• Dom. Nov 24th, 2024

SANITA’. OPERATORI ‘ANZIANI’ O A UN PASSO DALLA PENSIONE, VENETO CORRE AI RIPARI

“Diamo una risposta concreta al problema della carenza di personale attraverso un piano strategico con misure che intendono rendere il Veneto più attrattivo sul fronte della sanità.

Ci aspettano anni difficili: in Italia mancano 50.000 medici, 3.500 in Veneto, dove dal 2019 abbiamo assunto 3.900 professionisti, mettendo in campo il massimo sforzo. Adesso approviamo un piano strategico che prevede varie azioni concrete a partire all’aumento di 150 milioni di euro in tre anni dei fondi per il personale”. Lo ha detto il presidente del Veneto Luca Zaia introducendo le delibere di giunta che varano un Piano regionale e quinquennale di contrasto alla carenza di personale del servizio sociosanitario regionale e un progetto di legge per incentivare le professioni in aree disagiate con incremento dei fondi perequativi portando appunto a 150 milioni di euro nel triennio 2024-26 a sostegno del personale.

Si prevede innanzitutto l’istituzione di una “Cabina di regia sulla carenza di personale nel Servizio sanitario regionale”, coordinata dall’assessore e composta dal direttore dell’Area Sanità e Sociale, dal direttore dell’Area Politiche economiche, Capitale umano e Programmazione comunitaria, dal direttore della Direzione Risorse Umane del Servizi sanitario veneto e dal direttore della Direzione Servizi sociali. Il piano prevede poi strategie di promozione di “stili di leadership supportivi, al fine di costruire un ambiente organizzativo incentrato sul benessere del personale e su minori livelli di assenteismo e turnover, e ottenere nel medio e lungo periodo ricadute positive nella cura del paziente”. Partirà un progetto con alcuni Atenei per la definizione di un modello italiano da applicare nelle Aziende sanitarie del Veneto.

Tra le azioni immediate e prioritarie per migliorare le condizioni di lavoro degli operatori sanitari, assieme a politiche di sviluppo quantitativo del personale sanitario, si implementano strategie di “attraction e retention” nelle aree e nei settori disagiati, tra le quali le previsioni di incremento dei fondi contrattuali delle Aziende ed Enti della sanità. Per questo è stato predisposto un disegno di legge regionale destinato alla valorizzazione sia del personale della dirigenza dell’Area Sanità che dei profili dei ruoli sanitario e socio-sanitario del comparto, secondo criteri e modalità definiti dalla giunta regionale, anche tenendo conto delle attività svolte appunto nei servizi e nelle zone disagiate e dei dati relativi alle effettive carenze di organico registrate negli ultimi tre anni. Il piano quinquennale sarà oggetto di confronto con i sindacati anche per “acquisire suggerimenti e indicazioni applicative”. Ma in Regione si assicura che occorre correre ai ripari.

“Dalle analisi emergono due macro-fattori che concorreranno alla carenza di personale sanitario e alla diminuzione del numero di lavoratori- spiega l’assessore regionale alla Sanità Manuela Lanzarin- la previsione di un numero molto elevato di uscite dal Servizio sanitario per quiescenza e dimissioni precoci dal lavoro e l’aumento di richiesta di prestazioni sanitarie legato al progressivo invecchiamento della popolazione, all’aumento delle patologie croniche e, più in generale, all’aumento delle aspettative dei pazienti nei confronti del Servizio sanitario nazionale”. In Veneto i dati disponibili confermano i trend rilevati a livello internazionale e nazionale. 

In particolare, in Veneto si conferma l’invecchiamento del personale nel pubblico che, da una rilevazione effettuata a fine 2023 per i profili di infermiere, medico e operatore socio-sanitario con più di 50 anni d’età, si è stimato rappresentare il 47% del totale. “L’età media del personale infermieristico in cessazione dal Servizio sanitario regionale per quiescenza è stata di 61 anni nel 2023- continua Lanzarin- e, considerata la distribuzione per età degli infermieri dipendenti, ne consegue la previsione che entro i prossimi 10 anni quasi il 50% del personale potrebbe cessare la propria attività presso le Aziende sanitarie pubbliche venete. Per il personale medico si può prevedere come tale effetto risulti anticipato rispetto al personale infermieristico, con una stima prevedibile nel corso del prossimo anno”.

La criticità relativa alla carenza di personale è influenzata anche dal numero elevato di dimissioni inattese, professionisti dal sistema sanitario pubblico che ne escono prima di aver maturato l’età per la pensione. Nel 2023, sul totale delle dimissioni del personale infermieristico, il 54% era costituito da addii inattesi, mentre per il personale medico il dato risulta ancora più elevato, il 67% delle cessazioni. Infine, si assiste ad una generale diminuzione dell’attrattività dei corsi di laurea delle professioni sanitarie, e in particolare in infermieristica, con una contrazione del numero delle domande che lo scorso anno accademico si è determinata in maniera più accentuata negli Atenei del Veneto. “Viste queste criticità – precisa Lanzarin- ci stiamo attivando con azioni tese a prevenirle e superarle” per attenuare “gli effetti di questa crisi del personale sanitario e assistenziale, perseguendo politiche per rafforzare il Sistema sanitario regionale, rendendolo più resiliente alle crisi future”.

Giulia Bondolfi

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