EUTANASIA. PAOLA, 89 ANNI, DA BOLOGNA IN SVIZZERA PER MORIRE
Ha ottenuto in Svizzera ciò a cui avrebbe voluto poter accedere nella sua casa a Bologna: l'aiuto medico a terminare una sofferenza ormai divenuta insopportabile a causa di una malattia irreversibile, il morbo di Parkinson, che le impediva quasi completamente di muoversi e anche di parlare.
Paola R., di 89 anni, dopo aver contattato Marco Cappato tramite il numero bianco dell'Associazione Luca Coscioni, lunedì è stata accompagnata in Svizzera, con un'azione di disobbedienza civile, da Felicetta Maltese, 71 anni, attivista della campagna Eutanasia legale, e Virginia Fiume, 39 anni, co-presidente del movimento paneuropeo di cittadini EUmans, entrambe iscritte all'organizzazione Soccorso Civile. Dopo le visite di verifica delle sue condizioni, durante le quali ha confermato la sua volontà, Paola si è autosomministrata la dose di farmaco eutanasico.
"Un graduale e lento decorso verso la totale immobilità- le motivazioni della signora Paola- ora sono vigile in un corpo diventato gabbia senza spazio né speranza. Anzi stringe, ora dopo ora, inesorabile la morsa. La diagnosi è un parkinsonismo irreversibile e feroce, taupatia, arrivata oggi ad uno stadio che non mi consente più di vivere. Non sono autonoma in nulla, tranne che nel pensiero". Domattina, appena rientrate in Italia, Maltese e Fiume si recheranno alla caserma dei Carabinieri di via Vascelli a Bologna alle 11.45, accompagnate dall'avvocato Filomena Gallo, segretario dell'associazione Luca Coscioni. Anche Marco Cappato, che non ha direttamente accompagnato la signora Paola, si autodenuncerá in veste di legale rappresentante dell'associazione Soccorso civile che ha organizzato e finanziato il viaggio verso la Svizzera.
"Ogni minuto passato con la signora Paola è stato un inno alla vita e alla libertà, del corpo e della mente. Accompagnarla in questo viaggio e scegliere di autodenunciarci significa mettere a disposizione la nostra energia e il nostro corpo e la nostra libertà per aiutare persone che non possono farlo da sole e proteggere un diritto umano fondamentale ma soprattutto per essere strumento e parte di una lotta più grande", hanno dichiarato Virginia Fiume e Felicetta Maltese.
"Paola è stata costretta a ricorrere al suicidio assistito all'estero perché, non essendo ancora nella condizione di dipendere da sostegni vitali da poter rifiutare o sospendere, non poteva accedere a questa pratica in Italia. Una discriminazione tra malati scaturita dalla decisione con cui la Corte costituzionale nel 2019 ha depenalizzato l'aiuto al suicidio solo per malati in determinate condizioni", ha concluso Filomena Gallo.