SIN e Ministero della Salute insieme per un PPDTA (Percorso Preventivo Diagnostico Terapeutico Assistenziale) della Malattia Renale Cronica (MRC), patologia che rappresenta una priorità per la salute pubblica per rilevanza epidemiologica, gravità, peso assistenziale ed economico.
Novità terapeutiche per rallentare la progressione del danno renale, verso una cura della MRC. Nuove opportunità di salute, tra sfide e prospettive aperte dallo xenotrapianto, e capisaldi della nefrologia italiana nella gestione dei pazienti nefropatici, con particolare attenzione al delicato equilibrio danno renale e gravidanza. E, ancora, dialisi peritoneale ed emodialisi a confronto: tutte le risposte nel report ALTEMS. Queste alcune delle novità presentate oggi in apertura del 65° Congresso Nazionale della Società Italiana di Nefrologia, in programma dal 16 al 19 ottobre a Riccione.
DOCUMENTO DI INDIRIZZO PER IL PERCORSO PREVENTIVO DIAGNOSTICO TERAPEUTICO ASSISTENZIALE (PPDTA) DELLA MALATTIA RENALE CRONICA (MRC)
Il Documento di indirizzo rappresenta una svolta epocale che ha tra gli obiettivi fondamentali la prevenzione e la diagnosi precoce della MRC, così come l’ottimizzazione della presa in carico dei pazienti. Il PPDTA si concretizza nella definizione di un percorso volto a ottimizzare presa in carico, assistenza e accesso alle cure dei pazienti nefropatici, ponendo particolare attenzione alla prevenzione primaria e secondaria, per ridurre il rischio di diagnosi tardive e l’incidenza delle complicanze della MRC, così come il ricorso al trattamento sostitutivo. Tra gli obiettivi primari, inoltre, quello di educare le persone a corretti stili di vita e i pazienti all’aderenza terapeutica, per rallentare l’ingresso in dialisi.
VERSO LA REMISSIONE DELLA MALATTIA RENALE CRONICA
La Malattia Renale Cronica, ovvero la perdita progressiva della funzionalità renale, è in costante aumento in Italia soprattutto a causa dell’invecchiamento della popolazione generale e dell’aumentata prevalenza di condizioni patologiche caratterizzate da un elevato rischio di manifestare danno renale, tra le quali: diabete mellito di tipo II, sindrome metabolica, ipertensione arteriosa, obesità, scompenso cardiaco, e di patologie che richiedono uso di mezzi di contrasto nefrotossici.
“La Malattia Renale Cronica, asintomatica fino alle fasi avanzate di malattia, oggi riguarda circa il 10% della popolazione italiana, ossia 5 milioni di persone; un numero che continua ad aumentare. Per questo è fondamentale investire su prevenzione e diagnosi precoci attraverso la ricerca attiva di quei pazienti particolarmente esposti al rischio: scompensati, diabetici, obesi e ipertesi in prima battuta. Un Documento di Indirizzo per ottimizzare i percorsi diagnostico-terapeutici è dunque fondamentale per invertire la rotta che, a oggi, vede la MRC posizionarsi al terzo posto tra le cause di morte per velocità di incremento negli anni e che si stima diventerà nel 2040 la quinta causa di morte al mondo, con i decessi in aumento da 1.2 milioni nel 2016 a 3.1 milioni nel 2040. Per questo ci auguriamo che il Documento sia recepito e attuato velocemente a livello regionale”. È quanto auspica Stefano Bianchi, Presidente della Società Italiana di Nefrologia.
Con questa premessa si apre l’annuale Congresso della Società Italiana di Nefrologia che ripercorre le principali novità e le prospettive che si delineano per pazienti, caregiver e popolazione generale.
Gli enormi passi avanti in termini di ricerca scientifica e innovazione si traducono in una inarrestabile rivoluzione terapeutica e digitale che prosegue già da qualche anno, con nuovi farmaci in grado di rallentare la malattia renale e l’ingresso in dialisi di oltre dieci anni e, auspicabilmente, arrestarne la progressione. “Uno scenario impensabile fino a 4 o 5 anni fa che oggi vediamo delinearsi concretamente e che ci consente di guardare con ottimismo alla possibilità di curare in maniera efficace e sicura una malattia che riuscivamo soltanto a trattare in maniera parziale”, prosegue Bianchi.
NOVITÀ TERAPEUTICHE: OBIETTIVO CURA
Tra le ultime novità terapeutiche in nefrologia, la recente rimborsabilità del nuovo antagonista recettoriale non-steroideo dell’aldosterone, Finerenone, e le ultime evidenze sugli effetti nefroprotettivi della semaglutide, agonista recettoriale del GLP1. Il Finerenone si affianca agli inibitori degli SGLT2 nel favorire la nefroprotezione nel paziente diabetico con meccanismi complementari a quelli degli SGLT2-I. Dallo studio FLOW, presentato quest’anno al congresso europeo della Società Europea di Nefrologia e pubblicato in contemporanea sul NEJM[1], sono emersi risultati estremamente promettenti in termini di rallentamento di progressione della MRC con la semaglutide che aprono alla possibilità di una cura nella malattia renale diabetica. Da menzionare anche empagliflozin che da poco affianca il dapagliflozin nella rimborsabilità per l’indicazione della nefropatia cronica senza diabete. Tutti questi farmaci sono quindi diretti all’obiettivo di avere sempre meno pazienti in fase evoluta di malattia. Gli avanzamenti in termini farmacologici riguardano inoltre malattie rare – a minore prevalenza ma altrettanto impattanti – sia geneticamente determinate sia dovute a un disfunzionamento del sistema immunitario, quali il Lupus Eritematoso Sistemico (LES), la malattia di Fabry e le glomerulonefriti.
NEFROLOGIA DI GENERE
Sebbene l’incidenza della Malattia Renale Cronica (MRC) sia simile tra uomini e donne, la prognosi delle donne è generalmente migliore, con meno ingressi in dialisi nelle fasce di età più giovani, ma minore inserimento in lista per trapianti. Si stima che il 3% delle donne in età fertile sia affetto da MRC, condizione che può influenzare una possibile gravidanza, aumentando i rischi per la madre e per il feto. In particolare, patologie come eclampsia e preeclampsia, che si manifestano soprattutto nel terzo trimestre di gravidanza, possono portare a complicazioni severe, come parti prematuri o, nei casi più gravi, alla morte neonatale. Queste condizioni sono più frequenti in donne con ipertensione, diabete o malattie renali preesistenti, e richiedono un’attenta gestione da parte di nefrologi e ginecologi. Proprio per affrontare queste problematiche, la SIN ha creato un gruppo di studio dedicato a “Rene e Gravidanza”, che si concentra sull’ottimizzazione della gestione di queste gravidanze a rischio. L’obiettivo è migliorare la salute materno-fetale e aumentare le possibilità di portare a termine una gravidanza con successo, anche in presenza di malattie renali.
Non solo. La fase della menopausa rappresenta un ulteriore momento critico per la salute renale femminile, in quanto i cambiamenti ormonali possono portare a un aumento di peso, ridotta sensibilità all’insulina (che può essere un primo passo verso il diabete), aumento della pressione arteriosa elevata e ritenzione idrica. La riduzione del sale è un alleato che aumenta la possibilità di contrastare queste problematiche, strettamente collegate alla salute renale.
Le donne in dialisi – ancor più dell’uomo – incorrono nel rischio di infertilità, tanto maggiore con l’aumentare dell’età, così come avviene, peraltro, nella popolazione generale. Tuttavia, oggi anche le donne in dialisi e ancor più le donne trapiantate possono programmare e affrontare la gravidanza, con un team multidisciplinare a supporto aspirare alla maternità, e il buon esito di una gravidanza è una possibilità concreta, anche se richiede cure e attenzioni particolari
Infine, sul fronte della prevenzione, è essenziale promuovere corretti stili di vita: divieto di fumo, attività fisica regolare, dieta equilibrata come la dieta mediterranea, e la prevenzione di condizioni come sovrappeso e obesità. Nella prevenzione secondaria è cruciale tenere sotto controllo le persone a rischio, tra cui – principalmente – persone con malattie cardiovascolari o con malattie autoimmuni (molto più frequenti nelle donne), diabetiche, ipertese, obese.
DIALISI PERITONEALE ED EMODIALISI A CONFRONTO: LE RISPOSTE SU SICUREZZA, EFFICACIA E COSTO-EFFICACIA DALLO STUDIO ALTEMS PER SIN
“Oggi – spiega Stefano Bianchi, Presidente della Società Italiana di Nefrologia – possiamo affermare, forti dello studio ALTEMS ‘Emodialisi vs dialisi peritoneale’, che le due terapie sostitutive sono equiparabili in termini di efficacia e sicurezza. La scelta deve essere fatta quindi in base al profilo e alle caratteristiche cliniche del singolo paziente. La dialisi peritoneale, essendo una metodica domiciliare, può rappresentare un vantaggio in termini di qualità di vita del paziente, poiché ha un minore impatto sull’attività lavorativa e familiare, consentendo maggiore flessibilità nell’organizzazione quotidiana. A oggi, la dialisi peritoneale rappresenta meno del 10% del totale dei trattamenti sostitutivi; una percentuale che ci auguriamo di raddoppiare nel prossimo futuro”.
Dall’analisi condotta sulle evidenze relative alla sicurezza ed efficacia della dialisi peritoneale emerge come questa potrebbe comportare miglioramenti significativi nelle funzioni cognitive, grazie alla riduzione del rischio di demenza. È inoltre emerso che i pazienti sottoposti a dialisi peritoneale presentano un rischio inferiore di sviluppare l’ictus emorragico rispetto ai pazienti sottoposti ad emodialisi. Infine, resta un punto fermo il vantaggio economico della dialisi peritoneale, stimabile a -30% rispetto alla emodialisi che, ad oggi, rappresenta il 3% del PIL italiano.
LE SFIDE FUTURE DEL TRAPIANTO RENALE: IL TRAPIANTO DA VIVENTE E LE PROSPETTIVE DELLO
XENOTRAPIANTO
Il trapianto rappresenta la prima opzione in termini di terapia sostitutiva nel paziente che ha raggiunto la fase finale di MRC. Sebbene la rete trapiantologica italiana sia eccellente in qualità e attività clinica, resta basso il dato sul trapianto da vivente che in Italia non ha ancora raggiunto livelli di esecuzione paragonabili ad altri Paesi in Europa. La SIN, insieme alle Società di trapianto d’organo e al Centro Nazionale Trapianti, è fortemente orientata e impegnata nel promuovere una cultura della donazione di rene da vivente che rappresenta, a oggi, la più efficace risposta di cura.
“Lo xenotrapianto è un’opportunità importante – sottolinea Domenico Santoro, Responsabile Scientifico del 65° Congresso SIN – per ovviare alla carenza di organi disponibili, ma – ad oggi – è una prospettiva futura piuttosto che un’opportunità concreta. Siamo ancora agli albori: una fase di sperimentazione che ha dato vita, nel mondo, ai primi tentativi di xenotrapianto e che vede la nefrologia impegnata in prima linea. Anche in Italia saranno presto compiuti i primi pionieristici tentativi di xenotrapianto in quello che però è ancora uno scenario di sperimentazione”.
LA RIVOLUZIONE DIGITALE CONTINUA: INTELLIGENZA ARTIFICIALE IN NEFROLOGIA E DIALISI
Il robot in sostituzione del nefrologo: realtà o fantasia? Telemedicina e AI rappresentano un’opportunità incredibile e concreta in ambito nefrologico; una rivoluzione che è già in atto. Sono tecnologie già utilizzate come supporto diagnostico alle decisioni del nefrologo e un’ulteriore evoluzione sarà quella dell’affidamento all’AI di alcune delle capacità decisionali che adesso sono una prerogativa del nefrologo. Un ambito che apre moltissime prospettive, ma anche problematiche di natura etica e organizzativa. Un settore di estremo interesse che ancora deve trovare collocazione etico-giuridica.