Coronavirus, vizio del fumo nei giovani mette a rischio di malattia grave. Ricerca sul 'Journal of Adolescent Health'

Se fumatore, un giovane su 3 se può ammalarsi di Covid-19 in forma grave. E' quanto suggerisce uno studio dell'University of California di San Francisco (Ucsf), nel quale gli autori hanno esaminato un campione rappresentativo a livello nazionale USA di circa 8.400 ragazzi e ragazze dai 18 ai 25 anni d'età.
Il lavoro, pubblicato sul 'Journal of Adolescent Health', afferma che la vulnerabilità medica era del 32% per l'intero campione e metà (16%) per il campione non fumatori. I modelli e il significato di alcune differenze del sottogruppo differivano tra il campione completo e quello non fumatori. La vulnerabilità maschile era più alta (33%) rispetto alla donna (30%) nel campione completo, ma inferiore nei non fumatori: maschio (14%) contro femmina (19%).
In particolare, la minore vulnerabilità medica dei giovani adulti all'interno dei non fumatori rispetto all'intero campione sottolinea l'importanza della prevenzione e della mitigazione del fumo.
Il nuovo studio è stato condotto per approfondire una dinamica dell'epidemia in corso negli Usa. Il numero di giovani infettati dal coronavirus Sars-CoV-2 è infatti in aumento in tutta la nazione, spiegano gli autori del lavoro, ricercatori del Benioff Children's Hospitals (Ucsf). Essere giovani potrebbe non proteggere totalmente da una forma grave di malattia, se ci sono comportamenti a rischio o fattori di rischio.
I pazienti over 65 hanno una probabilità di essere ricoverati in ospedale significativamente più alta rispetto ai giovani. Dati dei Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc), evidenziano - confrontando la settimana del 21-27 giugno con quella del 12-18 aprile - un aumento del 299% dei ricoveri per i giovani adulti, rispetto a un aumento del 139% dei ricoveri per gli anziani. Il team guidato dalla prima autrice Sally Adams, ha determinato la vulnerabilità dei ragazzi facendo riferimento a indicatori identificati dai Cdc: condizioni cardiache, diabete, asma, patologie autoimmuni come lupus o artrite reumatoide, condizioni epatiche, obesità e fumo nei 30 giorni precedenti. Fra le altre cose è emerso che l'impatto del fumo ha superato altri rischi meno comuni.
Lo studio: https://www.jahonline.org/article/S1054-139X(20)30338-4/fulltext