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Dengue o malaria? Sono due le zanzare responsabili, e diversa la tipologia di contagio. Ma in un mondo che viaggia nessuno è immune. ‘In Italia la malaria non è presente e, dunque, possiamo stare tranquilli. In alcune zone del nostro Paese, in particolare nella zona del delta del Po, in Toscana e in Sicilia, sono state identificate zanzare del genere Anopheles ma non quelle capaci di trasmettere la malaria.

La zanzara che trasmette la malaria vive in acque molto pulite e in Italia, Paese molto inquinato, è praticamente impossibile che trovi il suo habitat: sicuramente non prolifera nei tombini delle città. E non vi è allarme anche sul fronte della dengue, anche perché possiamo contare sul vaccino’. Lo spiega all’agenzia Dire la professoressa Susanna Esposito, ordinaria di pediatria all’Università di Parma, responsabile del Tavolo tecnico Malattie Infettive e Vaccinazioni della Società Italiana di Pediatria (Sip) e presidente della Sipps Emilia-Romagna e della World Association for Infectious Diseases and Immunological Disorders (WAidid).

‘Come sottolineato alcuni giorni fa dal direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, Francesco Vaia- prosegue l’esperta riferendosi al dengue- dobbiamo comunque tenere alta l’attenzione sull’eventuale arrivo di questi vettori provenienti da altri Paesi in cui è frequente e continuo il rischio di contrarre la malattia e che possono essere importati anche con merci trasportate da noi. È inoltre necessario mantenere alto il livello di sorveglianza ed effettuare tutte le operazioni di bonifica necessarie laddove si riscontrino focolai di infezioni trasmesse da vettori, come quelle realizzate con i droni lo scorso anno in Emilia-Romagna, quando la regione fu colpita dall’alluvione. La situazione è, comunque, sotto controllo’.

‘È chiaro, però- precisa- che il cambiamento climatico impatta in maniera consistente sulla trasmissione di queste malattie, soprattutto con l’aumento delle temperature. Allo stesso tempo è indubbio che malaria e dengue, ma anche zika e chikungunya, rappresentino un grave rischio per la salute globale e si prevede che si espanderanno notevolmente nel prossimo futuro se non saranno sviluppate misure di contenimento adeguate’.

LE DUE ZANZARE

‘La malaria- evidenzia Susanna Esposito- è una malattia infettiva causata da parassiti del genere Plasmodium. Il contagio avviene proprio attraverso la puntura di una zanzara femmina del genere Anopheles. Se la zanzara punge una persona già infetta con assunzione del sangue, preleva i microscopici Plasmodi, il parassita migra nella saliva dell’insetto e, dopo circa una settimana, i Plasmodi sono maturi e pronti per essere trasmessi a un soggetto sano del cui sangue la zanzara andrà a cibarsi. La malaria, oltre che dalla puntura di zanzara, può essere trasmessa o attraverso siringhe infette o trasfusioni sempre di sangue infetto. Non viene invece trasmessa sessualmente, né da persona a persona attraverso contatti di vario genere. È diffusa nelle zone calde e tropicali del mondo e, più raramente, la sua presenza si può registrare nelle zone a clima temperato’.

Nei Paesi occidentali, però, la malattia è praticamente assente. ‘Nelle zone in cui è endemica- afferma Susanna Esposito- la malaria rappresenta una delle principali cause di morte e viaggiare in aree tropicali e in via di sviluppo comporta un concreto rischio di contagio attraverso la puntura di una zanzara, a meno che non si faccia la profilassi’.

SINTOMI MALARIA

Le specie più frequenti di parassiti che provocano la malaria negli uomini sono Plasmodium falciparum, Plasmodium vivax, Plasmodium ovale e Plasmodium malariae.
‘Possono causare quattro forme diverse di malattia- rende noto- e la più pericolosa è quella diffusa nell’Africa subsahariana, causata dal Plasmodium falciparum. I sintomi della malaria includono brividi scuotenti, sintomi influenzali, febbre spesso molto elevata, vomito, diarrea e ittero, ovvero il colorito giallastro della cute e delle sclere. Nelle forme più gravi può causare una forte anemia e può arrivare a ostruire i capillari del cervello, la malaria cerebrale, o di altri organi vitali, come reni, milza, fegato’.
La professoressa Esposito informa poi che ‘oltre alle misure di protezione personale contro le punture di zanzara, quali zanzariere alle finestre e da letto impregnate con insetticida, uso di repellenti su cute e abiti, la chemioprofilassi è indicata per i viaggiatori diretti in aree endemiche. Non esiste un unico schema profilattico applicabile ovunque: pertanto la profilassi idonea per chi si reca in zona di endemia va studiata caso per caso. La scelta dei farmaci dipende principalmente dal Paese visitato, dalla tipologia di viaggio e dal tempo di permanenza.

Inoltre, nelle aree endemiche dopo il tramonto è raccomandato indossare abiti con le maniche lunghe e pantaloni lunghi evitando colori scuri, che sembrano attirare le zanzare’.

ITALIA E MALARIA

L’Italia, come detto, non è interessata dalla presenza della malaria. ‘Sono passati 51 anni- ricorda Esposito- da quando, il 17 novembre del 1970, l’Organizzazione mondiale della sanità-Oms dichiarò l’Italia ufficialmente libera dalla malaria’.


SINTOMI DEL DENGUE

L’esperta accende poi i riflettori sulla dengue, che ‘è caratterizzata da febbre ed è tipica durante e dopo la stagione delle piogge nelle zone tropicali e subtropicali di Africa, Sudest asiatico e Cina, India, Medioriente, America latina e centrale, Australia e diverse zone del Pacifico. Negli ultimi decenni, a causa dei cambiamenti climatici, la dengue si è diffusa in molti Paesi europei’.
‘Il problema- sottolinea la professoressa- è che la dengue viene trasmessa da un agente infettivo diverso, ovvero le zanzare del genere Aedes. Il vettore principale è la zanzara Aedes aegypti, anche se si sono registrati numerosi casi trasmessi da Aedes albopictus, conosciuta come zanzara tigre. La zanzara tigre è autoctona anche nel nostro Paese e dalla sorveglianza dell’Istituto superiore di sanità sulle arbovirosi emerge come nel corso del 2023 in Italia siano stati riportati 362 casi di dengue, di cui 82 autoctoni’.

Susanna Esposito fa poi chiarezza. ‘Tra la dengue e la malaria, la più pericolosa è quest’ultima, non c’è ombra di dubbio. La letalità della malaria, se non viene curata o diagnosticata, è estremamente elevata. Solitamente la dengue non è fatale. In genere il paziente ha una febbre alta accompagnata da mal di testa acuti, dolori attorno e dietro agli occhi, forti dolori muscolari e alle articolazioni, nausea e vomito, un’eruzione cutanea che può apparire sulla maggior parte del corpo dopo 3-4 giorni dall’insorgenza della febbre. I sintomi tipici sono spesso assenti nei bambini’.

‘Non esiste un trattamento specifico per la dengue- aggiunge- e nella maggior parte dei casi le persone guariscono completamente in due settimane. Le cure di supporto alla guarigione consistono in riposo assoluto, uso di farmaci per abbassare la febbre e somministrazione di liquidi al malato per combattere la disidratazione. In qualche caso, la stanchezza può persistere per alcune settimane. Le seconde infezioni da virus della dengue sono abitualmente più gravi e possono causare manifestazioni emorragiche’.

Naturalmente va fatta una pronta diagnosi. ‘Una diagnosi- dichiara la responsabile del Tavolo tecnico Malattie Infettive e Vaccinazioni della Società Italiana di Pediatria (Sip) e presidente della Sipps Emilia-Romagna e della World Association for Infectious Diseases and Immunological Disorders (WAidid)- che per quanto riguarda la malaria si basa sulla clinica e sulla diagnosi microscopica eseguita su striscio di sangue e goccia spessa, con eventuale supporto di test rapidi immuno-cromatografici e metodiche molecolari. La diagnosi di dengue è normalmente effettuata in base ai sintomi, ma può essere più confermata con la ricerca del virus o di anticorpi specifici in campioni di sangue.

A fronte di un paziente che presenta febbre alta con brividi scotenti bisogna sempre informarsi su un suo eventuale viaggio in aree endemiche per malattie tropicali e arbovirosi. Se non c’è stato alcun viaggio e se i sintomi sono suggestivi per una dengue, è necessario comunque ricercare il virus e/o gli anticorpi specifici. Si tratta di un’informazione importante perché se una persona ha avuto la dengue, in realtà può essere soggetta una seconda volta a manifestazioni cliniche decisamente più gravi’.

VACCINO

Il vaccino per la malaria è ancora in fase di studio ma, come detto, esiste una profilassi, che viene effettuata grazie alla somministrazione di farmaci differenti a seconda della destinazione. ‘In genere- dice ancora- l’associazione atovaquone/proguanil è quella oggi più utilizzata per i viaggi turistici. Il farmaco è raccomandato per viaggi fino a due settimane. Si prende il giorno prima di partire e tutti i giorni mentre si è in loco e si prosegue poi per una settimana, tutti i giorni, dopo il viaggio. Esiste anche la formulazione pediatrica e anche in questo caso la terapia è ben tollerata. Una alternativa spesso utilizzata è la meflochina, che ha un costo decisamente inferiore rispetto ad atovaquone/proguanil e che richiede la somministrazione una volta alla settimana e per quattro settimanale al rientro: può, però, causare maggiori effetti collaterali, tra cui disturbi del sonno, cefalea e vertigini’.
‘Non esiste un farmaco antimalarico che possa dare la certezza assoluta di non venire contagiati- precisa- ma un’assunzione regolare permette nella peggiore delle ipotesi di prevenire gravi complicazioni. Alla luce di questa considerazione, oltre ad usare i farmaci, occorre sempre prendere misure precauzionali personali anti-zanzare’.

Per quanto riguarda la dengue è da poco arrivato il semaforo verde all’uso del vaccino. ‘Esiste un vaccino disponibile in Italia e approvato dall’Aifa e che ha un’efficacia dell’80% a 12 mesi dalla seconda dose. Attualmente il vaccino è raccomandato solo per persone residenti in aree endemiche e che abbiano avuto una precedente infezione da dengue, confermata attraverso dei test di laboratorio. Per quanto ci siano dei casi autoctoni nel nostro Paese, la sua somministrazione in Italia non è attualmente ritenuta necessaria. Per ridurre il rischio di epidemie di dengue, il mezzo più efficace è la lotta sistematica e continuativa alla zanzara che funge da vettore della malattia. Ciò significa eliminare tutti i ristagni d’acqua in prossimità delle zone abitate, ed effettuare vere e proprie campagne di disinfestazione che riducano la popolazione di Aedes’.

‘Bisogna ricordare- conclude l’ordinaria di pediatria all’Università di Parma- che il clima sta cambiando diventando sempre più caldo e l’ambiente cittadino è perfetto per la zanzara tigre. Non esiste un sistema unico per combattere questi insetti, ma il metodo da usare è quello che punta alla disinfestazione contro le larve. Non dimentichiamo che la zanzara è ‘democratica’: punge tutti’.

Giulia Bondolfi

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