CORONAVIRUS, DONNE E GIOVANI PIU' ESPOSTI A DISTURBO DA STRESS POST TRAUMATICO

Una pandemia e' un evento traumatico? Ai tempi del Covid-19 in Italia "un terzo delle persone sembra aver manifestato sintomi di stress peritraumatico: lieve, moderato e grave".
Le italiane risultano avere "punteggi piu' elevati dei maschi, e le persone anziane risultano piu' resilienti di quelle giovani". E ancora, "avere un'eta' tra i 51 e i 71 anni, essere stati in quarantena e avere ricevuto un supporto psicologico", sono variabili che risultano associate a piu' "bassi punteggi di stress".
Questi i risultati iniziali della 'Validazione italiana del Covid-19 Peritraumatic Distress Index e dati preliminari in un campione di popolazione generale', il nuovo studio targato Ospedale Sant'Andrea - Sapienza di Roma, a firma Anna Costantini, direttrice dell'Unita' operativa dipartimentale di Psiconcologia, e Eva Mazzotti, del dipartimento di Clinica e Medicina molecolare. Per la pandemia da Covid-19, infatti, "l'Italia, come altri Paesi, non era preparata all'impatto verificatosi. Studi su precedenti pandemie, pero', avevano mostrato come gli effetti psicologici sulla popolazione generale fossero ampi e di lunga durata, con sequele che si manifestavano anche a distanza di tempo", commenta Costantini.
Per questa ragione, le ricercatrici hanno voluto validare e testare su un campione di popolazione generale italiana, uno strumento sviluppato presso l'Universita' di Shangai e utilizzato sulla popolazione cinese per misurare il distress peritraumatico. Lo studio sperimentale ha cercato poi "di evidenziare comportamenti, emozioni, pensieri e sintomi, associati allo stress nella fase di forte diffusione epidemica", continua la direttrice dell'Unita' dipartimentale di Psiconcologia dell'Ospedale Sant'Andrea di Roma. Il distress peritraumatico, infatti, "e' un importante predittore di disturbi correlati ad eventi traumatici e stressanti, anche a distanza di mesi dal termine dell'evento- scrivono le studiose- Erano disponibili diversi questionari per misurare il disturbo post traumatico o il distress peritraumatico, ma non ce ne era uno specifico per il Covid-19".
Cosi', la ricerca, somministrata a 329 persone, si e' posta anche l'obiettivo della "validazione della versione italiana del CPDI (Covid-19 Peritraumatic Distress Index)". L'indice si e' rivelato "uno strumento di rapida somministrazione in grado di rilevare la sofferenza emozionale in fase di pandemia". Per quanto riguarda i risultati, il campione italiano riporta valori simili di distress al campione cinese ed emerge, inoltre, che "punteggi piu' elevati sono riportati da soggetti giovani (18-50), che si dichiarano persone religiose, che fanno uso di psicofarmaci, di rimedi per dormire e che hanno avuto paura di morire in caso avessero contratto l'infezione". Le ricercatrici nell'articolo discutono le possibili motivazioni di tali evidenze, e da queste concludono che, oltre ai risultati gia' sottolineati, "il CPDI e' uno strumento di screening rapido e attendibile per la rilevazione della sofferenza correlata a pandemia, e che i sintomi di distress, che coinvolgono un terzo del campione della popolazione generale indagata, potrebbero costituire fattore di rischio per la salute mentale futura".
E ancora, dai risultati si evince che esistono "categorie piu' esposte alla sofferenza emozionale e che il supporto psicologico si e' rilevato un possibile fattore di protezione. Se ulteriori studi, su un campione piu' ampio e rappresentativo, confermassero l'associazione tra supporto psicologico e minore presenza di distress peritraumatico- concludono le studiose- le istituzioni responsabili della salute mentale dei cittadini dovrebbero mettere a disposizione maggiori risorse di aiuto psicologico alla popolazione nazionale, nelle fasi acute e successive l'evento pandemico in modo da favorire una piu' ampia 'resilienza' di comunita', in caso evenienze come questa dovessero ripetersi".