldo della storia (fonte: Copernicus).

“Torniamo a ripeterlo: in attesa di politiche planetarie per la mitigazione servono urgenti politiche di adattamento, capaci di contenere i rischi per la popolazione. Quanto accaduto in Spagna può ripetersi anche da noi e bisogna esserne coscienti”, afferma Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (Anbi). “Alla politica, ad ogni livello, chiediamo consapevolezza che investire in prevenzione idrogeologica è un’ineludibile condizione di sviluppo. Insieme ai finanziamenti per infrastrutture capaci di rispondere alla situazione climatica, che si sta consolidando, serve una campagna di prevenzione civile perché, di fronte all’estremizzazione degli eventi atmosferici, è necessario che tutti assumano nuove consapevolezze anche nella vita quotidiana”, aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di Anbi.

Per quanto concerne la situazione idro-climatica del nostro Paese, dopo gli eccezionali apporti pluviali del mese di ottobre, le riserve idriche dell’Italia Settentrionale e parzialmente di quella Centrale registrano un’ulteriore crescita dei volumi stoccati nei bacini, delle portate dei corsi d’acqua e della soggiacenza di acque sotterranee; al Sud, invece, l’estrema localizzazione e concentrazione di piogge anche molto violente non hanno consentito di contrastare il lunghissimo periodo di scarsità idrica. L’esempio arriva dalla Sicilia dove ad Ottobre, sulla provincia di Messina sono caduti mediamente 70 millimetri d’acqua con cumulate, che andavano dai mm.28 di Montalbano Elicona ai mm. 217 di Antillo fino ai mm.316,2 in 5 giorni su Fiumedinisi. Nelle regioni meridionali le piogge autunnali non sono state finora sufficienti a colmare l’enorme deficit idrico, venutosi a creare in un anno di siccità. In Puglia, nei bacini della Capitanata, manca l’89% d’acqua e resta solamente un volume pari 36,76 milioni di metri cubi (lo scorso anno, l’agricoltura del Tavoliere disponeva del triplo dell’acqua).

In Basilicata, l’acqua presente nei serbatoi è solo il 15% di quella invasabile; a seguito di un’ulteriore riduzione di oltre 5 milioni di metri cubi il gap con il 2023 è salito a quasi mln. mc. 150. In Calabria crescono i livelli del fiume Coscile, mentre si riducono quelli del Lao; le portate dell’Ancinale sono quasi azzerate dopo che, nelle settimane scorse, i flussi di questa fiumara si erano rivitalizzati. grazie agli abbondanti apporti pluviali, che avevano interessato il Catanzarese. Se in Campania le portate dei fiumi (Sele, Volturno, Garigliano) sono in crescita, in Sardegna gli invasi sono complessivamente al 39,76% di riempimento: il lago di Maccheronis (Sardegna Nord-Orientale) trattiene 570.000 metri cubi su oltre 22 milioni invasabili (2,48%), mentre i bacini dell’Alto Cixerri (Sardegna Sud-Occidentale) contengono solamente il 6,49% dell’acqua invasabile (mln. mc.1,42 su mln. mc.18,80). 

Nel Lazio il livello del lago di Bracciano, grazie agli apporti meteorici della seconda metà di ottobre, cresce di 6 centimetri, mentre il piccolo bacino di Nemi mostra endemiche difficoltà a trattenere l’acqua invasata nei periodi piovosi, abbassandosi di 2 centimetri dopo solo pochi giorni di sole e bel tempo. Tornano a ridursi le portate dei fiumi con il Tevere, che ridiscende al di sotto dei flussi tipici del periodo, così come l’Aniene ed il Velino. In Umbria è negativo il “trend” della portata nei fiumi Chiascio, Topino e Paglia. Invariata è la deficitaria altezza idrometrica del lago Trasimeno, nonostante le precipitazioni ottobrine (mm. 180 ca.), ben superiori alle medie degli anni più recenti.

Nelle Marche, le altezze dei fiumi Potenza, Esino, Tronto, Nera e Sentino tornano ai livelli più bassi del quinquennio. In Toscana, tutti i fiumi registrano portate in calo ed inferiori alle medie mensili. Anche in Liguria, netta riduzione dei flussi nei bacini fluviali, che nelle settimane scorse avevano creato danni e destato preoccupazioni; torna sotto media il fiume Magra. Netto ridimensionamento pure nelle portate dei fiumi appenninici dell’ Emilia-Romagna, dove solamente la Secchia continua a registrare flussi superiori alla norma (+16%). I bacini piacentini, avendo nei giorni scorsi assolto alla fondamentale funzione di mitigazione delle piene, trattengono ora oltre 10 milioni di metri cubi d’acqua, cioè un quantitativo ben superiore a quello tipico del periodo (quasi mai superiore a mln. mc. 3). Con il defluire della piena, le portate del fiume Po, pur mantenendosi sopra media, risultano però meno minacciose: a Pontelagoscuro, alle porte del delta, si registra +68% circa rispetto al consueto, mentre a monte, nell’Alessandrino interessato nelle scorse settimane da nubifragi, il flusso del Grande Fiume si riduce del 76% in 7 giorni, rimanendo tuttavia del 31% superiore alla media del periodo.

In Piemonte, il flusso medio nel fiume Tanaro, che la settimana scorsa era di 1404 metri cubi al secondo, è sceso a mc/s 172 (-32% sulla media); la Stura di Lanzo, con una riduzione di portata di quasi 100 metri cubi al secondo, registra ora un flusso pari all’80% della media mensile. Nella regione il mese di ottobre è stato caldo (+1,6°) e molto umido con un surplus pluviometrico del 153%, ma che raggiunge addirittura +200% sui bacini di Cervo, Bormida, Orba, Pellice, Stura di Lanzo, Orco, Residuo Po-confluenza Dora Baltea (fonte: ARPA Piemonte). Nel Nord Italia, la tregua dal maltempo ha ridimensionato le ingenti portate nei corsi d’acqua e permesso ai “grandi laghi” di stabilizzarsi su livelli più rassicuranti: tra i grandi laghi, il livello del Maggiore scende di mezzo metro in 7 giorni, attestandosi comunque su un volume di riempimento superiore al 100%; il lago d Como è al 53,5%, quello di Garda al 78,6% ed il Sebino al 79,3%. In Valle d’Aosta si riducono le portate della Dora Baltea e del torrente Lys. In Lombardia, il totale delle riserve idriche ha raggiunto i 2 miliardi e 60 milioni di metri cubi, una quantità superiore di circa il 39% a quello tipico del periodo. Un abbassamento generalizzato dei livelli idrometrici lo si registra anche in Veneto: in alcuni casi le portate attuali sono inferiori a quelle medie del periodo (Muson dei Sassi -31%, Bacchiglione -19,4%).c

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