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Seconda dose vaccino Pfizer a 21 o 42 giorni, scelta politica o scientifica?

Pfizer, 21 giorni o 42 per effettuare la seconda dose del vaccino? Ecco le ultime news e cosa dicono gli esperti, ma anche l'azienda, sullo slittamento del richiamo con l'intervallo di 6 settimane tra le somministrazioni, tema che tiene banco ormai da giorni nell'Italia impegnata nella campagna vaccinale anti Covid.

Il professor Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, è chiaro sulla strategia che prevede una distanza di 42 giorni tra le due dosi del farmaco: "Da medico rispondo in maniera molto chiara: l'intervallo tra la prima e la seconda somministrazione" di vaccino anti-Covid a mRna "prolungato alla sesta settimana, quindi ai 42 giorni, non inficia minimamente l'efficacia dell'immunizzazione e ci permette di riuscire a somministrare molte più dosi di vaccino", dice Locatelli ad Agorà.

"Capisco che chi lavora nell'industria abbia atteggiamenti molto protettivi rispetto agli studi condotti e questi studi riguardavano principalmente un intervallo di 21 giorni" fra le due dosi, "ma studi della vita reale che si sono andati ad accumulare hanno esattamente indicato quel che dicevo prima e affermazioni come quelle che abbiamo sentito ieri" da Pfizer "rischiano solo di creare sconcerto e credo che sarebbero auspicabilmente evitabili", aggiunge.

"E’ vero che hanno fatto il vaccino ma è anche vero che è stato certificato dagli enti regolatori. E’ una scelta che ci aiuta nel piano vaccinale ma fatta su valutazioni scientifiche", ha poi spiegato a Sky TG24, Andrea Costa, sottosegretario alla Salute, ospite di ‘Buongiorno’. "Siamo difronte non ad una scelta politica ma ad una scelta che la politica fa sulla base di valutazioni medico-scientifiche. Quelle di Pfizer sono parole che non aiutano a fare chiarezza perché se continuiamo dare messaggi non univoci e chiari, rischiamo di ingenerare un sentimento di confusione nei cittadini. La scelta di posticipare a 42 giorni la seconda dose è stata fatta sulla base di pareri del Cts che a sua volta si è rifatto ai pareri dell’Ema. Continuiamo su questa scelta perché supportata da pareri scientifici e dall’Ema".

"La raccomandazione inclusa nelle informazioni di prodotto" per il vaccino di Pfizer/BioNTech "parla di un intervallo di 3 settimane. Comunque è importante evidenziare qui che nei trial clinici era consentito somministrare la seconda dose anche in una finestra fino a 42 giorni. Il che significa che in alcune situazioni la seconda dose è stata data più tardi di tre settimane e certamente è consentito un intervallo di 42 giorni", ha detto Marco Cavaleri, responsabile Vaccini e Prodotti terapeutici per Covid-19 dell'Agenzia europea del farmaco Ema. "Possiamo considerare che dare una seconda dose in un intervallo prolungato fino a 42 giorni non sarebbe una deviazione dalle raccomandazioni" sull'utilizzo di questo vaccino "e non potrebbe essere considerato come un uso del vaccino 'off label'. Al contrario, "superare questo intervallo sarebbe una deviazione ma tenersi dentro questo arco temporale" dei 42 giorni di distanza fra una dose e l'altra "non dovrebbe essere un grosso problema", ha quindi aggiunto.

"Sono in corso di valutazione" i dati dei trial clinici sul vaccino Pfizer nella fascia d'età degli adolescenti "nell'intenzione di approvare un'estensione d'uso anche per questa popolazione. Puntiamo ad accelerare questa procedura per poter arrivare a un'opinione alla fine di questo mese", ha fatto sapere ancora Cavaleri.

"Stiamo lavorando parallelamente anche allo scopo di aumentare la capacità produttiva e per aiutare i produttori a portare maggiori forniture di vaccini anti-Covid, di cui c'è un enorme bisogno non solo in Ue ma anche in altre parti del mondo. E in questo senso stiamo cercando di velocizzare procedure che potrebbero consentire l'approvazione di altri siti produttivi", ha spiegato poi, affermando poi: "Monitoriamo costantemente le performance dei vaccini anti-Covid nella fase post autorizzazione e stiamo seguendo da vicino" la questione delle "trombosi rare segnalate dopo la vaccinazione con AstraZeneca e J&J per capire meglio qual è il meccanismo dietro questi eventi avversi" guardando a chi ne viene colpito.

Inoltre "stiamo proattivamente parlando con i produttori di vaccini anti-Covid per assicurarci di essere preparati nel caso ci fosse bisogno di un aggiornamento della composizione" di questi prodotti "qualora dovessero emergere varianti in grado di sfuggire all'immunità" indotta dai vaccini attuali. "Non sembra esserci questa circostanza al momento, ma dobbiamo essere pronti ed è per questo che è importante portare avanti questo lavoro".

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