Covid, in lockdown piu' ricerche web su disturbi alimentari

Nei mesi di lockdown i disturbi del comportamento alimentare sono comparsi anche nelle ricerche online di tanti adolescenti italiani: se nel 2019, infatti, la ricerca di questa definizione aveva avuto un andamento intermittente, con un picco a ridosso della stagione estiva; nel 2020, è stata costante. Sempre nel periodo del lockdown, ha fatto il suo ingresso tra i temi più cercati in rete anche il 'body shaming', con un picco consistente nel marzo 2020.
A illustrare questi dati è Giuseppina Rosaria Umano, pediatra presso il Dipartimento della donna, del bambino, di chirurgia generale e specialistica dell'Università degli studi della Campania 'Luigi Vanvitelli', recentemente intervenuta al XXXIII congresso nazionale della Società italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps). Le caratteristiche specifiche della vita durante il lockdown, come alterazione delle routine quotidiana, aumentata esposizione ai social media sia con ripercussioni sulla sedentarietà che con un'aumentata attenzione all'immagine corporea, riduzione delle attività all'aperto, isolamento sociale, difficoltà economiche, "sono tutti elementi che possono costituire il nucleo sia dell'anoressia che dell'obesità, che sono due facce della stessa medaglia", spiega l'esperta. "Considerando gli accessi al Servizio sanitario nazionale per restrizioni alimentari o per disturbi del comportamento alimentare- aggiunge Umano- si è visto che nei primi sei mesi del 2020 c'è stato un aumento del 41% degli accessi di pazienti adulti rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
I pazienti con anoressia nervosa acceduti ai pronto soccorso nel 2020 sono risultati più magri e più instabili a livello medico, tanto da aver bisogno di ricovero entro le quattro settimane successive all'accesso in Pronto soccorso. In questo gruppo di pazienti- inoltre- che hanno riportato il Covid come causa scatenante del disturbo alimentare, è emerso un forte aumento dell'iperesercizio, probabilmente a compensazione dell'impossibilità di ricorrere a pratiche come il vomito o l'uso di lassativi. Inoltre, rispetto al punto di vista dei genitori, l'iperesercizio potrebbe essere stato scambiato come un'attenzione alla salute, considerato anche che durante il lockdown i medici hanno insistito molto sulla necessità di muoversi e non aumentare la sedentarietà". Passando all'altra faccia della medaglia, l'obesità, "da una ricerca condotta nel nostro Paese su circa 400 famiglie- illustra la pediatra- è emerso che il 67% degli adolescenti e il 55% dei bambini ha mostrato un aumento ponderale di almeno 3 chili nei primi sei mesi del 2020, dovuto a un cambiamento delle abitudini alimentari, con consumo di più pasta-pizza-prodotti da forno per i più piccoli e più carne rossa per i più grandi".
Anche presso l'Università Luigi Vanvitelli è stato condotto uno studio longitudinale dedicato al rapporto emotivo dei bambini in età scolare con il cibo: "Su 100 partecipanti alla survey, in media è aumentato significativamente l'interesse per il cibo e l'iperalimentazione emotiva mentre si riduce il senso di sazietà. Non sono state registrate invece differenze nella lentezza del mangiare, nella selettività alimentare e nel piacere del mangiare. Tutte caratteristiche che- conclude Umano- rimandano a un fenotipo cosiddetto 'obesogeno'".