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LAVORO. INFORTUNI-MALATTIE-DECESSI, CONFRONTO ALL’AMERICANA TRA REGIONI NORD

Tra 2021 e 2023, secondo uno studio della Uil presentato oggi, il Veneto è l’unica Regione, assieme al Friuli Venezia Giulia, a registrare un calo degli infortuni sul lavoro: rispettivamente -1% e -2% contro il +4% medio nazionale.

In particolare, in Veneto, gli infortuni sono stati 70.528 nel 2021, 84.547 nel 2022 e 69.643 nel 2023. Crescono, invece, in Lombardia (+4%), Emilia- Romagna (+2%) e Piemonte (+2%). Lo scenario però cambia se si considerano non solo i numeri assoluti, ma i dati rispetto al numero di ore lavorate. Nel 2021 il numero di infortuni è del 2,018% (contro l’1,330 italiano), nel 2022 sale a 2,337% (contro l’1,590 italiano) e scende all’1,858% nel 2023 (rispetto all’1,293 italiano). E così, nel periodo 2021-2023, gli infortuni per ore lavorate in Veneto segnano un -8,58% contro il -2,82% italiano. E anche rispetto ai numeri assoluti, il calo è consistente: da -1% a -8,58%. Il Veneto è anche l’unica regione con un calo degli infortuni sul lavoro nel periodo 2021-2023. Tutte le altre hanno il segno ‘più’: Friuli-Venezia Giulia + 2,20%, Piemonte +5,58%, Emilia-Romagna +7,82%, Lombardia +9,61%.

Quanto poi alle malattie professionali, in Veneto ne sono state denunciate all’Inail 3.418 nel 2021, 3.915 nel 2022 e 4.633 nel 2023. Vuol dire che nel periodo 2021-2023 sono salite del 36%, rispetto al 32% italiano. Si tratta della regione in cui l’aumento è più consistente: seguono Lombardia (+34%), Friuli-Venezia Giulia (+22%), Emilia-Romagna (+17%) e Piemonte (+13%). Anche rispetto al numero di ore lavorate, il Veneto segna una crescita delle malattie professionali: 0,097% nel 2021, 0,108 nel 2022, 0,123 nel 2023. La crescita, però, tra 2021 e 2023 è del 12,46%, al di sotto della media italiana (14,68%). E nel confronto con le altre regioni, il Veneto è il territorio in cui aumentano di meno le malattie professionali in rapporto al numero di ore lavorate: il 12,46% è il dato più basso. Seguono Piemonte (+14,61%), Emilia- Romagna (+19,19%), Friuli-Venezia Giulia (+21,34) e Lombardia (+29,74%).

Capitolo morti bianche: il Veneto ne ha contate 119 nel 2021, 127 nel 2022 e 101 nel 2023. Tra il 2021 e il 2022 sono aumentati del 7%, tra il 2022 e il 2023 sono calati del 20%. Nel triennio 2021-2023 il calo è del 15%. In Italia il calo è quasi doppio: -27%. Il calo di decessi in Veneto tra il 2021 e il 2023 è inferiore rispetto alle altre regioni: -42% in Friuli-Venezia Giulia, -37% in Piemonte, -27% in Emilia-Romagna. Fa peggio solo la Lombardia, in cui il calo è del 13%. Anche rispetto al numero di ore lavorate, il Veneto non ottiene risultati importanti: il calo di decessi è del 20,84% (contro il 31,49% dell’Italia), ma è migliore rispetto al calcolo sui dati assoluti (-20,84 contro il 15%). A parte la Lombardia, tutte le altre regioni prese in esame fanno meglio: -39,87% in Friuli-Venezia Giulia, – 34,79% in Piemonte, -22,88 in Emilia-Romagna. La Lombardia si ferma a -6,92%. 

“I numeri sono drammaticamente alti. Ogni infortunio sul lavoro, ogni denuncia di malattia professionale, ogni decesso, sono un richiamo a fare di più perché questi dati diminuiscano”, dice Roberto Toigo, segretario della Uil del Veneto evidenziando come lo studio aiuti a sindacato, istituzioni, parti datoriali: “Scoprire per esempio che gli infortuni sul lavoro calano dell’8,5% invece che del 2,8 è un segnale. Così come lo è il fatto che la crescita delle malattie professionali è la più bassa tra le regioni prese in esame (e anche sotto la media italiana)”.

Il “tasto dolente è quello dei decessi sul lavoro”: il calo in Veneto “è ancora poco apprezzabile (-15%), quasi la metà del dato italiano. E anche rispetto alle ore lavorate, anche se il calo diventa più consistente (-20,84%), è molto più basso rispetto al dato italiano (-31,49%) e quasi la metà del calo in Friuli-Venezia Giulia (-39,87%)”, osserva Toigo. Per la Uil, comunque, in Veneto i protocolli Regione e Prefetture, per la formazione dei delegati, “stanno portando a dei risultati. Certo si può fare di più, potenziando queste attività, mettendo risorse nella prevenzione e implementando il personale preposto ai controlli. E soprattutto continuando con una campagna di sensibilizzazione, formazione e informazione su salute e sicurezza sul lavoro che parta addirittura dalle scuole. Questo tema- dice Toigo- deve fare parte del bagaglio civico di ogni cittadino, di ogni persona, di ogni gruppo sociale. Noi la chiamiamo cultura della vita, e supera addirittura il concetto di cultura della sicurezza: perché la sicurezza non deve essere considerato un costo, perché il profitto e la velocità non sono valori assoluti, perché quando non si è sicuri che tutto possa andare bene bisogna avere il coraggio di fermarsi”. 

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