La Pianura Padana spicca tra gli hotspot europei per le elevate concentrazioni di ozono a causa dei suoi precursori, in particolare degli inquinanti da traffico e dal metano, determinato della fortissima concentrazione di allevamenti.
In Lombardia, ad esempio, ben il 70% delle emissioni di metano deriva da fonte agricola. È l’allarme di Legambiente della Lombardia, in occasione del 7 settembre, Giornata mondiale per l’aria pulita delle Nazioni Unite. L’ozono è tra i principali ‘inquinanti climatici a vita breve’ (gli Slcp, Short lived climate polluters), cioè i gas climalteranti, diversi dall’anidride carbonica, che restano nell’atmosfera per periodi più brevi della CO2.
Nell’estate appena trascorsa, tutte le città lombarde, con l’eccezione di Sondrio, hanno avuto livelli di ozono ben superiori a quelli raccomandati per la salute umana, che indicano un valore obiettivo, calcolato come media sulle otto ore di massima insolazione, che non dovrebbe superare i 120 microgrammi per metro cubo, con una tolleranza di 25 giorni l’anno di superamento. A oggi, il numero di giorni di superamento nei capoluoghi lombardi è mediamente tra il doppio e il triplo del valore obiettivo, con la situazione peggiore a Bergamo e la migliore (o meno peggiore) a Pavia.
Solo a Sondrio i picchi pericolosi di inquinamento fotochimico sembrano sotto controllo. Le più colpite sono quelle pedemontane, dove le masse d’aria inquinata provenienti dalla pianura sono rallentate dalle catene montuose, come ostacolo. Così Bergamo, Brescia e Lecco sono tra le città che, in estate, soffrono gli effetti più nocivi dell’inquinamento da ozono. L’Onu ricorda che l’inquinamento da polveri sottili sia responsabile, a livello globale, di un terzo delle morti da infarto e malattie respiratorie croniche, con una stima di 6,5 milioni di morti precoci l’anno, tenendo conto anche degli effetti dell’inquinamento al chiuso. Gli Slcp sono un tema sempre più rilevante perché hanno impatti sulla salute, sia sul clima.
In Italia, l’inquinante più critico tra queste molecole è rappresentato senza dubbio dall’ozono, un agente tossico che si forma tipicamente nella stagione estiva, in quanto la reazione chimica che dà luogo alla sua formazione è catalizzata dalla luce solare: si parla infatti di smog fotochimico. A livello globale, le Nazioni Unite stimano che l’ozono sia la causa di almeno un milione di morti all’anno per patologie dell’apparato respiratorio. La lotta contro l’inquinamento da ozono richiede un’azione per la riduzione dei ‘precursori’, le molecole da traffico (Nox) o gli idrocarburi generati dall’impiego industriale o domestico di solventi.
Tra i precursori dell’ozono quello rilasciato in maggiori quantità è senza dubbio il metano, che è anche un potente gas serra, 80 volte più efficace della CO2 nel determinare riscaldamento atmosferico. A livello globale gli Stati, nel corso della Cop 26, hanno condiviso l’impegno per una riduzione rapida delle emissioni di questo gas che costituisce il secondo fattore di riscaldamento globale dopo la CO2. Se le emissioni degli altri precursori di ozono sono in calo, le emissioni di metano da fonte agricola sono in crescita: secondo l’inventario regionale Inemar, l’agricoltura lombarda emetteva 221.000 tonnellate di metano nel 2010, diventate 235.000 nel 2021. Nello stesso tempo, le emissioni complessive degli altri precursori dell’ozono si sono ridotte del 23%.
“L’inquinamento estivo da ozono è un problema fortemente sottovalutato- denuncia Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia-. Eppure, la Pianura Padana è l’area europea che maggiormente espone i suoi abitanti agli effetti tossici di questo gas estremamente nocivo”. Per Di Simine, “urge un impegno istituzionale, di cui fino ad ora non vediamo traccia, per la riduzione degli inquinanti che sono all’origine dell’accumulo atmosferico di ozono, ed in particolare del suo precursore più abbondante, il metano, che deriva dall’eccessiva concentrazione di allevamenti intensivi nella pianura lombarda”.