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‘Frigida’, ‘nevrotica’, ‘lamentosa’, queste le parole che vengono spesso utilizzate per descrivere le donne che poi un giorno finalmente scoprono che quella sintomatologia invalidante legata al ciclo mestruale e che compromette la qualità della loro vita è una malattia: l’endometriosi.
Pregiudizi per giunta associati per molto tempo a una malattia negata e a pazienti che semplicemente non venivano credute. La giornata mondiale, che ricorre come ogni anno oggi 28 marzo, è anche un’occasione per abbattere i pregiudizi e informare, rendendo più consapevoli le donne, le madri, le sorelle ma anche i compagni e mariti che dietro il dolore e il malessere di una donna che soffre quando arriva il ciclo non c’è nulla di ‘normale’. Poichè spesso non si riescono ad interpretare adeguatamente i sintomi, il ritardo diagnostico si aggira intorno ai 7-12 anni.
La malattia richiede un approccio integrato e laddove necessario anche chirurgico. All’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona), il professor Marcello Ceccaroni, direttore del Dipartimento per la tutela della salute e della qualità di vita della donna, ha sviluppato un metodo chirurgico mini-invasivo (nerve- sparing) che si chiama Negrar Method.
Facciamo un passo indietro. “L’endometriosi- spiega il ginecologo- è un’infiammazione cronica benigna degli organi genitali femminili ed è causata dalla presenza, in questi organi, di cellule endometriali anomale che, in condizioni normali, si trovano solo all’interno dell’utero sfaldandosi con le mestruazioni. Nell’endometriosi, quindi, un tessuto simil-endometriale va a posizionarsi in sedi diverse da quella fisiologica e può attecchire negli organi vicini all’utero come le tube, le ovaie e può diffondersi anche all’intestino, alla vescica, agli ureteri. Mestruazioni molto dolorose, dolori nel periodo dell’ovulazione e durante i rapporti sessuali che si ripetono e aumentano nel tempo sono i principali sintomi a cui prestare attenzione. Altri sintomi meno comuni possono essere l’irritazione della vescica, dell’intestino e l’alterazione della digestione”
“Il dolore non è normale- ribadisce con forza Ceccaroni- soprattutto in caso di dolore connotato da caratteristiche precise quali: ciclico e a ridosso della ovulazione, della mestruazione e che si ripete tutti i mesi. Se è cronico e costante tra un ciclo e l’altro e se è ingravescente, cioè se nell’arco dei mesi o degli anni queste condizioni peggiorano, non c’è nulla di normale in tutto questo. Dal punto di vista culturale e sociale è bene comprenderlo. Il medico di medicina generale così come il pediatra sono la prima frontiera che si trova davanti la paziente (e prima ancora di essi, la famiglia, gli amici, il partner). Queste figure mediche sono le prime che dovrebbero essere in grado di interpretare quel corredo di sintomi, capire che qualcosa non va e inviare la donna a centri di riferimento per la patologia come il nostro Irccs”.
Molte le donne con endometriosi combattono con l’infertilità.
“L’endometriosi può avere conseguenze serie- sottolinea l’esperto- che riguardano il danno di organi come intestino, vescica e alcuni nervi, oltre a causare sterilità nel 30% dei casi”.
Ci sono però delle azioni da mettere in campo. “Abbiamo a disposizione delle terapie ormonali a basso dosaggio da prendere- precisa Ceccaroni- possibilmente in regime continuativo e associate ad integratori per ridurre l’ipersensibilità al dolore. E’ importante anche adottare stili di vita sani e attivi. L’attività fisica moderata, in particolare la camminata a ‘passo spedito’ anche per 20 minuti al giorno, riduce la sensibilità al dolore e l’infiammazione. La chirurgia è riservata a casi ben precisi che sono la minoranza.
Un’altra condizione, è legata al sospetto di una patologia oncologica in un contesto di endometriosi (evenienza che oscilla dallo 0,3 all’1 % dei casi)”.
“Ci sono dei casi, ben specifici- sottolinea Ceccaroni che ha inventato un metodo chirurgico innovativo- nei quali l’endometriosi è talmente avanzata da creare infiltrazioni molto importanti ai visceri attorno all’utero (intestino, vescica , ureteri…) che richiedono un approccio chirurgico. Però va detto che tale chirurgia è ‘aggressiva’ perché incide su degli organi molto importanti e su una serie di strutture nervose che regolano le funzioni della pelvi come lo svuotamento della vescica, la defecazione, la continenza intestinale ma anche l’eccitabilità sessuale. Per questo ho messo a punto, assieme alla mia equipe, una tecnica chirurgica ‘Nerve Sparing’ conosciuta dalla comunità scientifica con il nome di ‘Negrar Method’ che prende il nome dell’Istituto di cui faccio parte”.
“La particolarità del metodo è preservare il più possibile l’innervazione, spesso già compromessa dalla malattia, e che spesso con le ‘chirurgie tradizionali’ rischia di venire ulteriormente danneggiata. Tale tecnica ha portato alla riduzione delle disfunzioni post-operatorie dal 37% al 6% cambiando sicuramente la storia clinica di queste pazienti e migliorandone la qualità di vita”, ha concluso Ceccaroni.