La ‘Head of the Charles’, la storica regata di Boston, l’evento di canottaggio più grande del mondo, a cui il 18 ottobre prenderanno parte 11.000 concorrenti e 400.000 spettatori, quest’anno può vantare un pizzico d’Italia al femminile e si tinge di… ‘Rosaremo’.
L’associazione formata da un gruppo di donne operate di tumore al seno è infatti pronta a imbarcarsi per la città americana e navigare nelle acque del fiume Charles. La partenza, dall’aeroporto romano di Fiumicino, è in programma il 15 ottobre.
A guidare le 8 vogatrici azzurre sarà la presidente di Rosaremo, Simona Lavazza, nel ruolo di capovoga, rematrice fin da quando aveva 14 anni. ‘Siamo pronte- spiega all’agenzia Dire- siamo tutte molto emozionate e, soprattutto, stiamo chiudendo gli ultimi aspetti burocratici. L’iniziativa è stata sostenuta dalla Regione Lazio, da Guna, dalla Fondazione Athena, da un’azienda d’abbigliamento che realizza maglie termiche e da una di occhiali da sole. Voglio inoltre ringraziare il Circolo Canottieri Aniene di Roma, che ci sostiene e ci permette di allenarci sempre’.
Le ragazze in partenza per gli Stati Uniti non hanno praticato molto sport nella propria vita e hanno compiuto un percorso sportivo insieme a un percorso di salute, affiancate dal medico sportivo e dal medico nutrizionista. ‘Quanto avverrà a Boston- prosegue- rappresenta per tutte noi il completamento di un percorso di salute a 360 gradi e devo dire che siamo tutte in forma. In barca saremo in otto, più una riserva. Abbiamo tre allenatori, di cui uno sarà al timone, e due medici che ci seguono, ovvero la dottoressa Mirri e il medico sportivo nutrizionista. Con noi verrà anche un atleta master che ha vinto i Mondiali, il campione di canottaggio Luca Dell’Elice, che parteciperà alla gara agonistica da singolo e che ci ha già detto che farà di tutto per vincere una medaglia da dedicarci. La cosa carina è che alloggiamo tutti nella stessa casa colonica che abbiamo affittato. La nutrizionista si occuperà dei nostri pasti, sarà davvero divertente’.
‘La cosa importante non è vincere ma partecipare’, ha affermato il dirigente sportivo, pedagogo e storico francese, fondatore dei moderni Giochi Olimpici, Pierre de Coubertin: è così anche per le atlete di Rosaremo e per le loro avversarie? ‘Innanzitutto- tiene a precisare Simona Lavazza- non si può parlare di gara, perché essendo un gruppo di donne sopravvissute al cancro la chiamano esibizione. Poi, però, non è mai così, perché ognuna delle partecipanti cerca di dare il massimo rispetto a quello che può e, perché no, anche di vincere. La cosa importante di questo evento, però, è che per la prima volta nel mondo del canottaggio, a Boston si raduneranno 11 squadre formate da donne sopravvissute al cancro’.
A rappresentare l’Italia sarà dunque il team composto dalle ‘cancer survivors’ di Rosaremo, che per l’occasione sfoggeranno un outfit di colore viola, con il logo rosa. ‘Insieme alla compagine francese di Lione- informa Lavazza- siamo l’unica squadra che viene dall’Europa, tutte le altre 8 squadre provengono da Boston, Chicago e Philadelphia. È la prima edizione in cui queste compagini si radunano nell’ambito del ‘Survivor Rowing Network’ con l’obiettivo di portare conoscenza e programmi di salute in tutto il mondo. Il Network si è formato da un anno, sta raccogliendo numerose adesioni e sono certa che il prossimo anno le compagini saranno più numerose’.
La partenza si avvicina ma l’animo è sereno. ‘Ognuna di noi ha cercato di arrivare a questo evento nella migliore delle condizioni- evidenzia la presidente di Rosaremo- e, soprattutto, con un grande spirito di condivisione. Basti pensare che all’interno del gruppo ogni atleta ha avuto un incarico: chi si è occupata dei check in, chi dei trasferimenti, chi di stilare il calendario dei nostri impegni. Una condivisione che si rifletterà anche nella casa colonica che ci ospiterà : a turno, ogni sera, cucinerà una coppia diversa. Lo spirito, dunque, è proprio quello di una squadra, la cosa probabilmente più bella. E poi credo davvero che ognuna delle mie compagne si senta bene proprio perché sta per tagliare il traguardo di un percorso di salute’.
A tracciare il percorso di salute è stata la dottoressa Maria Alessandra Mirri, direttore della Breast Unit della Asl Roma 1.
‘L’importanza del movimento è fondamentale durante e dopo le terapie oncologiche- afferma- ma il movimento, specialmente il tipo di sport che si fa in squadra, in gruppo, è importantissimo per lo spirito e per l’anima del gruppo stesso che si viene a creare. A volte, infatti, con il cancro si perde perché ci si tende a isolare. È bellissimo vedere la competitività e l’impegno che queste donne stanno mettendo, perché loro fanno un allenamento doppio rispetto a noi che remiamo nella squadra’.
La dottoressa Mirri aggiunge che ‘è estremamente bello vedere come, da tutto questo, emerga con tutta la sua forza l’animo femminile: noi stiamo partendo per una regata che, sportivamente parlando, sarà terribile, perché non siamo abituate a fare tutto questo percorso in acqua, mentre invece la ‘Head of the Charles’ è molto più lunga rispetto a quanto facciamo noi. Eppure indosseremo le scarpe, i pantaloni, la cerata e il cappello dello stesso colore: anche questi dettagli ricordano alle partecipanti che si torna alla vita. Lo sport, il fatto di dover fare un’attività tutti insieme, risveglia la vita. E anche chi ha avuto il cancro, c’è passato o ci sta passando, può comunque gareggiare, rientrare in pista, rimettersi in gioco’.
‘Io vado ad accompagnare tutto il gruppo come medico- ricorda inoltre- e insieme a me sarà presente un’altra dottoressa: sarà un supporto medico ma, soprattutto, psicologico, perché anche queste donne, come tutti noi, hanno la paura di non farcela. Però tutte loro sono state caricate con allenamenti in acqua e in palestra e tramite video, da fare in casa. E tutte sono legate da un grande spirito di squadra’.
‘La cosa che fa più impressione- sorride poi la dottoressa Mirri- è vedere le dimensioni delle nostre atlete rispetto a quelle delle atlete avversarie, perché in questo periodo ci siamo scambiati video e call e abbiamo potuto vedere che le altre atlete hanno muscolature più imponenti rispetto a noi. Nonostante tutto è sicuramente un grande traguardo e voglio ribadire che lo sport è importantissimo come terapia integrata e che riesce a migliorare anche i risultati oncologici. Se, però, non diventa un gioco di squadra, e nella squadra devono entrare le istituzioni, tutto ciò non si riesce a fare, perché fare sport ha un costo. E se noi andremo a Boston lo faremo proprio grazie all’aiuto della Regione Lazio e delle varie aziende che da subito sono state al nostro fianco’.
Rosaremo, dunque, non è solo sport: è una comunità di donne che si sostengono a vicenda e che trovano nel canottaggio un modo per riscoprire la propria forza interiore. Ogni bracciata è un passo verso la guarigione, non solo fisica ma anche emotiva, mentre l’acqua diventa metafora di rinascita. Remando unite, queste donne dimostrano come la vita, nonostante le difficoltà , possa essere vissuta con intensità e bellezza.
‘La cosa più emozionante che mi hanno detto alcune ragazze, alcune delle quali si sono ammalate da poco- conclude Simona Lavazza- è che nessuna di loro avrebbe mai pensato che da una malattia come questa sarebbe potuta nascere una cosa così bella e che una patologia così brutta può comunque rappresentare una rinascita. Non bisogna fermarsi nemmeno durante la malattia, perché continuare a fare sport è una salvezza. Questo è il messaggio che voglio dare a tutti coloro che navigheranno nelle acque di Boston. Saremo in tante e in tanti, perché durante questa regata la città si paralizza e tutti sono affacciati al ponte per vedere cosa accade’.
Sarà possibile seguire l’esibizione in diretta streaming sul sito della Head of the Charles. E, come affermava Pierre de Coubertin, ‘La cosa importante non è vincere ma partecipare’.
Già , ma non ditelo alle donne di ‘Rosaremo’!