“La sfera sessuale è ancora troppo trascurata nel percorso di cura oncologica, anche dai medici e dai professionisti sanitari”.
Lo afferma in una nota la responsabile del progetto Sex and The Cancer, Amalia Vetromile, in occasione del V convegno Sex and The Cancer, che si terrà il 16 ottobre 2024 presso il Campidoglio a Roma. Con oltre 200 operatori sanitari presenti, l’evento formativo Ecm esplorerà il legame tra sessualità post-tumore e oncofertilità, dimostrando come il recupero della funzione sessuale possa influenzare positivamente anche le probabilità di concepimento.
Una donna su sei dopo il tumore ha desiderio di maternità, ma oltre il 50% delle donne sopravvissute al cancro segnala difficoltà e dolore durante i rapporti sessuali. Inoltre, il 25 riporta un calo del desiderio, mentre il restante 12 manifesta cistiti ricorrenti, secchezza vaginale oltre che problemi psicologici, tra cui tristezza immotivata e insonnia. Sono i risultati dello Sportello di Ascolto Sex and The Cancer, dedicato all’orientamento psicologico e medico sulla sessualità post-cancro, supporta pazienti oncologici attivi o che hanno terminato le cure.
“Il recupero della funzione sessuale non è solo un elemento fondamentale per il benessere psico-fisico delle pazienti- spiega Chiara Cassani, ginecologa oncologa della Fondazione Irccs Policlinico San Matteo di Pavia e consulente dello Sportello d’Ascolto Sex adn the Cancer- ma ha un impatto diretto sulle possibilità di concepimento naturale dopo la malattia oncologica. Questo legame tra sessualità e fertilità è spesso trascurato, ma una gestione adeguata della sfera sessuale può stimolare i processi fisiologici legati alla fertilità”. Chiara Cassani presenterà al convegno il caso di una giovane donna colpita da un raro tumore all’osso sacro. Trattata con fasci di ioni carbonio presso il centro nazionale di Adroterapia Oncologica di Pavia, la paziente ha potuto preservare la fertilità grazie a una tecnica innovativa di dislocazione degli organi. Dopo la terapia, è riuscita a concepire naturalmente e ha dato alla luce una bambina, rappresentando il primo caso al mondo nella letteratura medica. In attesa del convegno, gli esperti di Sex and The Cancer hanno sintetizzato in cinque punti gli aspetti essenziali che oncologi e gli altri professionisti sanitari coinvolti nel percorso di cura dovrebbero considerare per ottimizzare il recupero della sessualità e favorire il concepimento:
– Intervento farmacologico con lubrificanti e idratanti vaginali: le terapie oncologiche possono determinare secchezza vaginale e altre complicanze che riducono la qualità della vita sessuale. L’utilizzo regolare di lubrificanti e idratanti vaginali medicali, associato eventualmente a terapie ormonali locali (ove non controindicato), può ridurre i sintomi della sindrome genito-urinaria e favorire il recupero della funzionalità sessuale, migliorando il benessere generale e le possibilità di concepimento. “È fondamentale- conclude Vetromile- che i professionisti sanitari considerino la salute sessuale e riproduttiva come parte integrante del percorso terapeutico delle pazienti oncologiche”. La preservazione della fertilità attraverso tecniche come la crioconservazione degli ovociti o l’utilizzo di terapie ormonali, in associazione al recupero della sfera sessuale, può aumentare significativamente le possibilità di concepimento naturale. La gestione olistica della paziente, che includa sia la dimensione sessuale che quella riproduttiva, offre nuove prospettive nella cura post-tumore.
Integrazione della sessualità nella consulenza clinica: è cruciale che gli oncologi inseriscano la valutazione e la gestione della sfera sessuale nella presa in carico multidisciplinare delle pazienti oncologiche. Un’anamnesi dettagliata e il monitoraggio della salute sessuale possono prevenire disfunzioni e favorire una ripresa graduale della vita intima.
– Rinvio a terapie sessuologiche specialistiche: la disfunzione sessuale indotta dai trattamenti oncologici può richiedere l’intervento di specialisti in sessuologia clinica. Oncologi e ginecologi dovrebbero collaborare per indirizzare le pazienti verso percorsi terapeutici specifici, incluse terapie cognitivo-comportamentali o psicoterapie sessuologiche, per affrontare le alterazioni della libido e della funzione sessuale.
– Utilizzo della laserterapia vaginale: per le pazienti che sviluppano sindrome uro genitale in seguito ai trattamenti oncologici, la laserterapia vaginale rappresenta una soluzione clinica efficace. Questa tecnica favorisce la rigenerazione dei tessuti atrofici, migliorando l’elasticità vaginale e riducendo la dispareunia, facilitando così la ripresa dell’attività sessuale e, indirettamente, il miglioramento delle condizioni riproduttive.
– Riabilitazione del pavimento pelvico: la fisioterapia del pavimento pelvico è essenziale per il recupero della funzionalità sessuale nelle pazienti oncologiche. Esercizi mirati, eseguiti sotto supervisione specializzata, possono migliorare la circolazione sanguigna, aumentare il tono muscolare e contribuire al miglioramento della sensibilità e del piacere sessuale, favorendo indirettamente una migliore funzione riproduttiva.