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VACCINI. INFETTIVOLOGO, E' FALSO CHE INDEBOLISCANO I BAMBINI

"Sono false credenze, miti attaccati alla somministrazione dei vaccini che è difficile smantellare". Così Nicola Principi, pediatra infettivologo, professore ordinario emerito di Pediatria presso l' Università degli studi di Milano, fuga ogni dubbio in merito al fatto che i vaccini possano indebolire il corpo di un bambino piccolo. Al contrario "il vero rischio- dice- è quello che un bambino molto piccolo non risponda al vaccino, non sia protetto". 

L'esempio classico è quello del siero antinfluenzale. "Sotto i 6 mesi di vita l'influenza potrebbe essere una malattia seria- spiega Principi- ma il vaccino è autorizzato a partire dai 6 mesi proprio perché prima sarebbe inutile farlo. Il sistema immunitario di bambini così piccoli, infatti, è ancora non completamente sviluppato e per qualsiasi antigene gli venga somministrato il rischio è che non risponda e non sia protetto". Dunque "non è vero che con i bambini ci sia un maggior rischio di effetti indesiderati, non è vero che ci siano problemi particolari, il problema vero- ribadisce l'infettivologo- è l'eventuale poca risposta". Per quanto riguarda il vaccino anti Covid-19 per i bambini a partire dai 5 anni di età il medico commenta i dati di Pfizer come "molto interessanti". 

I risultati delle sperimentazioni dimostrano che "usando nei bambini un terzo della dose utilizzata per gli adulti, si evoca una risposta immunitaria che è del tutto sovrapponibile- dice Principi- quindi una più bassa dose comporta un più basso rischio di eventi avversi a priori perché c'è sempre un rapporto dose dipendente nell'insorgenza di effetti indesiderati".  Nel caso specifico del vaccino Pfizer l'infettivologo spiega che "la risposta immunitaria nei bambini è sovrapponibile a quella degli adulti e quindi è probabile che anche la copertura protettiva sia assolutamente uguale. Il rischio di eventi avversi- rassicura- è praticamente trascurabile". Inoltre l'infettivologo spiega che è importante vaccinare i bambini "sia per proteggerli dal virus, sia per evitare che restino scoperti e creino una sacca di soggetti suscettibili al virus che ne manterrebbe la circolazione a tutto rischio, ad esempio, degli anziani con fragilità per malattie sottostanti che malgrado facciano i richiami restano comunque una categoria per la quale il rischio di infezione è di una certa entità". Dunque "se si avesse la fortuna di vaccinare tutte le persone che hanno più di 12 anni, il gruppo di bambini sotto questa età, se non vaccinato, diventerebbe la causa della persistenza della circolazione del virus", ribadisce Principi. 

I bambini sono meno a rischio di contrarre il Covid in forma grave ma se dovessero ammalarsi c'è il rischio che questo virus possa in futuro slatentizzare altre malattie, come fa ad esempio la mononucleosi? "No, la mononucleosi è legata a un virus che fa parte di un gruppo di virus che tendono a permanere nell'organismo. I coronavirus non permangono nell'organismo, finita la loro azione, spariscono", rassicura l'infettivologo. 

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